Varese: cosa vedere nel centro storico della “Città giardino” lombarda
Varese: cosa vedere nel cuore della città. L’itinerario e i luoghi da non perdere se visitate il capoluogo lombardo in un giorno.
A pochi chilometri dal confine con la Svizzera e circondata da laghi e bellezze naturali, la città di Varese è un capoluogo ricco di storia, di arte e di verde, tanto che è chiamata anche la “Città giardino”. In questo post vi porto a scoprirla e vi suggerisco cosa non perdere.
La storia di Varese in pillole
Varese ha origini antichissime e lo testimoniano alcuni ritrovamenti risalenti al 3000 a.C. oggi esposti al museo archeologico di Villa Mirabello. È in epoca romana, però, che inizia a espandersi e ad acquisire importanza, complice la strada che l’attraversava e che collegava Milano (Mediolanum) a Lugano.
Non solo la posizione strategica, anche i buoni rapporti con Milano influirono positivamente sul suo sviluppo, buoni rapporti rafforzati dalle alleanze contro Como e dall’ascesa dei Visconti, che concedettero alla città una rara autonomia di governo che durò quasi ininterrottamente fino al Diciottesimo secolo.

Un duro colpo arrivò all’inizio della dominazione spagnola (1525), quando la città visse un periodo di declino, ma la figura di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1564 al 1584, ne arricchì il panorama culturale, artistico e religioso permettendole di sopravvivere e svilupparsi soprattutto dal punto di vista artistico e religioso.
Superata con numerose perdite la peste del 1630 e fissati i confini con la Svizzera oltre un secolo dopo (1752), tra il 1765 e il 1812 il territorio di Varese mutò più volte subendo il volere dell’Impero Austriaco prima e di Napoleone poi, entrando infine a far parte della provincia di Como nel 1816.

Dopo gli scontri del 1859 (primo fra tutti la battaglia di Varese del 26 maggio) combattuti dai Cacciatori delle Alpi comandati da Garibaldi e con la successiva Unità d’Italia, a Varese iniziò un nuovo periodo di sviluppo che la trasformò poi nei primi anni del Novecento in un importante centro industriale legato ai più diversi settori: dall’industria conciaria a quella meccanica, da quella cartiera a quella aeronautica.
Tutto il territorio si popolò presto non solo di aziende e fabbriche, ma anche di ville delle più importanti famiglie milanesi e lombarde, di alberghi in Stile Liberty e parchi che la trasformarono in una vera e propria “Città giardino“, come è chiamata ancora oggi.

Diventata provincia nel 1927 per volere di Benito Mussolini, durante la Seconda Guerra Mondiale Varese fu teatro di drammatiche repressioni contro partigiani, antifascisti ed ebrei, molti dei quali in città perché diretti in Svizzera.
Dopo la guerra, infine, Varese visse un altro importante periodo di sviluppo culturale e industriale e oggi è uno dei primi dieci comuni lombardi per numero di abitanti.

Cosa vedere a Varese
Il centro storico di Varese si può tranquillamente scoprire in una giornata, passeggiando per le vie e le piazze senza una meta ben precisa oppure seguendo un percorso che vi permetterà di scoprire i suoi luoghi simbolo, i suoi monumenti o gli angoli da cartolina.
Di seguito vi suggerisco tutti i luoghi non perdere, ecco cosa vedere a Varese in un giorno, tappa dopo tappa.

Palazzo Estense e i suoi giardini
Sede del Comune dal 1882, Palazzo Estense è un elegante edificio settecentesco realizzato come ampliamento del preesistente Palazzo Orrigoni e deve il suo nome a un suo inquilino illustre: Francesco III d’Este, signore di Varese dal 1765 al 1780.
È proprio questo palazzo che ha dato vita al soprannome di “piccola Versailles di Milano” alla città, complice, insieme ai suoi giardini, il Salone d’Onore, oggi sede del Consiglio Comunale e un tempo spazio dedicato a ricevimenti e balli.

Ad arricchire il palazzo ci pensano i suoi giardini all’italiana, voluti dal Duca d’Este e progettati dall’architetto Giuseppe Antonio Bianchi a immagine e somiglianza di quelli del palazzo imperiale di Schönbrunn di Vienna.

Parco e Villa Mirabello
A un paio di minuti a piedi dal Palazzo Estense, sulla cima della collina, si trova Villa Mirabello, risalente alla fine del Seicento, ma rimaneggiata e ricostruita nei secoli successivi, tanto che dell’edificio originario oggi rimane sono l’Oratorio, dedicato alla Beata Vergine Addolorata.
Attualmente la villa ospita il Museo Archeologico di Varese, dove sono esposti numerosi reperti archeologici, alcuni di questi di epoca preistorica e legati ai siti palafitticoli patrimonio UNESCO presenti sul territorio, e testimonianze del periodo rinascimentale.
La villa, caratterizzata dalla fiabesca Torre Robbioni, è circondata dal parco omonimo, un piccolo polmone verde che si fonde con quello di Palazzo Estense.

Corso Giacomo Matteotti
Corso Giacomo Matteotti, o più semplicemente “il Corso”, è una delle vie principali del centro storico e su di lei si affacciano bar, alcune gallerie d’arte e negozi di ogni tipo.
A parte per la sua centralità, il Corso è famoso anche per la sua pavimentazione in porfido rosa che collega Piazza Monte Grappa a piazza Carducci e per le colonne di epoca romana utilizzate per la realizzazione dei portici, un esempio di riciclo creativo che unisce passato e presente.

Basilica di San Vittore
Realizzata tra il Sedicesimo e il Diciassettesimo secolo, la Basilica di San Vittore, dedicata al patrono della città, è il cuore della vita religiosa di Varese ed è nata per sostituire un edificio religioso di epoca longobarda.
Affiancata dal Campanile e dal Battistero di San Giovanni — considerato il più antico monumento di Varese e costruito tra il Dodicesimo e il Tredicesimo secolo—, la chiesa è il risultato di numerosi intervenienti avvenuti nel corso dei secoli e al suo interno ospita dettagli e dipinti tipici della scuola lombarda, come la tela La messa di San Gregorio Magno realizzata da Giovan Battista Crespi.

Nel 1859, sia la Basilica che il campanile subirono i bombardamenti dell’Impero Austro-Ungarico e i segni delle cannonate austriache sono ancora ben visibili, soprattutto sul primo: si vedono molto bene da Piazza Battistero, vi basterà alzare lo sguardo per notare i buchi sulla parete in mattoni.

Arco Mera
Arco Mera collega Piazza San Vittore a Piazza del Podestà e fu realizzato nel 1850 per volere del canonico Luigi Mera, che pagò anche le spese di realizzazione.
L’esterno, che si sposa perfettamente con i palazzi, nasconde una volta decorata con i segni zodiacali e un Memoriale ai Caduti realizzato con lastre in marmo sulle quali sono stati incisi i nomi dei cittadini decorati con la Medaglia d’Oro al Valore e di quelli caduti durante la Grande Guerra, le guerre coloniali e la Seconda Guerra Mondiale.

Piazza del Podestà
Piazza del Podestà deve il suo nome a Palazzo Pretorio, dove fino al 1882 aveva sede l’amministrazione cittadina, poi spostata a Palazzo Estense. Oltre che per il suo ruolo storico, l’edificio e ciò che rimane dell’adiacente Palazzo Biumi sono famosi anche per il Broletto, l’antico cortile dove un tempo si teneva il mercato delle granaglie.
Non solo, proprio per la sua posizione centrale e per la sua funzione, sulla cima dell’edificio era stata posta “la Martinella del Broletto”, la campana che convocava i cittadini in caso di assemblee o annunciava il coprifuoco o la chiusura delle osterie.

Se un lato della piazza ospita Palazzo Pretorio e l’altro l’Arco Mera, il suo centro è caratterizzato dalla statua, nota come Il Garibaldino, dedicata a Giuseppe Garibaldi e alla battaglia di Varese del 1859; il monumento in bronzo è la copia di uno in marmo custodito nell’ex caserma Garibaldi.

Chiostro di Sant’Antonino
Il Chiostro di Sant’Antonino è forse uno dei miei angoli preferiti di Varese: una piccola oasi incastonata tra i palazzi del centro storico. Oggi appartiene al complesso di Casa Veratti, ma un tempo era parte di un monastero benedettino costruito nella seconda metà del Sedicesimo secolo e realizzato dopo il trasferimento delle monache da Luvinate a Varese per volere del Cardinale Carlo Borromeo.
Il Monastero fu soppresso nel 1789 e poi acquistato dalla famiglia Veratti, che si è occupata anche dei restauri e della conservazione del luogo.

Il chiostro, che risale al primo decennio del Diciassettesimo secolo e collegava la chiesa al refettorio (oggi Sala Veratti), attualmente ospita botteghe e sale espositive, ma conserva ancora alcune importanti testimonianze storiche e artistiche, come gli affreschi che decorano le pareti.
Villa Panza
Villa Panza rappresenta perfettamente l’eleganza e la bellezza delle dimore che costellano il territorio e oggi è uno dei principali centri lombardi di arte moderna e contemporanea internazionale. Vi ho parlato di lei in maniera più approfondita nell’articolo dedicato.

Altri luoghi da non perdere a Varese
Una volta esplorato il centro storico di Varese, se avente un po’ di tempo in più, non vi resta che fare un altro po’ di strada per ammirare le bellezze, naturali, storiche e artistiche, che circondano la città.
Da una parte il Lago di Varese, con le sue sponde ricche di verde o i tesori storico artistici come l’Isolino Virginia o il Chiostro di Voltorre. Dall’altra il Sacro Monte, un complesso devozionale composto da cappelle e santuari e riconosciuto, insieme agli altri Sacri Monti di Lombardia e Piemonte, come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2003.
Infine, vi ricordo che, come per molte altre città lombarde, gran parte del patrimonio storico, artistico e culturale di Varese (e provincia) è visitabile gratuitamente grazie all’Abbonamento Musei.

Informazioni utili per visitare Varese
Se, come me, raggiungete Varese in auto, potete lasciare il mezzo nel parcheggio sotterraneo a pagamento Autosilo Piazza Repubblica, pratico da raggiungere e alle porte del centro storico.
Io ho visitato la città in giornata, quindi se cercate un alloggio non saprei darvi un’indicazione precisa, ma qui sotto trovate una mappa* con tutte le offerte aggiornate.
Booking.comCos’altro consigliate di vedere a Varese? Se avete dubbi, domande o suggerimenti, lasciate un commento!
Le immagini sono state scattate con una Canon 80D* con obiettivo a focale fissa Canon 24mm*. Per vedere le altre, sfogliate il mio album su Flickr.