Curiosità sul sestiere Cannaregio di Venezia: le cose che forse non sapevate

Alcune curiosità sul sestiere Cannaregio di Venezia. Chicche e storie per arricchire il vostro itinerario in questa zona della città lagunare.

Cannaregio tra i sestieri di Venezia è il mio preferito insieme a Castello. I turisti non invadono le sue calli, regala angolini splendidi e mostra una città in qualche modo più autentica. O almeno questa è la sensazione che si ha mentre si passeggia lì.
Ho avuto la possibilità di scoprirlo meglio durante l’evento Exploreading a Venezia, ma ci sono stata moltissime altre volte e spero di tornarci ancora, perché ha ancora tanto da raccontarmi.

Curiosità sul sestiere Cannaregio di Venezia
Dopo avervi raccontato le sue leggende, in questo post ho raccolto alcune curiosità sul sestiere Cannaregio. Chicche che permettono di approfondire la visita e tappe da aggiungere all’itinerario per renderlo un po’ più magico o insolito.

I ghetti del mondo prendono il nome da quello di Cannaregio
Ormai la parola ghetto viene utilizzata per indicare il quartiere ebraico di molte città del mondo, ma quello che in molti forse non sanno è che il termine nasce proprio a Venezia.
Le prime testimonianze della comunità ebraica veneziana risalgono al Dodicesimo secolo. Prima del 1298 era riunita principalmente in quella che era nota come Isola di Spinalonga e che in seguito, invece, fu chiamata Giudecca proprio per i numerosi Giudei che l’abitavano, poi, a causa di un decreto che ne impediva la residenza in città, la comunità si spostò nell’area di Mestre.

Nel 1516, infine, grazie soprattutto all’importanza delle attività bancarie svolte dagli ebrei, il Maggior Consiglio abolì la legge che impediva loro di abitare a Venezia, ma diede la possibilità di stabilire la propria dimora solo in un’area ben definita: quella dell’antica fonderia, nota come gèto (dal getto dei metalli).
Pare che l’uso della “g” dura, e quindi la trasformazione di geto in gheto (e poi ghetto), derivi dal fatto che molti ebrei che abitavano lì avessero origini tedesche: si deve tutto alla loro pronuncia.

A Cannaregio c’è la strada più stretta di Venezia
Come dico spesso, Venezia è un labirinto e, tra le calli che compongono la zona di Cannaregio, ce n’è una che vanta un particolare primato: la più stretta della città.
Qui, infatti, si può camminare in uno spazio di soli 53 centimetri: Calle Varisco. Una tappa curiosa e un po’ insolita da inserire nel vostro itinerario dedicato alla scoperta di questo sestiere.

El vecio pien de peo
Il campiello di Santa Maria Nova ospita una delle statue più curiose di Venezia: quella del vecchio pieno di pelo (el vecio pien de peo in dialetto). Si trova in una nicchia sulla facciata di Ca’ Bembo-Boldù e fu commissionata da Gianmatteo Bembo, uno dei proprietari del palazzo.

Il suo significato è tuttora un mistero. Secondo alcuni raffigura Saturno, secondo altri il Tempo, altri ancora credono si tratti di una figura massonica.
La tesi più accreditata, però, è quella legata all’alchimia. La conchiglia, oggetto che compare ben due volte sulla statua (alle spalle dell’uomo e sulla parte inferiore della nicchia), rappresenta infatti la ricerca della conoscenza universale, mentre il vecchio simboleggerebbe l’unione di intelletto e natura. Tutti elementi legati proprio a quest’arte.

Su una colonna è stato inciso un incontro da record
Lasciando per un attimo le calli principali di Cannaregio e percorrendo Calle Traghetto Vecchio, di fronte alla Chiesa di San Felice, vi ritroverete proprio davanti al Canal Grande, a Ca’ Pesaro e Ca’ Corner della Regina.
Non fatevi distrarre però dai due eleganti edifici e date un’occhiata alla colonna in pietra d’Istria alla vostra destra. Noterete una strana incisione: quella di un ratto.
Probabilmente fu avvistato da un veneziano in attesa del traghetto o da uno dei barcaioli che aspettava i passeggeri. In ogni caso, le sue dimensioni erano talmente grandi da spingere questa persona a incidere l’animale sulla pietra per non dimenticare l’accaduto e l’incontro da record. C’è anche la data: il 1643.

C’è un vecchio teatro trasformato in un supermercato
Passeggiando dalla stazione di Santa Lucia al Ponte di Rialto vi capiterà sicuramente di passare di fronte al Teatro Italia. L’elegante edificio fu terminato nel 1915 su progetto dell’architetto Giovanni Sardi, ma non ebbe fortuna né come teatro né come cinema.
A pochi anni dall’apertura, infatti, fu chiuso al pubblico e solo dopo alcuni decenni riaprì come sede di uffici universitari. Oggi ha cambiato nuovamente destinazione ed è stato trasformato in un supermercato.

La stele del pane
Camminando per Cannaregio, poco prima del portico dei SS. Apostoli, potreste imbattervi in un’antica stele della prima metà del Settecento. Si tratta di una pietra sulla quale è stata incisa una comunicazione relativa alla vendita del pane di contrabbando: un prodotto comunissimo all’epoca.
Chiunque fosse stato sorpreso a vendere o ad acquistare del pane proveniente da luoghi e botteghe non autorizzate, sarebbe stato punito con una multa di 25 ducati e con alcuni mesi di reclusione.
La cosa interessante, però, è che la stele è scritta su entrambi i lati. Da una parte, verso la calle, per venditori e compratori, dall’altra, verso il Rio dei Santi Apostoli, per i barcaioli. Da quel lato, oggi quasi scomparso, il bando informava che ai marinai sorpresi a trasportare pane illegale sarebbe stata tolta la licenza per un minimo di due anni e bruciata la barca.

A Cannaregio c’è uno dei due ponti di Venezia senza parapetto
Ponte de Chiodo è uno dei due ponti veneziani rimasti senza parapetto o corrimano, l’altro si trova sull’isola di Torcello. Questa struttura era abbastanza comune prima del 1700, ma per questioni di sicurezza la maggior parte degli attraversamenti vennero modificati.
Attraversa il Rio San Felice e permette di accedere a una casa privata.

La stazione di Santa Lucia
Forse non tutti lo sanno, ma la stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia, voluta dal governo asburgico a metà Ottocento, non è stata dedicata alla santa senza un motivo ben preciso.
Dove oggi sorge la stazione, infatti, fino al 1845 c’era una chiesa, costruita da Andrea Palladio nel 1580, che aveva lo stesso nome e che conteneva le spoglie della santa, giunte in città da Costantinopoli nel 1204 dopo la Quarta Crociata.

Con la costruzione della stazione, le reliquie sono state spostate e da allora sono conservate nella vicina chiesa di San Geremia. La cappella nella quale si trovavano fu smontata pezzo per pezzo e ricostruita nell’attuale posizione.

La casa della filosofia
Nel sestiere di Cannaregio, lungo Rio della Misericordia, c’è un edificio che rischia di passare inosservato, ma che è ricco di bassorilievi simbolici che fanno riferimento alla filosofia e all’alchimia: Palazzo Lezze.

Quello sull’angolo di sinistra, per esempio, raffigura un re, con una corona in fiamme sulla testa, affiancato dalle personificazioni del Mercurio e del Sale, importanti elementi alchemici.

Dalla parte opposta, invece, oltre le grate, si può vedere un ermafrodita che nasce dall’unione del mercurio e dello zolfo, rappresentati da due serpenti.

I simboli massonici della Maddalena
La chiesa della Maddalena si trova lungo una delle calli più trafficate di Cannaregio, quella che dalla stazione di Santa Lucia porta alla zona di San Marco. La sua posizione e la sua particolare forma circolare non la lasciano passare inosservata.

Se ci si avvicina, sopra l’ingresso, si possono notare un occhio all’interno di un triangolo e la scritta “Sapienta aedificavit sibi dominum”. Entrambi questi dettagli fanno riferimento alla massoneria e non sono gli unici in giro per Venezia.

Il ponte dei pugni nel sestiere Cannaregio
Quando vi ho parlato delle curiosità del sestiere Dorsoduro, vi ho raccontato degli scontri tra Castellani e Nicolotti su quello che oggi viene chiamato il Ponte dei Pugni.

Forse non tutti lo sanno, ma anche a Cannaregio c’è un luogo che è noto per lo stesso motivo ed è il Ponte di Santa Fosca. Anche qui le due fazioni si scontravano con l’obiettivo di buttare in acqua gli avversari e conquistare il ponte issando la propria bandiera.

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Le immagini sono state scattate con un iPhone 6s* e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.