San Daniele del Friuli: cosa vedere tra arte, storia e buon cibo


San Daniele del Friuli tra arte, storia e buon cibo. L’itinerario dedicato a cosa vedere in questo comune della provincia di Udine.
San Daniele del Friuli, con i suoi circa 8000 abitanti, è una delle cittadine che più rappresentano il territorio friulano e la provincia di Udine: un’area dove storia e arte si mescolano con tradizioni antichissime e prodotti d’eccellenza.
Vi porto a scoprirla.
La storia di San Daniele del Friuli
San Daniele del Friuli si trova a circa 252 metri sul livello del mare ed è, in qualche modo, il cuore del Friuli, il territorio che insieme alla Venezia-Giulia forma l’attuale regione.
Cittadina dalle origini incerte, San Daniele inizia a farsi notare intorno al 1139, quando diventa uno dei “pubblici mercati” e dei liberi comuni più importanti del territorio insieme a Cividale e Aquileia, ma è a partire dal Quattordicesimo secolo che diventa una piccola protagonista della parte nord orientale della penisola.

Occupata dalla famiglia Da Camino (della quale vi avevo parlato anche nel post dedicato a Portobuffolè), dal conte di Gorizia e dai duchi d’Austria, nel 1392, dopo un secolo di conquiste e riconquiste, San Daniele decise infine di unirsi alla città di Udine nel 1392 con la quale rimase fino al 1420, quando passò sotto il dominio veneziano.
È proprio in questo periodo che il comune inizia a fiorire e a prosperare regalando monumenti e luoghi che ancora oggi arricchiscono il centro storico cittadino.

San Daniele, che entra a far parte del Regno d’Italia nel 1866, viene segnata poi in maniera indelebile dalla Prima Guerra Mondiale. Dopo aver sfondato il fronte italiano sul Carso la notte tra il 24 e 25 ottobre 1917, infatti, le truppe austro-germaniche si spostarono verso est e, a partire dal novembre dello stesso anno, saccheggiarono e devastarono la cittadina per circa un anno. Tutto terminò il 4 novembre 1918.
Messa in ginocchio dai bombardamenti alleati del 1944 e, fortunatamente, solo parzialmente colpita dal terremoto del Friuli del 1976, oggi San Daniele fa parte del circuito Cittàslow, una rete di comuni che hanno come obiettivo il “buon vivere” (dei cittadini e dei visitatori) e si basano sui concetti cardine del marchio Slow Food.

Cosa vedere a San Daniele del Friuli
Piccolo labirinto di vicoli e strade che salgono verso aa Vittorio Emanuele II, San Daniele del Friuli è un comune ricco di storia e di tesori artistici in grado di lasciare senza parole.
Ecco cosa vedere a San Daniele del Friuli, i luoghi da non perdere se visitate questa cittadina in provincia di Udine.

Il Santuario di Madonna di Strada e il Museo del Territorio
Costruito nel XVII secolo, il Santuario di Madonna di Strada è uno degli edifici barocchi più importanti del Friuli-Venezia Giulia e conserva al suo interno un’icona realizzata nel 1506 da Pellegrino da San Daniele e considerata miracolosa: la Madonna con il Bambino.

Di fianco al Santuario, all’interno dell’ex convento domenicano e del seicentesco chiostro dell’ospedale vecchio, è stato invece istituito il Museo del Territorio, che ospita una collezione che si compone in parte di opere d’arte e in parte di reperti archeologici e di strumenti di uso comune.
Gli oggetti esposti, circa 23.000, spaziano dal periodo romano a quello contemporaneo e raccontano il territorio dal punto di vista archeologico, storico, artistico ed etnografico.
Il Museo del Territorio è aperto dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 12.30 e il biglietto costa 3€ a tariffa intera e 2€ a tariffa ridotta per under 18, gruppi, studenti e over 65. Tutte le informazioni aggiornate sul sito Museosandaniele.it.

Piazza Vittorio Emanuele II
Piazza Vittorio Emanuele II è il cuore di San Daniele, uno dei punti più alti della cittadina e luogo dove si concentrano il maggior numero di edifici storici, primi fra tutti il Duomo di San Michele Arcangelo e il Palazzo Comunale, ma anche il Monte di Pietà.
Qui c’è anche l’ufficio del turismo, nel caso in cui foste alla ricerca di maggiori indicazioni o informazioni.

Duomo di San Michele Arcangelo
Cominciato nella prima metà del Settecento su progetto iniziale di Domenico Rossi, ma consacrato nel 1806, il Duomo di San Michele Arcangelo è un edificio a tre navate realizzato da più architetti e che, grazie alla sua imponente facciata bianca, è diventato presto il vero protagonista della piazza.

Arricchito da elementi cinquecenteschi, come il battistero e il campanile, iniziato nel 1531 e rimasto incompiuto, e da altri più recenti, come i portali bronzei del 1982, il duomo ospita anche uno degli organi più grandi di tutta la regione e un’opera di Antonio de Sacchis, detto il Pordenone: la Trinità.
Durante la Prima Guerra Mondiale fu gravemente danneggiato dai bombardamenti e usato come luogo di prigionia, ma il 4 novembre 1918 ospitò le celebrazioni per la ritrovata libertà.
La chiesa è visitabile autonomamente tutti i giorni dalle 7.00 alle 18.30, ma se volete approfondire sappiate che c’è anche la possibilità di partecipare a visite guidate.

Il Palazzo Comunale
Il Palazzo Comunale, a lato del duomo, è un edificio che risale al Quindicesimo secolo e che è caratterizzato da un’affasciante loggia quattrocentesca che non può passare inosservata. Oggi ospita l’archivio comunale e una delle biblioteche più antiche d’Italia: la Civica Biblioteca Guarneriana, istituita grazie alla donazione dell’umanista friulano Guarniero d’Artegna nato a Pordenone intorno al 1410 e morto proprio a San Daniele del Friuli nel 1466.
La sua raccolta, iniziata con i 173 codici manoscritti donati dall’umanista e arricchita grazie alla donazione di monsignor Giusto Fontanini nel 1736, è composta da testi di diversa natura; tra i più importanti spiccano alcune opere miniate, una preziosa Bibbia Bizantina e un’edizione del Quattordicesimo secolo dell’Inferno di Dante Alighieri.

La biblioteca si compone di una Sezione Moderna e di una Antica, quest’ultima, la più importante dal punto di vista storico-artistico, è aperta il mercoledì dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00 e il sabato dalle 15.00 alle 18.00; è chiusa il mese di agosto. Tutte le informazioni per la visita sul sito Guarneriana.it.
Io purtroppo l’ho trovata chiusa durante la mia visita, ma spero di rimediare presto.

Casa del Trecento
La Casa del Trecento, a due passi dal campanile del Duomo (in Via Roma), è, come suggerisce il nome, un antico edificio che risale al Quattordicesimo secolo e che è sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Soprattutto, è l’unica abitazione della San Daniele medievale sopravvissuta allo scorrere del tempo.
Oggi è gestita dalla sezione locale dell’Associazione Nazionale Alpini e al suo interno ospita un piccolo museo con reperti risalenti alle due guerre. La collezione è visitabile su appuntamento: telefonando allo 0432 954350 o scrivendo un’email a anasandanieledelfriuli@virgilio.it.

Chiesa di Sant’Antonio Abate
La chiesa tardo-gotica di Sant’Antonio Abate si trova non distante da Piazza Vittorio Emanuele II ed è il risultato di un mix di stili e di scuole che spaziano dal Friuli alla Lombardia.
Consacrata nel 1308 e danneggiata pesantemente da un terremoto quarant’anni più tardi, la chiesa è soprannominata da molti la “Cappella Sistina friulana” per i numerosi affreschi che la decorano, alcuni realizzati da Vitale da Bologna e altri da Martino da Udine, artista noto anche come Pellegrino da San Daniele.

Se l’interno è ricco di colori, la facciata è l’esatto opposto. Realizzata in bianca pietra d’Istria nel 1470, presenta un rosone con uno dei primi esempi friulani di vetrate a mosaico e una scultura che raffigura la Maternità. Sopra il portone, invece, sono stati scolpiti Sant’Antonio Abate, San Giovanni Battista e Sant’Antonio da Padova.
La chiesa è aperta gratuitamente tutti i giorni dalle 8.00 alle 18.30.

Porta Gemona o il “Portonàt”
Porta Gemona, chiamata così perché rivolta verso Gemona del Friuli, a circa 20 chilometri di distanza, a San Daniele è nota a tutti come il Portonàt, il “portone” ed è inserita in ciò che rimane di un’antica torre medievale. Oggi è l’unica porta ancora esistente.
A progettarla fu niente di meno che Andrea Palladio, celebre architetto che nel 1579 ottenne l’incarico dal cardinale Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia e figura di spicco del territorio veneziano. A lui, per esempio, si devono la realizzazione della chiesa di San Francesco della Vigna e l’ampliamento di Palazzo Grimani, entrambi nel sestiere Castello, e un’importante collezione che, insieme ad altre, oggi forma il Museo Archeologico Nazionale di Venezia ospitato a Museo Correr, in Piazza San Marco.

Piazza Cattaneo
Non distante dal Portonàt c’è poi Piazza Cattaneo, un luogo che rischierebbe di passare inosservato se non fosse per la fontana cinquecentesca che lo contraddistingue.
Un tempo questo spiazzo era noto anche come Piazza degli Ebrei per la sinagoga che vi sorgeva, luogo di culto e di studio della radicata comunità ebraica sandanielese che affondava le sue origini nella metà del Cinquecento e che abbandonò la cittadina solo all’alba della Seconda Guerra Mondiale.
Usato come stalla durante l’occupazione austro-tedesca del 1917 e svuotato di ogni oggetto sacro nel 1948, quando gran parte delle opere furono trasferite a Gerusalemme, nel Museo del tempio di rito italiano, l’edificio fu demolito nel 1969 perché ormai totalmente abbandonato e inutilizzato.
Per la storia della comunità ebraica sandanielese vi consiglio la pagina dedicata sul sito di Pro San Daniele.

Chiesa di Santa Maria della Fratta
La Chiesa di Santa Maria della Fratta, consacrata nel 1348, è un altro esempio di architettura tardo-gotica e all’esterno, dove è presente un bassorilievo che raffigura la Madonna con il Bambino in trono adorati da due angeli, non si discosta molto dallo stile e dalle linee che contraddistinguono anche quella di Sant’Antonio Abate.

L’interno, invece, è decisamente più spoglio e monocromatico con gli elementi decorativi ridotti al minimo, colpa anche delle granate che il 30 ottobre 1917 sfondarono il tetto e danneggiarono gravemente l’edificio.

Elemento curioso è la campana quattrocentesca, in origine posizionata sul campanile del Duomo e sopravvissuta alla Prima Guerra Mondiale. Al tempo le truppe austro-tedesche avevano l’abitudine di fondere le campane per realizzare nuove armi, quando staccarono questa dalla sua posizione originale, però, si resero conto che era stata fusa a Villach, in Austria, e quindi, considerandola una connazionale, la risparmiarono.
La chiesa è aperta gratuitamente tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00.

La Chiesa di San Daniele in Castello
A pochi passi dal centro storico c’è anche la Chiesa di San Daniele in Castello, che però io per questioni di tempo non sono riuscita a raggiungere.
Dedicato al patrono cittadino, l’edificio sorge a lato dei resti dell’antico castello di San Daniele, del quale oggi rimangono solo pochi resti; il campanile della stessa chiesa è stato ricavato da una delle torri della fortezza.
La chiesa è aperta solo su appuntamento e i contatti sono gli stessi validi per la Casa dei Trecento.

Il prosciutto di San Daniele
Nonostante le sue bellezze storico-artistiche, San Daniele del Friuli è famosa in tutto il mondo per il suo prosciutto crudo DOP, prodotto da una trentina di aziende sul territorio.
Realizzato con cosce di maiali nati, allevati e macellati in Italia, sale marino e nessun conservante né additivo, il prosciutto di San Daniele è caratterizzato da un ciclo produttivo di almeno 13 mesi e dalla presenza dello “zampino”, che non solo agevola il drenaggio dell’umidità, ma strizza anche l’occhio alla tradizione friulana.

A rendere unico questo prodotto è, infine, il particolare microclima della zona, influenzato sia dall’incontro tra i venti freddi che soffiano dalle Alpi Carniche e quelli più miti che salgono dal Mar Adriatico, sia dall’umidità e dalla temperatura regolate dalle terre moreniche sulle quali il comune si appoggia e dalle acque del vicino fiume Tagliamento.
Come potete immaginare, se volete assaggiare il prosciutto a San Daniele avrete l’imbarazzo della scelta. Su ottimo consiglio di persone del posto io sono stata Ai Bintars, un locale storico con tanto di tovaglie a quadretti bianchi e rossi in via Trento Trieste (chiuso il mercoledì sera e il giovedì).


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Le immagini sono state scattate con un iPhone 6s* e una Canon 80D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.