A Possagno alla scoperta di Canova: la gypsotheca, il museo e il tempio
Possagno: città natale di Antonio Canova. In visita al museo, dalla casa alla gypsotheca, e al Tempio Canoviano per scoprire l’uomo e l’artista.
Possagno si trova in provincia di Treviso, ai piedi del Monte Grappa e tra i fiumi Piave e Brenta. Non raggiunge nemmeno i 3.000 abitanti, ma tra i suoi cittadini illustri vanta un nome che ha segnato la storia dell’arte: quello di Antonio Canova.
La vita di Antonio Canova
Antonio Canova nacque a Possagno nel 1757, nella casa nella quale inizia la visita, in un’area contadina e artigiana che all’epoca era nota soprattutto per i suoi scalpellini, che lavoravano le pietre del Monte Grappa, e di fornaciai, che invece realizzavano le tegole per le abitazioni.
Dopo la morte del padre, avvenuta quando lui ha solo quattro anni, la madre si risposò e si trasferì nella vicina Crespano. Antonio, però, rimase con il nonno paterno, tagliapietre e scultore, e sarà proprio questo rapporto ad avvicinare il giovane all’arte e alla lavorazione della pietra.

A 11 anni diventò garzone nel vicino laboratorio Bernardi-Torretto di Pagnano, una bottega affermata che tra i committenti vantava importanti famiglie veneziane dell’epoca. Proprio grazie a questo lavoro, Antonio ottenne ottimi contatti a Venezia e cominciò prestissimo a esporre i propri lavori, come il Dedalo e Icaro oggi ospitato a Museo Correr, nel cuore di Piazza San Marco.
Tra tutti venne notato dal nipote di Papa Clemente XIII, veneziano della famiglia Rezzonico, che gli commissionò il monumento funebre dedicato al pontefice che oggi si trova a San Pietro. Così, a 23 anni, il giovane artista si trasferì a Roma stabilmente.

Roma all’epoca era una delle città più importanti d’Europa, con un via vai continuo di persone, di artisti, di nobili e mercanti. Quello di Canova, inoltre, è anche il periodo degli scavi archeologici, non solo romani, ma anche campani, e lui li visitò tutti alla ricerca di nuove ispirazioni. Saranno proprio queste nuove scoperte a formare il suo gusto Neoclassico.

Canova morì nel 1822, a soli 64 anni, senza essersi mai sposato e senza eredi. Quando lui aveva 18 anni, però, dal nuovo matrimonio della madre nacque un fratellastro, Giovanni Battista Sartori, che, per emanciparsi culturalmente, entrò in seminario a Padova dove entrò in contatto con una realtà universitaria di altissimo livello e imparò il francese, l’inglese e l’aramaico.
Sarà proprio questo fratellastro, in qualche modo, l'”erede universale” dell’artista. Nel 1800, infatti, si trasferì a Roma e diventò il segretario di Antonio, seguendolo dal punto di vista professionale fino alla sua morte.

Possagno e Canova: i luoghi da non perdere
Oggi chi raggiunge l’Alta Marca Trevigiana e Possagno non può non visitare il Museo Canova, uno dei più antichi del Veneto, con la casa natale dello scultore e la splendida Gypsotheca, e il Tempio Canoviano: due luoghi che raccontano la vita e le opere di uno dei più grandi artisti Neoclassici.
Vi accompagno a scoprirli.

La casa natale di Antonio Canova
La casa natale di Antonio Canova è la prima metà del Museo Canova di Possagno: una struttura del Seicento ampliata e restaurata dallo stesso artista con i soldi guadagnati a Roma.
Al suo interno si possono vedere non solo le sale dedicate alla vita quotidiana, come la cucina, ma anche dipinti, disegni, bozzetti e statue che ripercorrono la vita dell’artista.
Ci sono inoltre strumenti, ritratti, mobili di inizio Ottocento e abiti, come quello indossato da Canova durante la posa della prima pietra del Tempio Canoviano. Un vero e proprio dietro le quinte di uno degli scultori più importanti di sempre.

Una delle parti più affascinanti della casa, secondo me, è la torretta-atelier realizzata da Canova durante i lavori di restauro. All’interno di questo spazio luminoso oggi sono conservati i busti realizzati dall’artista: un piccolo museo del ritratto.

Ad arricchire il percorso all’interno della casa, nella cantina che conduceva all’ala dedicata agli ospiti, oggi c’è un piccolo studio di scultura dove si può scoprire il modo di lavorare dell’artista: dal disegno agli ultimi dettagli prima della consegna della scultura al committente, passando per il bozzetto in argilla e la statua in gesso.

Qui si possono scoprire anche due segreti di Canova. Il primo è che, conservando la scultura in gesso, quella in marmo poteva essere replicata nei minimi dettagli su richiesta. Soprattutto, in questo modo la scultura poteva essere realizzata dalla sua bottega e lui poteva limitarsi alla finitura finale.
Il gesso, insomma, era una sorta di campionario, oltre che l’unica scultura realizzata interamente dalle mani dell’artista e, per alcuni, la vera e propria opera d’arte originale.

Il secondo, invece, riguarda gli strumenti e le tecniche, prima fra tutte quella che permetteva di estrarre dal marmo una copia esatta della scultura in gesso.
I garzoni di bottega puntellavano il gesso realizzato dal maestro e poi prendevano le misure tra un chiodo e l’altro attraverso un particolare strumento che, posizionato sul pezzo di marmo, permetteva di intervenire sul punto esatto mantenendo distanze e proporzioni.
In particolare, all’interno dello studio si può ammirare il lavoro sulla Venere Italica, anche lei esposta a Museo Correr a Venezia.

Al di là delle sculture famosissime, Canova sarà anche pittore, ma non venderà mai nessuna delle sue opere, trasformando così la sua casa natale in una sorta di pinacoteca. L’unico dipinto esposto pubblicamente è la pala all’interno del Tempio Canoviano, realizzata nella torretta-atelier della casa.

Non solo quadri, ma anche disegni, che, come dicevo, venivano usati inizialmente come bozza per la realizzazione delle statue. Soprattutto, però, e questo è uno degli aspetti più innovativi di Canova, i bozzetti venivano riprodotti attraverso l’incisione e poi diffusi gratuitamente in tutta Europa come una sorta di pubblicità.
Il tutto avvenne sulle orme dei famosi stampatori Remondini di Bassano del Grappa ed è proprio grazie a queste incisioni, che erano arricchite da titoli e dediche, che oggi conosciamo i nomi delle sue sculture.

La Gypsotheca
La Gypsotheca (raccolta di gessi) è la seconda metà del museo. Ciò che oggi si può vedere al sui interno lo si deve a Giovanni Battista Sartori, perché fu lui, dopo la morte dell’artista, a raccogliere l’intera bottega di Roma, con tanto di strumenti e gessi, e a portarla a Possagno dove si trova dal 1829.

Questo particolare museo fu realizzato nel 1836 dall’architetto Francesco Lazzari, ma meno di un secolo dopo, alla fine della Grande Guerra, ebbe bisogno di un massiccio intervento.
Durante la Prima Guerra Mondiale, infatti, nel Natale del 1917, una granata austriaca dal Piave, probabilmente per errore, lo colpì causando ingenti danni e distruggendo moltissimi gessi, restaurati poi grazie alle fotografie scattate negli anni precedenti il disastro.
Con il passare del tempo la struttura fu poi ampliata grazie ai nuovi progetti di Carlo Scarpa e Luciano Gemin, entrambi realizzati nel Novecento.

Qui si possono vedere tantissime opere originali come Ercole e Lica, il monumento funebre ad Antonio Alfieri, con l’Italia che piange uno dei suoi più grandi letterati, e Teseo e il Centauro. Sono tutte riconoscibili come originali perché hanno ancora i chiodini in ferro che ne permettevano le repliche.
Alcune opere, invece, come la statua di George Washington e la Maddalena Penitente del 1796, una vera e propria scultura Romantica, sono state ricostruite dopo i danni subiti nel 1917 e, come si può vedere, non hanno più i chiodi. Altre ancora, come Cupido e Psiche, sono state parzialmente ricreate e li presentano sono in alcune parti.

Come vedrete, all’interno della Gypsotheca sono presenti più versioni delle Grazie. Pensate che sono note anche come “Grazie dotali”, perché spesso il loro ricavato veniva donato da Canova alle ragazze di Possagno che non avevano la dote e che, in questo modo, riuscivano a sposarsi. Un uomo dal grande talento e pieno di virtù umane.

Il Complesso Canoviano si trova in via A. Canova 74 ed è aperto dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 18.00 e la domenica fino alle 19.00. L’ultimo ingresso è previsto un’ora prima della chiusura. È chiuso i lunedì, il 25 dicembre, il 1 gennaio e la domenica di Pasqua.
Il costo del biglietto è di 10,00€ a tariffa intera e di 6,00€ a tariffa ridotta valida per over 65, studenti fino a 25 anni, Forze dell’Ordine, invalidi e diversamente abili, membri Touring Club, ACI, FAI, The Venice International Foundation e Treviso Ricerca Arte e per i gruppi di almeno 20 persone. Esiste un biglietto famiglia a 22,00€ che prevede l’ingresso per due genitori e un qualsiasi numero di figli under 25.
L’accesso è gratuito per gli insegnanti che accompagnano le scolaresche, i bambini fino ai 6 anni, giornalisti incaricati dalla testata, tesserati ICOM, residenti a Possagno e accompagnatori di diversamente abili.

Ho visitato tre volte la Gypsotheca di Possagno, ma solo una con visita guidata e non posso che consigliarvela caldamente. Costa solo 2€ in più, ma scoprirete tantissime cose e trasformerà l’intera esperienza. È disponibile il sabato, la domenica e i festivi dalle 11.00 alle 15.00. Se possibile, chiedete del signor Marcello Cavarzan, una guida appassionata e in grado di raccontarvi tantissimi segreti e curiosità che non ho inserito in questo post per non rovinarvi la sorpresa.
All’interno non è possibile fare fotografie, ma a me è stato concesso in occasione di un viaggio stampa. In alcuni casi è possibile richiedere un permesso con 15 giorni di anticipo. Trovate tutto sul sito MuseoCanova.it.

Il Tempio Canoviano
Oggi non si può pensare a Possagno senza il Tempio Canoviano, ma prima della posa della prima pietra, avvenuta l’11 luglio 1819, il progetto era conteso tra alcuni comuni, primo fra tutti Asolo, che aveva già approvato la concessione del Colle di Sant’Anna per la costruzione.

Fu lo stesso Canova a rifiutare l’offerta. La sua chiesa doveva appartenere alla sua città natale, più povera e abitata da persone molto diverse dai nobili che frequentavano Asolo. I suoi concittadini ne avevano più bisogno, perché la chiesa dell’epoca era troppo piccola, e Canova non cedette, pagando di tasca sua la realizzazione dell’edificio e ideando l’intero progetto.
Soprattutto, utilizzò materiali della zona, come i sassi tondi del Piave e le pietre tagliate a mano, e le maestranze locali per erigerla, dando lavoro a chi, in quel periodo di transizione tra il governo veneziano e quello austriaco, si trovava in gravi difficoltà economiche.

Canova non vide mai il Tempio completato e fu suo fratello a seguire i lavori fino all’ultimo intervento del 1832. Oggi sono sepolti insieme al suo interno, anche se il cuore dell’artista si trova nel monumento funebre ospitato nella Basilica dei Frari e la mano destra, invece, all’Accademia, entrambe a Venezia.
Il Tempio si basa su un concetto pagano, così come la pala della Deposizione di Cristo realizzata dallo stesso Canova: Dio è sole. E non lo è solo all’interno del quadro, ma anche all’interno della chiesa, quando a mezzogiorno esatto entra dalla finestra sulla cupola illuminando l’altare.
Anche se può ricordare molto il Pantheon di Roma, in realtà il Tempio non vuole esserne una copia. C’è però un dettaglio che, in qualche modo, li unisce.
Canova, a Roma, ha preso il posto di Raffaello: responsabile degli scavi archeologici, dei Musei Vaticani e confidente del Papa nel campo dell’arte. Raffaello è sepolto nel Pantheon, sulla sinistra, Canova è sepolto nello stesso punto, ma nel Tempio. La posizione fu voluta da Giovanni Battista Sartori come omaggio alla grandezza di suo fratello.

L’ingresso al Tempio Canoviano è gratuito. La chiesa è aperta dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Si trova proprio di fronte al museo, a pochi metri a piedi.

Dove dormire nell’area del Monte Grappa

Durante il mio breve viaggio nell’area dell’Alta Marca e del Monte Grappa ho trascorso una notte all’Hotel Canova* di Cavaso del Tomba. La struttura è comodissima per chi arriva in auto ed è autonomo, perché si trova in ottima posizione per visitare tutta la zona (Asolo, Monte Grappa, Possagno) e ha un ampio parcheggio all’interno dei cancelli. L’hotel, poi, è specializzato in sport e relax. ideale per chi vuole vivere la zona in maniera attiva e dedicarsi anche al proprio benessere.
La camera era pulita, con un letto comodo e un bagno molto ampio (forse uno dei più grandi mai trovati durante i miei viaggi). A colazione c’è un ampia scelta, sia dolce che salata e lo staff è molto gentile e accogliente.
Siete mai stati a Possagno per scoprire la vita e le opere di Canova?
Se avete domande, dubbi o suggerimenti, lasciate un commento!
Ringrazio il Consorzio Città d’Arte e Ville Venete “Giardino di Venezia”, il GAL Alta Marca, UNPLI Veneto e Beatrice Bonsembiante, dell’agenzia BellAsolo – Tourism and Culture in Veneto per le esperienze vissute nell’area del Grappa.
Le immagini sono state scattate con un iPhone 6s* e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.