Profondità di campo e apertura: come sfruttarle per migliorare le vostre foto

Profondità di campo e apertura: come funziona il diaframma e come sfruttarlo per migliorare le proprie fotografie di viaggio, ma non solo.
Paesaggi nitidi e dettagli incorniciati da uno sfondo che si trasforma in macchie di colore. Sapere utilizzare al meglio le impostazioni manuali della fotocamera permette di giocare con la profondità di campo e migliorare le proprie fotografie senza ricorrere alla postproduzione. Ve ne parlo in questo post.
Il diaframma
Il diaframma è un meccanismo mobile presente nell’obiettivo fotografico che può essere regolato a seconda della quantità di luce che vogliamo lasciar penetrare fino al sensore della fotocamera; un po’ come accade nell’occhio umano, quando la pupilla si allarga o si restringe a seconda della luminosità di un ambiente.
Questo meccanismo, composto da un numero variabile di lamelle, può essere allargato o ristretto manualmente attraverso le impostazioni della fotocamera, scegliendo così non solo l’apertura e la quantità di luce necessaria per lo scatto, ma anche la profondità di campo dell’immagine.

Cos’è la profondità di campo
La profondità di campo rappresenta l’area di messa a fuoco e, quindi, la zona entro la quale gli oggetti presenti nell’inquadratura appariranno nitidi: maggiore la profondità di campo, maggiore il numero di elementi a fuoco all’interno della fotografia.
A livello pratico, quindi, se volete immortalare un paesaggio, per esempio, e volete che ogni elemento sia nitido, la profondità di campo deve essere elevata, se, invece, volete concentrarvi su un volto o su un piccolo dettaglio e volete fare in modo che ciò che sta alle sue spalle o intorno risulti sfocato, avrete bisogno di una profondità di campo ridotta. Ne ho parlato anche nel post dedicato a come migliorare le fotografie.
Nelle macchine fotografiche, la profondità di campo è espressa dal “valore f” (o “numero f” o ancora “f/stop”), dove la lettera sta per focal ratio, un valore che si riferisce all’apertura del diaframma. Il valore può essere indicato sia con la lettera “f” minuscola che maiuscola e, a livello matematico, è pari alla lunghezza focale dell’obiettivo divisa per l’apertura del diaframma.
Nelle impostazioni manuali della fotocamera, più è elevato il valore numerico affiancato alla “f”, maggiore sarà la profondità di campo; in genere si va da un minimo di f/1 a un massimo di f/32. I valori al di sotto di f/8 aiutano a isolare il soggetto, quelli da f/8 a f/11 indicano aperture “generiche” e, in un certo senso, multiuso, mentre quelli superiori a f/11 sono i più indicati per paesaggi e scene ampie.

Profondità di campo e luminosità
Anche se, quindi, la profondità di campo è legata in particolare alla messa a fuoco, proprio per il suo dipendere dal diaframma è strettamente collegata anche alla luminosità.
Una minore profondità di campo, infatti, si realizza con una maggiore apertura del diaframma, che a sua volta permette a una maggiore quantità di luce di raggiungere il sensore. Al contrario, una maggiore profondità di campo è data da un diaframma più chiuso, attraverso il quale entrerà quindi meno luce.
Per bilanciare lo scatto e aumentare la luminosità delle immagini se si necessita di una profondità di campo elevata, sarà quindi necessario intervenire sul tempo di esposizione (shutter speed, ossia la velocità dell’otturatore) e sul valore ISO, ma di questo ho parlato nel post dedicato al triangolo dell’esposizione.

L’importanza dell’apertura nella scelta dell’obiettivo fotografico
Poiché è legato al diaframma, questo valore è strettamente collegato anche all’obiettivo fotografico (non al corpo macchina) e, in particolare, alla lunghezza focale, ed è per questo motivo che, se decidete di acquistare una nuova ottica per la vostra mirrorless o reflex, è importante valutare anche questo dettaglio.
Gli obiettivi in commercio, infatti, non vengono presentati solo con il valore in millimetri che indica la lunghezza focale (es. Canon 24mm*), ma anche con la massima apertura possibile del diaframma, ossia il più piccolo “valore f” numerico reso disponibile dallo strumento.
Nelle lenti a focale fissa, che normalmente raggiungono valori di apertura massima non accessibili agli obiettivi zoom, il valore espresso è unico (nel mio Canon 24mm, per esempio, si parla di F/2.8), in quelle a focale variabile (zoom) sono due, uno per la lunghezza focale minima e una per la lunghezza focale massima (per esempio nel mio Tamron 70-300mm* si parla di F/4-5.6).
Oltre che dal punto di vista artistico, questo valore è un dettaglio importantissimo anche dal punto di vista pratico. Come dicevo, infatti, un valore più basso corrisponde a una maggiore luminosità dell’obiettivo: se, quindi, vi trovate spesso a scattare fotografie in ambienti bui o poco illuminati (chiese, musei…), un obiettivo con un valore minimo molto basso fa sicuramente al caso vostro.

Sfruttare la profondità di campo in viaggio
Come potete immaginare, quindi, conoscere il concetto di profondità di campo non vi permette solo di conoscere gli aspetti tecnici delle vostre lenti o della vostra macchina fotografica, ma anche di sfruttarli al meglio per realizzare le vostre foto.
Anche se si può sempre intervenire con la post produzione (avevo parlato di programmi per modificare le foto in un altro post), è infatti sempre meglio partire da una buona base, con uno scatto realizzato al massimo delle proprie possibilità. Ecco quindi alcuni consigli per sfruttare al meglio la profondità di campo durante i vostri viaggi (ma non solo) e migliorare le vostre fotografie.

I paesaggi
Quando si scatta in un contesto urbano o si vuole immortalare un paesaggio nella sua interezza, l’apertura del diaframma è il primo elemento da prendere in considerazione. Impostare una profondità di campo massima, infatti, permette di mettere a fuoco tutti gli elementi e di portare a casa una cartolina nitida in ogni sua parte, foschia e condizioni climatiche permettendo.
Come anticipavo, però, un valore f elevato, come può essere f/22, comporta un’apertura minima del diaframma e, di conseguenza, una quantità di luce minore. Poiché questa mancanza viene compensata in primis dal tempo di esposizione (ossia il tempo per il quale il sensore rimane esposto alla luce e quindi la durata dello scatto), per evitare foto mosse si può utilizzare un treppiede oppure si può appoggiare la macchina fotografica su un supporto o su un muretto, così rimarrà immobile per i secondi necessari.

Infine, se volete immortalare un paesaggio, ma gli elementi in primo piano non vi interessano, non lasciatevi limitare dalla regola generale e riducete la profondità di campo così da sfruttare al meglio la luce, ma senza rinunciare alla qualità dell’immagine.
In questo caso, l’importante è non scordarsi di impostare la messa a fuoco sugli elementi in secondo piano o su quelli che vi interessano, lasciando sfocati quelli in primo piano, come nella foto qui sotto.

I dettagli
Per i dettagli, la profondità di campo è la chiave e fa la differenza tra una fotografia anonima e una più intima o studiata e per questo è sempre meglio puntare su un valore inferiore a f/8, in modo da isolare il contesto e concentrarsi sul particolare che ci interessa.
In questo caso, le aperture minime si rivelano le migliori alleate, quindi non abbiate paura di osare e di scendere al di sotto del valore f/8. Ricordatevi, però, di sceglierlo in base al contesto, alla vostra distanza e alle dimensioni del soggetto per evitare di mettere a fuoco solo una sua piccola porzione e non il protagonista della vostra foto nella sua interezza.

I ritratti
Quello che vale per i dettagli vale anche per i ritratti. Anche in questo caso, infatti, il consiglio generale è quello di mantenere, per quanto riguarda l’apertura, un valore inferiore a f/8, in modo da isolare al meglio il soggetto e da nascondere uno sfondo che potrebbe distrarre dal protagonista o, in alcuni casi, risultare poco piacevole.
Come prima, però, è importante valutare il contesto, le dimensioni e la lontananza del soggetto, perché valori troppo bassi potrebbero non solo mettere a fuoco un solo elemento (naso, labbra…) e non il volto nella sua interezza, ma anche distorcere il soggetto. Per questo motivo non esiste una regola generale e all’inizio bisogna procedere per tentativi, poi sarà l’esperienza a guidarvi.

Se volete approfondire l’argomento, trovate una selezione di corsi di fotografia online per principianti nel post dedicato.
Se avete dubbi, domande o suggerimenti relativi alla profondità di campo e all’apertura, lasciate un commento 🙂
Alcune immagini presenti in questo post sono tratte da Unsplash, dove sono libere per usi commerciali. Le altre sono state scattate con macchine fotografiche e obiettivi diversi. Potete trovarle tutte nei miei album su Flickr.
*All’interno di questo post potrebbero essere presenti dei link di affiliazione, contrassegnati da un asterisco. Questo significa che se decidete di effettuare una prenotazione o di fare un acquisto e utilizzerete questi link, i siti mi riconosceranno una percentuale. Per voi non ci sono costi aggiuntivi, ma così facendo supporterete questo blog e il lavoro che si nasconde dietro ogni articolo pubblicato. Grazie ❤