Ellis Island: “la porta degli Stati Uniti” tra storia e informazioni utili per la visita

Ellis Island: la sua storia e come visitare il Museo dell’Immigrazione. Tutte le informazioni utili e il link per consultare online i registri.
Ho raggiunto Ellis Island da Liberty Island, l’isola che ospita la Statua della Libertà. La traversata dura forse una decina di minuti, un tempo troppo breve per provare anche solo a immaginare ciò che devono aver provato i milioni di immigrati provenienti da tutta Europa che alla fine dell’Ottocento hanno messo piede sull’isola per la prima volta.
Dopo avervene parlato nel post dedicato a cosa vedere a New York, ora vi racconto la sua storia e vi porto a scoprirla.
Leggi anche: Curiosità su New York: 10 cose che forse non sapevate
La storia di Ellis Island in pillole
Ellis Island (battezzata Kioshk, “isola dei gabbiani”, dalla tribù Mohegan e poi Little Oyster Island, “Piccola isola delle ostriche”, dai colonizzatori europei) è un isolotto alla foce dell’Hudson, il fiume che costeggia Manhattan sulla sua riva occidentale. Usata come luogo di esecuzione dei pirati per gran parte del Settecento, fu acquistata dal commerciante gallese Samuel Ellis nel 1774, al quale è ancora oggi dedicata.
Dopo la sua morte, parte del terreno passò nella mani della Città di New York, che nel 1794 lo trasformò in arsenale militare e lo rese parte di un più complesso sistema di fortificazioni che si estendeva anche su Governors Island e nell’attuale Battery Park, dove sorse Castle Clinton. Nel 1808, quando gli eredi di Ellis decisero di vendere i propri terreni, tutta l’isola divenne proprietà governativa e fu eretto un nuovo forte, noto come Fort Gibson, in onore del colonnello James Gibson.

Con la fine dei conflitti contro la Gran Bretagna e la Francia e dopo il termine della Guerra Civile (1861-1865), Fort Gibson si trasformò lentamente in un magazzino sempre più abbandonato a se stesso. Tutto, però, cambiò negli anni Novanta dell’Ottocento, quando il vicino Castle Clinton, usato come centro di immigrazione fin dal 1855, non fu più ritenuto adatto e il compito passò così a Ellis Island, trasformata nella nuova “porta degli Stati Uniti”.
Gran parte dei magazzini militari fu svuotata e distrutta, l’isola fu ampliata e sul sito fu costruita una nuova serie di edifici, tra i quali un ospedale, una prigione e una lavanderia. Il nuovo centro aprì le sue porte il 1 gennaio 1892, registrando poche ore dopo la sua prima immigrata: la diciassettenne irlandese Annie Moore; in quello stesso giorno entrarono quasi 700 persone e a fine anno il conteggio aveva superato quota 400mila.

Per il gran numero di immigrati, negli anni successivi il centro fu ulteriormente ampliato, ma nel 1897 le strutture, costruite in legno, furono colpite da un incendio che distrusse molti dei documenti risalenti al 1855. Pochi giorni dopo, il governo approvò la costruzione di un nuovo centro a prova di incendio, riaperto il 17 dicembre 1900.
Anche questo secondo centro, però, non riuscì a contenere l’ondata migratoria e fu ampliato nel primo decennio del Novecento. È in questo periodo che l’isola stessa fu ingrandita artificialmente ottenendo la sua iconica forma a “E”.

Il centro fu chiuso temporaneamente durante la Prima Guerra Mondiale e trasformato in prigione prima e in punto di primo soccorso per i soldati americani poi. Riaperta nel 1920, Ellis Island iniziò ad accogliere un numero sempre più basso di immigrati a causa dell’Immigration Act del 1924, che inasprì le regole per l’entrata negli Stati Uniti, e della conseguente riduzione dell’ondata migratoria dall’Europa; a ridurre ulteriormente gli ingressi pensò la crisi del 1929.
Tutto questo portò a un progressivo declino degli edifici, che durante la Seconda Guerra Mondiale furono nuovamente adibiti a magazzini militari. Il centro di immigrazione chiuse ufficialmente le sue porte il 12 novembre 1954.

Da centro immigrazione a museo
Dopo anni di abbandono e numerosi tentativi (falliti) di trasformarla in una stazione balneare o in un centro di cura, nel giugno del 1964 il National Park Service propose di rendere Ellis Island monumento nazionale. Il progetto fu approvato e nel 1965 il presidente Lyndon B. Johnson firmò le carte per la riqualificazione della zona.
Nel maggio del 1976, l’isola aprì ai visitatori (anche se solo parzialmente), ma bisogna aspettare il 1982 e la creazione della Statue of Liberty–Ellis Island Centennial Commission per una completa trasformazione. L’edificio principale, riportato allo splendore di un tempo fu inaugurato il 10 settembre 1990, mentre l’American Family Immigration History Center aprì solamente nell’aprile del 2001.
Proprio per la sua rilevanza storica, l’isola è comparsa anche in molti film ambientati a New York, come C’era una volta a New York e Nuovomondo.

Il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island
Visitare Ellis Island da turisti è strano. Scattare fotografie, camminare liberamente da una sala all’altra risulta spontaneo, certo, ma, se ci si ferma anche solo un secondo a pensare al passato, si ha come la sensazione di entrare in una cristalleria dove tutto è in bilico, dove bisogna fare attenzione.
Il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island è uno dei più belli che abbia mai visto, sia per come è stato creato — interattivo e ben organizzato — sia per ciò che racconta. Non raccoglie solo le testimonianze di chi è approdato sull’isola, ma anche tutto ciò che ha a che fare con il tema delicato della migrazione, a New York nel particolare e negli Stati Uniti in generale.
Alla fine, come emerge più volte nel corso della visita, gli Stati Uniti sono quello che sono soprattutto grazie all’unione di culture diverse e New York, con i suoi quartieri internazionali come Little Italy o Chinatown, ne è un perfetto esempio.

Le sale e il percorso dei migranti
La visita di Ellis Island segue quasi di pari passo il percorso seguito dai migranti che raggiungevano l’isola dopo giorni trascorsi in mezzo all’Atlantico. Si inizia infatti dalla sala bagagli, un luogo dove un tempo gli immigrati si separavano dai loro beni e che oggi è il fulcro del museo.
Da qui comincia poi un percorso ricco di testimonianze dell’ostilità nei confronti di chi veniva da lontano, di chi era diverso per poi raggiungere la Stairs of Separation (Scalinata della Separazione), dove i nuclei familiari si separavano e i migranti, per la maggior parte europei che avevano viaggiato in terza classe, venivano controllati e sottoposti a visite mediche.

Chi risultava non idoneo veniva rimandato nel vecchio continente, tutti gli altri, invece, raggiungevano la Sala dei Registri (Registry Room), dove alcuni ispettori annotavano i dati anagrafici, compresa la disponibilità economica, la professione ed eventuali precedenti penali. Dal 1917 le norme di accesso cambiarono e si introdussero altri test, come quello dell’alfabetismo, e le “quote di ingresso”, che ridussero notevolmente il numero degli immigrati.
Ad alcuni di loro gli addetti hanno cambiato o storpiato il nome, un po’ per le difficoltà a comunicare, un po’ da renderli più simili a quelli tipici della lingua inglese. È il caso dei tanti Braun tedeschi, svizzeri o austriaci, che sono diventati improvvisamente Brown.
Superata la Sala si arriva in uno dei luoghi più significativi di Ellis Island: il Kissing Post, l’angolo dove i migranti abbracciavano amici e parenti che avevano già superato i controlli e che vivano già negli Stati Uniti.

I passeggeri di prima e seconda classe, quelli con la cabina, non dovevano passare attraverso l’ordalia. Erano già stati sottoposti a una breve e cortese ispezione a bordo prima che la nave entrasse in porto ed erano liberi di sbarcare a proprio piacimento. […].
New York*, Edward Rutherfurd. Traduzione di Stefano Viviani.
Entrarono nella sala di registrazione attraverso una grande porta doppia. A Salvatore sembrava una chiesa; in effetti, il grande spazio, con il pavimento coperto da piastrelle rosse, i corridoi laterali, le pareti torreggianti e l’alto soffitto a botte, copiava esattamente le basiliche romane che si trovavano in ogni parte d’Italia. A venti piedi sopra le loro teste c’era una balconata in ferro che correva lungo il perimetro, da dove i funzionari li osservavano anche dall’alto. All’estremità opposta si trovava una fila di quattordici scrivanie, di fronte alle quali c’erano lunghe code di persone che si snodavano avanti e indietro fra le transenne divisorie.
Leggi anche: Alla scoperta della storia di New York con Edward Rutherfurd

Spulciare i registri elettronici: alla ricerca dei propri cognomi
Superato il Kissing Post, alla fine della visita è possibile cercare sui registri elettronici i migranti con il nostro stesso cognome che sono passati per Ellis Island. Io ho cercato sia i parenti con il cognome dei nonni paterni, sia quelli con il cognome dei nonni materni e sono tantissimi. Con il mio stesso cognome ce n’è però solo uno.
Si chiamava Luigi, aveva 26 anni ed era a bordo di una nave chiamata Hamburg, salpata dal porto di Genova e arrivata ad Ellis Island il 23 Maggio 1911. Era originario di Pasiano di Pordenone (che all’epoca era in provincia di Udine), un comune a circa quindici chilometri da dove sono nata io. Magari non siamo davvero parenti, ma tutto questo mi fa comunque tremare le mani.
Sullo stesso transatlantico c’era anche un uomo con lo stesso cognome di mia nonna materna, anche lui originario delle mie parti. Volete sapere la cosa bella? Lui era il mio trisavolo, in viaggio per lavoro, ma questo l’ho scoperto solo più tardi, mentre lavoravo al mio albero genealogico su MyHeritage, come vi ho raccontato in un altro post.
Mentre ero lì ho provato a cercare anche i cognomi di molti miei amici o conoscenti, per ognuno di loro, a parte in uno o due casi, c’è almeno un risultato. Probabilmente il 98% di noi ha un lontano parente passato di lì. Se volete potete fare questa ricerca anche da casa, su Libertellisfoundation.org.

Visitare Ellis Island: le informazioni utili
Il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island è aperto tutti giorni, esclusi il quarto giovedì di novembre, quando negli Stati Uniti si festeggia il Ringraziamento, e il 25 dicembre. Ricordate però che, data la necessaria traversata in traghetto, la visita può essere sospesa a causa delle condizioni meteo avverse.
Per tutte le informazioni sugli orari (che sono variabili) vi consiglio di visitare il sito ufficiale del National Park Service, dove troverete anche gli orari dei primi e degli ultimi traghetti.
Come raggiungere Ellis Island
Ellis Island, come la Statua della Libertà, è raggiungibile in traghetto da Battery Park, Lower Manhattan. La traversata dura circa 15 minuti e la partenza è prevista tutti i giorni dalle 8.30 alle 15.30, ogni venti minuti. Io vi consiglio di imbarcarvi sul primo traghetto, perché sicuramente meno affollato (soprattutto in alta stagione). In alternativa è possibile partire anche dal New Jersey, da Liberty State Park.
Battery Park è facilmente raggiungibile in metropolitana: linea verde (4, 5, 6) fermata express a Bowling Green, linea rossa (1) fermata local a South Ferry, capolinea. Vi ho spiegato come funzionano le metropolitane sul post dedicato a come muoversi a New York.

I biglietti per Ellis Island e per la Statua della Libertà
Il biglietto base comprende il traghetto, la visita alla Statua della Libertà (non la salita fino alla corona) e la visita a Ellis Island. Il costo è di $24 per gli adulti, $18 over 62, $12 per bambini e ragazzi dai 4 ai 12 anni, gratis sotto i 3 anni. Per chi volesse salire fino alla corona il costo è rispettivamente di $24,30, $18,30 e $12,30.
I ticket possono essere acquistati a Battery Park, all’interno di Castle Clinton, oppure su internet prima della partenza. Io ho scelto la prima opzione perché ho visitato New York in bassissima stagione e pensavo di non trovare molta coda, ma sappiate che tornando indietro probabilmente li prenoterei online. In questo modo non solo si evitano le code, ma ci si garantisce un posto nel giorno e nell’ora che si preferisce. Vi consiglio di prenotarli in anticipo soprattutto se volete salire fino alla corona, perché i biglietti si esauriscono facilmente. Qui sotto alcuni link utili per prenotare:
- Statua della Libertà ed Ellis Island: tour con traghetto*;
- Tour della Statua della Libertà e di Ellis Island* (con tour guidato);
- Statua della Libertà ed Ellis Island: primo tour del giorno*;
- Statua della Libertà ed Ellis Island: tour guidato*.
La visita a Ellis Island e alla Statua della Libertà è inclusa anche nel Go City: New York Explorer Pass* (disponibile anche qui*) e pnel New York CityPASS* (disponibile anche qui*) e può essere inserita anche nel New York Sightseeing DAY Pass*.
Se, infine, state pensando di stipulare l’assicurazione viaggio per gli Stati Uniti, vi consiglio di leggere il post dedicato, dove trovate anche un codice sconto per voi. Buon viaggio!

Dove dormire a New York
Durante il mio primo viaggio a New York ho soggiornato all’Hotel Mela*, a due passi da Times Square.
Le camere sono pulite e comode, leggermente più spaziose rispetto ad altre di Manhattan. In più l’albergo si trova in una posizione strategica per scoprire l’intera città perché Times Square non è solo centrale, ma è anche servita da molte linee della metropolitana.
Per maggiori informazioni su come arrivare in città una volta atterrati, vi suggerisco il post dedicato agli aeroporti di New York.
Siete mai stati a Ellis Island? Vi piacerebbe? Se provate a fare la ricerca fatemelo sapere nei commenti!

Le immagini sono state scattate con una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.
*All’interno di questo post potrebbero essere presenti dei link di affiliazione, contrassegnati da un asterisco. Questo significa che se decidete di effettuare una prenotazione o di fare un acquisto e utilizzerete questi link, i siti mi riconosceranno una percentuale. Per voi non ci sono costi aggiuntivi, ma così facendo supporterete questo blog e il lavoro che si nasconde dietro ogni articolo pubblicato. Grazie ❤
Martina
Ciao Marty! Bellissimo articolo che condivido con piacere. Anche io ho provato a fare la ricerca e ho trovato tantissime corrispondenze! Tantissimi con la residenza proprio nel mio piccolo paese! Andrò a fondo! 😉
Martina Sgorlon
MartinaCiao Martina 🙂
Grazie mille! Quanto bello è scoprire certe cose? Io ho provato con un sacco di cognomi, a Ellis Island avevo già trovato qualcosa, ma ho approfondito la ricerca da casa 🙂
Viaggiarelontano
Che storia! Adesso mi hai messo curiosità.. ho trovato un sacco di risultati con il mio stesso cognome e mi sta venendo voglia di vedere molto di piu’ di questo posto! Bravissima nello scrivere 🙂
Martina Sgorlon
ViaggiarelontanoCiao 🙂
Grazie mille! Felice che il post ti sia piaciuto e che tu abbia trovato molti risultati, è sempre una bella scoperta 😉
A presto 🙂
Sabina
Ciao Martina! articolo stupendo e super interessante come sempre! brava, complimenti! ☺ anche io ho appena provato a fare la ricerca e ho trovato una persona che arrivò a New York nel 1906 su una nave chiamata Barbarossa, proveniente da un paese (Coltarunetta) che probabilmente oggi non esiste più o è molto piccolo, forse in Sicilia, chissà. Ebbene, ha lo stesso nome e cognome di mio nonno! Devo ancora avvisare i miei nonni ma so già che partiranno subito le ricerche!
Martina Sgorlon
SabinaCiao Sabina 🙂 ❤
Grazie mille, sono felice che questo post ti sia piaciuto 🙂
A volte chi compilava i registri sbagliava a scrivere per colpa della lingua, quindi potrebbe anche essere un errore. Che combinazione però! 😀
Magari scopri che siete davvero parenti, chi lo sa 😉 un bacione 🙂
Emanuele - Recyourtrip
Bello bello questo articolo!! Ho scoperto che praticamente i miei avi hanno colonizzato l’america da quanti ne sono sbarcati
Martina Sgorlon
Emanuele – RecyourtripGrazie Emanuele 😀
Ahahah in effetti per molti cognomi ci sono liste lunghissime! 😀
Michela
Sappi che ieri ho passato tutto il pomeriggio a cercare nomi sul sito. Ma perchè mi sveli questi cose che io poi ci perdo le giornate??? 😀
Un bacione Martina!
Martina Sgorlon
MichelaCiao Michela 😀
Ahaha ammetto che mi fa piacere 😉
Anche io la prima volta ci ho speso un sacco di tempo 😀 Un bacione, a presto 🙂
Silvia Demick
Qualche anno fa, dopo essere stata a New York la prima volta, mi sono registrata al sito e ho trovato ben due persone che potevano essere “imparentate” in qualche modo: una con il mio cognome e una con il cognome di mia nonna. Così è partito il tormentone – tra interrogatori ai nonni, ricerche su internet, telefonate a vecchie prozie – e ho poi scoperto che un cugino di mio nonno e un parente della mia nonna partirono effettivamente dall’Italia alla volta di NY. Sono anche riuscita a rintracciare dei probabili discendenti in Florida e in Texas, con i quali abbiamo provato a ricostruire il passato. La certezza non ci sarà mai, ma comunque è sempre una bella emozione.
Grazie per avermelo ricordato!
Un bacio, Silvia.
Martina Sgorlon
Silvia DemickCiao Silvia 🙂
Quanto bello è esplorare il passato della propria famiglia? A volte scopri cose che non immaginavi, è emozionante 🙂
Mi fa piacere che questo post abbia portato a galla ricordi positivi 🙂
Un bacio ❤
inworldshoeslucreziastefano
Stupenda Ellis Island! Passeggiare con l’audio guida all’interno del museo fa venire i brividi.. Ed è stato bello anche passeggiare all’esterno, leggendo i nomi di tutti coloro che arrivarono in America e cercando il proprio cognome perché chissà, magari qualche antenato è sbarcato lì alla ricerca di una salvezza e di un futuro migliore!
🙂
Veramente bello questo articolo! <3
Martina Sgorlon
inworldshoeslucreziastefanoCiao 🙂
Hai ragione, è una delle poche volte in vita mia che ho usato l’audio guida e ne è valsa la pena!
Grazie mille, un bacione ❤
Diletta
Ottimo articolo, ormai sono sempre più impaziente di volare a New York!
Il museo di Ellis Island è uno dei miei must, l’argomento mi interessa moltissimo – alla triennale la mia tesi si intitolava “l’Italo-americano degli emigrati lucchesi negli Stati Uniti”. Ho fatto un’analisi linguistica di alcune lettere inviate dagli emigrati italiani ai parenti rimasti in Italia, trovate nell’archivio dell’Associazione lucchesi nel mondo a Lucca appunto. E’ stato stranissimo entrare nelle vite di queste persone, che parlano di lavoro, malattie, gioie e dolori dell’essere emigrati, senza sapere chi fossero davvero, sono state forti emozioni. Lo sarà anche visitare il museo quindi, non vedo l’ora! 🙂
Martina Sgorlon
DilettaCiao Diletta 😀
Grazie! E io non vedo l’ora che tu vada, sia per vederla di nuovo attraverso i tuoi occhi, sia per sapere che ne pensi 🙂
Un bellissimo argomento per una tesi! Il museo non potrà non piacerti, goditi la visita! 😀
Un bacione ❤
ChiaraPaglio
Bellissimo articolo! Qualche anno fa una mia amica ci siamo iscritte al sito di Ellis Island per fare una ricerca nel database: lei aveva dei parenti immigrati in America di cui ha trovato traccia, io invece non ho trovato nessuno col mio stesso cognome. La storia di questo luogo fa tremare i polsi e mi piacerebbe molto visitarlo 🙂
Martina Sgorlon
ChiaraPaglioCiao Chiara, anche io mi sono iscritta, così sono riuscita ad ottenere più informazioni 🙂
Sei una delle poche persone che conosco non ha trovato risultati, ma, come dici tu, la storia di Ellis Island è ugualmente emozionante 🙂
Sono felice che l’articolo ti sia piaciuto, un bacione ❤
Valentina
Ellis Island é il mio grande rimpianto del viaggio a New York, l’isola non era accessibile per via dei danni causati dall’ uragano Sandy l’anno precedente. É stato molto bello provare s immaginare di visitarlo attraverso questo post. I cognomi comunque li ho cercati dal sito, ho cercato il mio, quello dei miei nonni sia materni che paterni che quelli di Salvatore, ce ne sono tantissimi Che sono partiti e che mia nonna paterna conosceva. Quando ha scoperto questa cosa é impazzita di gioia, mi ha fatto cercare mezzo paese!
Martina Sgorlon
ValentinaCiao Valentina! Un vero peccato, ti auguro di tornarci presto e di riuscire a visitarla!
Dev’essere stata un’emozione unica per tua nonna. Io ho trovato molti con i cognomi della mia famiglia e, anche se non so se siamo davvero parenti, mi tremavano le mani, lei invece era certa di conoscerli! Incredibile 🙂
Ti mando un abbraccio forte, a presto ❤