Triangolo dell’esposizione: come equilibrare tempi di scatto, apertura e ISO

Triangolo dell’esposizione: come impostare i tempi di scatto, l’apertura del diaframma e il valore ISO per gestire al meglio la luce quando si scatta in manuale.
Quando si scatta in manuale è importante sapere come impostare la macchina fotografica e come sfruttare al meglio la luce. In questo post vi spiego come gestire il triangolo dell’esposizione e giocare al meglio con tempi di scatto, apertura del diaframma e valore ISO.
Cosa si intende per “esposizione”
A livello tecnico e meccanico, quando si parla di “esposizione” si fa riferimento all’esposizione alla luce del sensore (o della pellicola), un’interazione senza la quale non sarebbe possibile ottenere alcun tipo di immagine.
Oltre a questo, però, l’esposizione può indicare anche il livello di luminosità dell’immagine stessa: in caso di foto troppo luminose si parla di sovraesposizione, perché il sensore è stato troppo esposto alla luce, in caso di foto troppo buie si parla di sottoesposizione, perché il sensore non ne ha ricevuta abbastanza.
Per valutare l’esposizione di un’immagine e capire come regolare al meglio le impostazioni manuali, all’interno della macchina fotografica ci sono due importanti indicatori: l’esposimetro e l’istogramma.

L’esposimetro
L’esposimetro è un indicatore che nelle macchine fotografiche digitali compare sia nel mirino che sullo schermo. Composto da una scala di valori e da una freccia, l’esposimetro funziona come una livella: l’immagine è equilibrata quando la freccia (o il trattino) è sullo “zero”, è sottoesposta quando è su valori negativi e sovraesposta quando è su quelli positivi.
L’esposimetro, però, non tiene conto dell’intera fotografia, ma del soggetto o delle aree che vogliamo mettere a fuoco. Se, quindi, il focus è impostato su un particolare oggetto, l’indicatore comunicherà l’esposizione di quella specifica parte di immagine, senza segnalare se lo sfondo o gli elementi in secondo piano sono sovraesposti o sottoesposti. Per questo è necessario affidarsi al proprio occhio o all’istogramma per una visione d’insieme.

L’istogramma
L’istogramma è, invece, un grafico a onde (o picchi) che riordina i pixel di una foto a seconda della loro luminosità: i più scuri a sinistra, che corrispondono quindi alle zone d’ombra, e i più chiari a destra, che corrispondono alle aree con una luce maggiore. Più sarà alta l’onda, maggiore sarà il livello di oscurità o luminosità dell’immagine.
Una foto sovraesposta e con moltissima luce (o molto bianco), quindi, avrà un istogramma spostato verso destra, una foto sottoesposta, al contrario, un istogramma sbilanciato verso sinistra. L’esposizione di un’immagine sarà bilanciata quando l’istogramma sarà concentrato verso il centro o, comunque, ben distribuito.
Come sempre quando si parla di fotografia, anche in questo caso non bisogna affidarsi solo alla teoria. In molti casi, infatti, un istogramma sbilanciato potrebbe essere non solo inevitabile, ma anche necessario, come nelle fotografie in notturna, dove, per forza di cose, l’onda sarà spostata verso sinistra, o come in un’immagine dove lo sfondo è completamente bianco, dove sarà spostata verso destra.
A differenza dell’esposimetro, che compare anche nel mirino, l’istogramma è solitamente visibile solo sullo schermo della fotocamera; per scoprire dove trovarlo dovete leggere il manuale d’istruzioni del vostro strumento, perché le impostazioni cambiano da marchio a marchio e da modello a modello.

Cos’è il “triangolo dell’esposizione”
Istogramma ed esposimetro ci aiutano quando abbiamo a che fare con il triangolo dell’esposizione, ossia l’insieme dei tre elementi che permettono di gestire la luce e la sua interazione con il sensore: tempo di esposizione, apertura del diaframma e valore ISO.
Questi tre valori interagiscono tra di loro come fossero gli angoli di un triangolo — se ne modifichiamo uno, per ottenere la stessa figura/luce, dobbiamo modificare anche gli altri — e non solo ci permettono di gestire al meglio la nostra macchina fotografica in caso di necessità, ma anche di giocare con gli scatti dal punto di vista artistico, aiutandoci così a migliorare le fotografie.

Tempo di esposizione
Il tempo di esposizione indica il tempo che il sensore rimane esposto alla luce ed è legato all’otturatore, il meccanismo presente all’interno del corpo macchina che si apre e si chiude completamente permettendo o meno ai raggi di passare; esattamente come fanno le nostre palpebre con i nostri occhi. È a lui che si deve il classico rumore dello scatto e in molte macchine fotografiche digitali è elettronico (anche se, per i più nostalgici, l’effetto sonoro si può aggiungere attraverso le impostazioni).
Quando si preme il pulsante di scatto, l’otturatore si apre lasciando che la luce raggiunga il sensore per poi richiudersi automaticamente a seconda dei valori che abbiamo impostato: dopo un trentesimo (1/30) o un decimo di secondo (1/10), dopo due (2″), dieci (10″) o trenta secondi (30″)… Oltre che di tempo di esposizione, in questi casi si parla anche di velocità dell’otturatore (shutter speed), ossia il tempo che passa dalla sua apertura alla sua chiusura.
Per decidere come impostare il tempo di esposizione possiamo basarci su una scelta artistica o di necessità. Se si desidera immortalare un attimo o un soggetto immobile, per esempio, il tempo di esposizione dovrà essere breve, per congelare un momento nel tempo, ma se, invece, vogliamo un’immagine più fluida (come l’effetto seta per l’acqua) o vogliamo creare una scia per un soggetto in movimento, il tempo di esposizione dovrà essere più lungo.
Come dicevo, però, a volte la velocità dell’otturatore non viene impostata per l’effetto che si vuole ottenere, ma per necessità. In ambienti poco illuminati e con soggetti immobili, per esempio, più l’otturatore rimane aperto, maggiore sarà la quantità di luce che, nel tempo, raggiungerà il sensore restituendoci una buona immagine; è il caso di musei, chiese o ambienti chiusi, ma anche dei cieli notturni.
Il problema con i tempi di esposizione superiori al secondo è che anche il più leggero movimento viene avvertito dalla macchina fotografica, rischiando di rovinare l’immagine. Per evitarlo si può utilizzare il cavalletto o appoggiare lo strumento su un muretto o una superficie stabile e impostare l’autoscatto o lo scatto da remoto con il cellulare.

Apertura
L’apertura è il valore che indica l’ampiezza del diaframma, un meccanismo che si trova all’interno dell’obiettivo e che può essere regolato per decidere la quantità di luce che raggiungerà il sensore al momento dello scatto, quando l’otturatore si solleverà. A differenza dell’otturatore, che si trova nel corpo macchina e di fronte al sensore, il diaframma si trova nell’obiettivo fotografico e non si chiude mai completamente.
L’apertura viene espressa attraverso il “valore f”, dove la lettera sta per focal ratio. In genere, nelle impostazioni manuali della macchina fotografica, si va da un minimo di f/1 a un massimo di f/32, dove f/1 indica l’apertura massima e f/32 la minima, permettendo così rispettivamente a una maggiore o minore quantità di luce di entrare nell’obiettivo, come potete vedere anche dall’immagine qui sotto.
Come vi spiegavo nel post dedicato alla profondità di campo, l’apertura vi permette di scegliere quali elementi dell’inquadratura mettere a fuoco — maggiore l’apertura (per esempio f/2.8), minore il numero di dettagli o soggetti a fuoco, e viceversa — ed è proprio per questo che, a volte, siamo costretti a rinunciare a un po’ di luce per ottenere lo scatto che desideriamo. È qui che entra in gioco il triangolo dell’esposizione.

ISO
L’ISO indica la sensibilità di una pellicola fotografica o, nel caso degli strumenti digitali, del sensore. Il livello viene espresso da un valore numerico che attualmente, per le macchine fotografiche non professionali, può essere compreso tra un minimo di 100 ISO e un massimo di 6400 ISO. Più il valore impostato sarà alto, maggiore sarà la sensibilità del sensore al momento dello scatto, garantendo così un’immagine anche in ambienti bui. In linea generale, quindi, in un ambiente luminoso e con una sensibilità ISO a 200 si può ottenere un ottimo scatto, ma in uno spazio chiuso o poco illuminato sarà necessario impostare un valore più elevato.
Anche se sembra la soluzione a ogni problema legato alla luce, un’ISO elevata porta con sé un difetto che rischia di rovinare gli scatti: il rumore digitale, ossia un disturbo che causa macchioline colorate o granulosità rovinando l’immagine e che poi è difficilmente recuperabile anche in post-produzione. Normalmente inizia a comparire dagli 800 o 1000 ISO, ma il valore può cambiare da macchina a macchina.
Per evitare il rumore digitale e non trovare brutte sorprese, è buona regola impostare manualmente un’ISO bassa e poi giocare con gli altri due elementi del triangolo dell’esposizione per ottenere l’immagine che desideriamo.

Come regolare il triangolo dell’esposizione
Come dicevo, i tre elementi del triangolo dell’esposizione interagiscono tra di loro e per realizzare le nostre fotografie in manuale è importante capire come per riuscire a regolarli al meglio. Uno degli esempi più comuni per capire e ricordare facilmente questa interazione è quello del secchio riempito d’acqua, dove:
Acqua | = | Luce |
Secchio | = | Sensore |
Dimensione del secchio | = | ISO (dove ISO 100 sta per un secchio grande e ISO 1600 per uno piccolo) |
Apertura del rubinetto | = | Apertura del diaframma |
Tempo per riempire il secchio | = | Tempo di esposizione |
Con un secchio grande, se apriamo poco il rubinetto ci vorrà più tempo per riempirlo fino all’orlo; al contrario, con lo stesso secchio e un rubinetto completamente aperto, il tempo necessario sarà ridotto.
Tradotto in termini fotografici, se vogliamo eliminare il rumore (impostando ISO 200) e immortalare un paesaggio con una profondità di campo elevata (f/22), abbiamo bisogno di un tempo di esposizione più lungo, se, invece, a parità di ISO, vogliamo immortalare un singolo dettaglio (f/2.8) il tempo di esposizione sarà più breve.

Come scegliere da che elemento partire per regolare il triangolo dell’esposizione
In linea di massima è sempre buona regola partire da un valore ISO che eviti il rumore, perché, come dicevo, è un difetto che è difficile da eliminare in post-produzione, ma è anche vero che tra ISO 100 e ISO 800, per esempio, ci sono diverse opzioni; è qui che entrano in gioco gli altri due valori.
Se il nostro interesse è nel soggetto dobbiamo impostare l’apertura: una ridotta (f/22) per i paesaggi e per immagini nitide nella loro interezza o una ampia (f/2.8) per immagini con singoli dettagli messi a fuoco. Se, invece, il nostro interesse è nell’effetto, dobbiamo impostare il tempo di esposizione: maggiore per un risultato più fluido (con l’aiuto di un cavalletto), minore per un effetto istantanea.
Nella foto qui sotto, per esempio, mi interessava che l’ambiente nella sua interezza fosse nitido e che non ci fosse rumore, così mi sono focalizzata su ISO e apertura per impostare manualmente la macchina fotografica, ottenendo, senza cercarlo, un effetto più fluido a causa dell’esposizione necessariamente più lunga.
Se, infine, vi interessano entrambi gli aspetti, dovrete modificare il valore ISO, rinunciando (in alcuni casi e a seconda della luminosità dell’ambiente) a un po’ di qualità.

Alcuni consigli per regolare l’esposizione
Dopo tutta la teoria, ecco alcuni consigli pratici per regolare il triangolo dell’esposizione:
- Non basatevi solo sull’esposimetro e sull’istogramma, ma fidatevi del vostro occhio per impostare i tre elementi;
- In caso di dubbi, bisogna ricordare che è meglio avere una foto sottoesposta di una sovraesposta, questo perché i pixel più scuri (entro certi limiti) possono essere rielaborati e illuminati in post-produzione, ma quelli “bruciati” o bianchi non sono mai recuperabili;
- Imparate a conoscere il vostro strumento e cercate di capire entro quale soglia ISO il rumore digitale è contenuto, così da tenerlo a mente per regolare il triangolo dell’esposizione;
- Quasi tutte le macchine fotografiche danno la possibilità di impostare su un valore fisso uno dei tre elementi del triangolo dell’esposizione, in modo da modificare gli altri due senza influire sul terzo (di solito si parla di “priorità”), quindi leggete bene il manuale di istruzioni per capire come fare;
- Nella vostra attrezzatura, per giocare al meglio con il triangolo dell’esposizione, dovrebbe sempre esserci un cavalletto, perché vi permetterà di utilizzare tempi più lunghi senza rischiare di rovinare la foto;
- Fate pratica! La teoria è fondamentale per capire come funziona uno strumento, ma poi è la pratica che vi permetterà di utilizzarlo al meglio.
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MARILISA LIDIA
Finalmente spiegazioni chiare, logiche, utilissime per una principiante come me.Ti seguire ancora. Marilisa
Martina Sgorlon
MARILISA LIDIAGrazie Marilisa, mi fa molto piacere! Buoni scatti!
Roberto
Bravissima Martina, finalmente un ottimo articolo, semplice quanto completo e di facile comprensione.
Martina Sgorlon
RobertoCiao Roberto, grazie mille! Mi fai davvero tanto piacere!