Toponomastica veneziana: piccolo vocabolario e qualche curiosità

Toponomastica veneziana: da calle a fondamenta passando per campo e rio. Ecco alcuni termini veneziani da conoscere per non farsi cogliere impreparati durante un viaggio in città.
Venezia è una città unica nel suo genere: è nata sull’acqua, non ha vie, ma calli, ha una sola strada e una sola piazza, ma oltre 200 campi. E questi sono solo alcuni esempi. In questo post condivido le parole più importanti della toponomastica veneziana e alcune curiosità.
Toponomastica veneziana: piccolo vocabolario
Quando si passeggia per Venezia, ci si ritrova nel bel mezzo di un labirinto dove strade, vie, piazze e canali prendono nomi diversi. Per aiutarvi durante il prossimo viaggio e per non arrivare impreparati, ecco alcuni termini della toponomastica veneziana da conoscere e imparare, da calle a salizada.

Calle
Il termine “calle” è forse uno dei più famosi della toponomastica veneziana e indica, in generale, le vie della città. A Venezia, infatti, di strada ce n’è solo una: la “Strada Nova”, che attraversa il sestiere di Cannaregio.
Tra le calli più curiose ci sono senza dubbio Calle Varisco, la più stretta di Venezia (ve ne ho parlato nel post dedicato alle curiosità sul sestiere Cannaregio) e Calle larga dei proverbi, chiamata così per due proverbi un tempo riportati sulla parete di una casa che oggi non esiste più:
Chi semena spine non vadi descalzo.
(Chi semina spine non cammini scalzo)
Dì de ti, e poi di me dirai.
(Prima parla di/rifletti su te stesso e poi parla di me)

Campo
L’unica piazza di Venezia è Piazza San Marco, tutte le altre sono campi, un termine ereditato dal Medioevo, quando veniva utilizzato in tutta Italia, mentre oggi solo la città lagunare ha mantenuto la tradizione (se si escludono alcune eccezioni come Campo de’ Fiori a Roma). A Venezia attualmente esistono ben 102 campi e 134 campielli, i campi più piccoli che oggi danno anche il nome al celebre premio letterario e che si tiene all’interno del Cortile di Palazzo Ducale. Quando i campielli sono distaccati dalla viabilità principale e su di loro si affacciano sopratutto abitazioni, cambiano nome in “corti” (“corte”, al singolare). Quasi tutti i campi e i campielli, infine, sono ancora oggi dotati di una vera da pozzo, che in passato permetteva ai cittadini di raccogliere l’acqua potabile.
Tra i campi più famosi ci sono senza dubbio Campo dei Mori, del quale vi ho raccontato la storia nel post dedicato alle leggende del sestiere Cannaregio; Campo Sant’Aponal, con i suoi simboli templari dei quali vi ho parlato nel post sulle curiosità del sestiere San Polo; o Campo della Tana, dove venivano lavorate le corde in canapa poi utilizzate sulle navi e che deve il nome alla città russa di Tanai, da dove arrivava la materia prima per le funi.

Fondamenta
Il termine fondamenta (le fondamente, al plurale) indica il tratto di strada pedonale che costeggia un canale o un rio e che può essere o meno costeggiato da parapetti, sia in metallo che in mattoni, arricchiti solitamente da elementi in pietra d’Istria. Normalmente le fondamente, sulle quali si affacciano spesso attività commerciali, sono dotate anche di approdi per facilitare il via vai di merci e persone dalle imbarcazioni e, in alcuni casi, sono arricchite da un porticato che cambia loro il nome in “sotoportego” (sottoportico), come avviene per Sotoportego Falier, nel sestiere di Cannaregio,
In città ci sono per esempio le Fondamente Nove, che si affacciano sull’Isola di San Michele, sede del cimitero cittadino, ma anche quelle di Ca’ Balà, delle quali vi ho parlato nel post dedicato alle leggende del sestiere Dorsoduro, o le Fondamente dei Felzi, nel sestiere Castello, che prendono il nome dalle cabine che coprono le gondole e che venivano realizzate dagli artigiani proprio in quella zona di Venezia.

Ramo
Il ramo, come forse si può intuire dal nome, indica una diramazione (spesso cieca) delle calli e possono condurre ad abitazioni private, a corti chiuse o imbarcaderi. Insomma, nel grande labirinto di Venezia, i rami ci suggeriscono spesso una strada senza uscita e ci invitano a proseguire altrove.

Rio
Spesso si accomunano tutti i corsi d’acqua di Venezia sotto il nome di “canale”, ma la realtà è che la città lagunare di canali ne conta solo quattro: il Canal Grande, il Canale di Cannaregio, il Canale della Giudecca e il Canale della Scomenzera. Tutti gli altri, infatti, sono rii, ben più stretti o più corti delle quattro principali vie di comunicazione e non per forza navigabili.
Con il passare degli anni molti rii sono stati interrati e trasformati in percorsi pedonali. In quel caso la calle prende spesso il nome di rio terà, ossia “rio interrato”, come Rio Terà dei Pensieri, nel sestiere Santa Croce, o Rio Terà de le Carampane, del quale vi ho raccontato la storia nel post dedicato alle curiosità del sestiere San Polo.

Riva
Il termine “riva” indica le fondamente che costeggiano il Canal Grande e il Bacino di San Marco e che un tempo erano le banchine dedicate all’approdo delle navi mercantili, ecco perché sono spesso più ampie delle normali fondamente e non sono dotate di parapetti. La più famosa è senza dubbio Riva degli Schiavoni, a due passi da Piazza San Marco, ma lungo il Canal Grande ci sono anche Riva del Carbon o Riva del Ferro, che prendono il nome dalle merci che venivano scaricate in quel punto, o Riva de Biasio, che prende il nome da una delle leggende del Sestiere San Marco.
Oggi, per praticità, con il termine “rive” si indicano anche quelle che costeggiano i rii, che sono dotate di approdi e che solitamente presentano delle piccole scalinate sporgenti che facilitano la discesa e la salita delle persone e delle merci sulle imbarcazioni.

Salizada
La salizada (o salizzada) è una calle molto larga e da sempre fondamentale per la circolazione cittadina. Proprio per la loro importanza, se gli altri percorsi venivano ricoperti in mattoni disposti a spina di pesce (come si può vedere ancora oggi di fronte alla chiesa della Madonna dell’Orto nel sestiere Cannaregio), le salizade venivano pavimentate con i masegni (in italiano “macigni”), le caratteristiche lastre in trachite, o con lastre di selce (salizzo), alle quali si deve il nome.
Tra le principali ci sono Salizada San Pantalon, Salizada San Lio e Salizada San Geremia.

Sestiere
A Venezia i quartieri si chiamano “sestieri” e ce ne sono sei: Cannaregio, Castello, Dorsoduro, San Marco, San Polo e Santa Croce. Ognuno di loro ha una sua storia e caratteristiche proprie, ma anche leggende, tradizioni e curiosità che custodisce gelosamente.
Non solo, i “quartieri” di Venezia vengono ricordati costantemente anche dalle sue imbarcazioni più famose: le gondole. Ve ne ho parlato in maniera più approfondita nel post dedicato ai sestieri di Venezia.

I nizioleti: protagonisti della toponomastica veneziana
Tutte le parole dell’elenco vengono riportate sui nizioleti (“piccoli lenzuoli”, in italiano): le caratteristiche indicazioni dipinte sulle pareti degli edifici veneziani e rappresentate da un rettangolo bianco circondato da un bordo scuro. Non solo, un nizioleto può indicare anche la direzione e il percorso da prendere a seconda della propria destinazione; è il caso di quelli che suggeriscono la via “Per San Marco” o per andare “Al Vaporetto” e, in questo caso, i più recenti sono spesso realizzati in metallo.
I nizioleti, inoltre, vengono ancora oggi utilizzati per indicare i numeri civici, anche se in questo caso i caratteri non sono dipinti in nero, ma in rosso. Una curiosità: i civici veneziani non vengono numerati a seconda della via, ma del sestiere, e quindi spesso raggiungono numeri molto elevati, come il 6828 nel caso di Castello; il numero 1 è spesso associato a monumenti e luoghi importanti per la città, come Palazzo Ducale per il sestiere di San Marco o la Basilica di Santa Maria della Salute per Dorsoduro.

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Conoscete altri termini curiosi legati alla toponomastica veneziana? Se avete dubbi, domande o suggerimenti, lasciate un commento!
Le immagini sono state scattate con un iPhone 6s e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.
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