La storia del “Barba Zucòn”: tra i racconti veneti degli antichi filò

Il filò e la fiaba del Barba Zucòn, l’orco che mangiava i bambini in un sol boccone: una pagina del folclore trevigiano e veneto.
La storia del Barba Zucòn, o Barba Sucòn, è una di quelle che nonni e genitori raccontano ai bambini, eredità di un passato ricchissimo e pieno di tradizioni. In questo post vi parlo del filò e vi racconto questa storia che ha accompagnato la mia infanzia.
La tradizione del filò
Nelle lunghe sere invernali, quando gli unici luoghi davvero caldi erano le stalle, le famiglie contadine si riunivano tra paglia e animali per scaldarsi. Durante questi incontri, chiamati filò (dal verbo filare, attività che occupava le donne in queste occasioni) si raccontavano storie e filastrocche: gli adulti narravano e i bambini ascoltavano.
Tradizione tipica dell’area di Treviso, il filò ha lasciato in eredità moltissimi racconti e altrettante rime specchio del passato e fondamenta del futuro. Una delle tante storie raccontate ai bambini è quella del Barba Zucòn, un uomo burbero, simile ad un orco, che si narra mangiasse i bambini.
La storia del Barba Zucòn
Una mamma e la sua bambina abitavano da sole in una piccola casetta, durante il Carnevale la madre decise di cucinare le frittelle, ma aveva bisogno di una padella e lei non l’aveva.
L’unico a possederla era il Barba Zucòn, un omone burbero e barbuto che viveva nel bosco vicino, così la mamma decise di mandare la bambina a chiedere in prestito la padella, ma la piccola, spaventata dalle voci su quell’omone non voleva andare. «Non ti preoccupare, figlia mia, promettigli che gli riporteremo la padella e un cesto di frittelle per ringraziarlo, vedrai che non ti farà nulla», disse la mamma per tranquillizzare la piccola, così lei accettò.
Attraversato il bosco, la bambina arrivò alla catapecchia del Barba Zucòn e bussò alla porta. L’uomo aprì la porta, era proprio spaventoso come dicevano e la piccola dovette farsi coraggio per chiedere in prestito la padella, lui accettò, ma aggiunse «se non mi porterai le frittelle, verrò a casa tua e ti mangerò in un sol boccone!».
Tornata a casa, madre e figlia iniziarono a fare le frittelle, dopo averle impastate, fritte e zuccherate, ne prepararono un cesto per il Barba Zucòn e la piccola s’incamminò di nuovo verso la casa dell’uomo.
Cammina, cammina, le venne fame e decise di mangiare una frittella, pensando che tanto l’orco non se ne sarebbe accorto. Le frittelle erano così buone, che la bambina decise di mangiarne un’altra, e un’altra ancora e senza accorgersene finì il cesto. Spaventata e con le lacrime agli occhi cercò una soluzione e notò che lì vicino un asino aveva appena fatto i suoi bisogni e siccome erano della forma delle frittelle, decise di riempire il cesto con quelli.
Dopo aver bussato alla porta del Barba Zucòn, la bimba gli diede in fretta la padella e il cesto e scappò veloce verso casa. L’uomo, impaziente di assaggiare le frittelle, ne mangiò una senza nemmeno guardarla, ma una volta messa in bocca si rese conto di quello che stava mangiando e sputò tutto subito. «Questi non sono scherzi da fare! Stanotte verrò a casa tua e ti mangerò in un sol boccone!», urlò al vento il Barba Zucòn.
La bambina intanto, una volta arrivata a casa, raccontò tutto alla mamma che pensò subito a come risolvere questo enorme problema, così decise di realizzare una bambola di pezza delle dimensioni della figlia e la riempì di chiodi, vetri e cocci. La notte la mise sotto le coperte al posto della bambina, mentre la piccola si nascondeva sotto il letto.
A mezzanotte udirono un tuono e la porta si aprì cigolando. «Guarda che sono sul primo gradino!», urlò il Barba Zucòn dal piano di sotto, e la mamma disse alla bambina «Ficcati sotto! Ficcati sotto!». «Guarda che sono sul secondo gradino!», gridò l’orco, e la mamma «Ficcati sotto! Ficcati sotto!», e così via finché l’uomo non entrò in camera.
«Guarda che sono sul vicino al tuo letto e ora ti mangio in un sol boccone!», ma invece della bambina, l’uomo si mangiò la bambola e non appena arrivò nello stomaco il Barba Zucòn cominciò ad urlare per il dolore e, invece di uscire dalla porta, si buttò dalla finestra.
Le diverse versioni della storia del Barba Zucòn
La fiaba, avendo origine popolare, ha moltissime versioni, il nome stesso del Barba Zucòn cambia a seconda dei dialetti. La storia qui raccontata si basa sulla versione presente nel libro Fiabe e filastrocche di Treviso per i più piccoli*, a cura di Sonia Montagner (La libreria di Demetra, 1998, ISBN 9788844006464).
Conoscevate la storia del Barba Zucòn? Quale versione si racconta dalle vostre parti? Lasciate un commento!
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Oriana
È stato un ricordo emozionante, me la raccontava il mio papà (classe 1921 di adria)
quando ero piccola.
Volevo raccontarla al nipotino ma non la ricordavo
Grazie mille!!
Martina Sgorlon
OrianaCiao Oriana, mi fa tanto tanto piacere!
P
La versione corrisponde alla fiaba che mi raccontava in dialetto della bassa ferrarese mia zia classe 1908.
Unica variante: l’orco era il nonno “nunin nunon zuchela”
Martina Sgorlon
PGrazie per aver condiviso la tua versione, è sempre bello scoprire le piccole cose che cambiano da provincia a provincia!
Marco
Si me la raccontava sempre mia nonna da piccolo
Un pordenonese che vive in UK
Martina Sgorlon
MarcoCiao Marco, grazie mille per il tuo commento. È sempre bello leggere di persone che portano con sé, anche a chilometri e chilometri di distanza, queste storie!
Giacinta
Zuchin zucon zuchela…imprastem la padella…… un misto tra parlata veneta e ferrarese della terra polesana.
Baci!
Martina Sgorlon
GiacintaCiao Giacinta, le parlate locali sono davvero una ricchezza! 🙂
flavio
Me la raccontava mia nonna (classe 1913), a cui la raccontavano le sue anziane zie, a Corva di Azzano Decimo (già Friuli). Oggi l’ho raccontata alla mia bambina… Grazie!
Martina Sgorlon
flavioCiao Flavio, che meraviglia questa tradizione orale, è bello sapere che continua ancora oggi con te e la tua bambina!
flavio
Ciao Martina, sono Flavio, libraio della tua stessa provincia e sono finito casualmente nel blog perché stavo cercando materiale sul Barba Zhucon….in quanto mi piacerebbe riuscire a convincere un editore a rieditare questa favola amatissima soprattutto in Sinistra Piave (ma ho scoperto che esistono moltissime varianti, c’è il Nonno Coccon in Toscana, il Barba Sucon a Chioggia e altre versioni. Mi ha fatto piacere trovarla nel tuo blog. Ciao
Martina Sgorlon
flavioCiao Flavio! Piacere di conoscerti, anche se solo virtualmente! Sarebbe davvero bello ritrovare questa storia in libreria, anche perché è legata all’infanzia e alle tradizioni di molte persone! Ti faccio un grande in bocca al lupo per questo progetto 🙂
Céline AZZANO-BENCHEIKH
Grazie a Lei per questa condivisione. Nata e vivando a Parigi di un papà maniaghese sono cresciuta con questa storia del barba Sucon che era la mia preferita…
Martina Sgorlon
Céline AZZANO-BENCHEIKHMi fa davvero tanto piacere! 🙂
Lisa Augelli
Mia nonna invece me ne raccontava una versione in cui c’era una strega chiamata Barba sucheta
Martina Sgorlon
Lisa AugelliCiao Lisa! Grazie per aver condiviso questo ricordo, non conoscevo la versione della strega 🙂
Eury
Anche mia mamma me la raccontava sempre quando ero piccola. Ogni volta che Barba Sucòn saliva su un gradino, lei mi diceva “ficate soto…ficate soto” e io ridendo mi nascondevo sempre più sotto le coperte. Proprio l’altro giorno ho chiesto a mamma se si ricordasse di questa storia e lei subito “ficate soto…ficate soto” e insieme ci siamo messe a ridere e a ricordare.
Martina Sgorlon
EuryAnche a casa mia funzionava così, il “ficate soto” portava la storia fuori dalle pagine facendoci infilare sempre di più sotto le coperte. Dei bellissimi ricordi che conservo ancora oggi 🙂
Isabelle JULLIEN
Io ho 76 anni e vivo in Francia. Mi ricordo benissimo della storia che mi racontava la mia Nonna Ernesta . Veneta, la Nonna viveva à Milano. Da piccola, quando andavo da lei, ero da vero tremenda e lei mi racontava la storia delle fritelle di Barba Zuccon. Per di più mi aveva dette Che lui era in soffitto, proprio Sopra l’appartamento dove noi stavamo!
Martina Sgorlon
Isabelle JULLIENCiao Isabelle, grazie per il tuo commento e per aver condiviso i tuoi ricordi ❤
Winlogee
Mi sono imbattuta per la prima volta in questa storia durante alcune ricerche per la mia tesi di laurea su Andrea Zanzotto: a lui si deve l’omonimo libro illustrato per bambini, in cui il racconto è stato trascritto sia in italiano che in dialetto trevigiano.
Che io sappia, invece, dalle mie parti (in Emilia) non esistono storie analoghe… 🙂
Martina Sgorlon
WinlogeeCiao 🙂
Che tesi interessante, è sempre bello scoprire qualcosa in più sulle tradizioni italiane! Grazie per il tuo commento 🙂
A presto 🙂
jonathanjro16
Io da piccolo leggevo una versione simile, solo che al posto dell’uomo c’era un lupo e mi faceva paurissima perché finiva che il lupo si mangiava veramente la bambina!
martinaway
jonathanjro16Oh mamma! Traumatica come versione! 😉
Di dove sei?