Portobuffolè: uno dei Borghi più belli d’Italia in provincia di Treviso
Vi accompagno per le strade di Portobuffolè durante il mercatino dell’antiquariato. Ecco cosa vedere in uno dei borghi più belli d’Italia.
Portobuffolè è un piccolo borgo medievale a un passo dal confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, una delle chicche della Marca Trevigiana che meritano una sosta se si va alla scoperta di questo territorio.
Portobuffolè in pillole
È il comune più piccolo della provincia di Treviso e fa parte sia de “I borghi più belli d’Italia” sia dei paesi che hanno ottenuto la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, riconoscimento dato alle piccole eccellenze dell’entroterra.
La storia di Portobuffolè inizia in epoca romana, quando nasce con il nome di Septimum de Liquentia, il “centro a sette miglia (da Oderzo) lungo il fiume Livenza”.
Nel dodicesimo secolo, poi, Septimum diventa Portus Bufalendi, un termine del latino medievale traducibile con “canale” o ricollegabile alle “bufaline”, imbarcazioni tipiche del trasporto fluviale. Entrambe le ipotesi sono più che valide, perché è proprio il suo fiume a favorirne lo sviluppo.
Il Livenza, infatti, essendo navigabile e sfociando a pochi chilometri da Venezia, è stato per secoli una via di comunicazione perfetta e fondamentale per il trasporto delle merci dall’entroterra alla laguna e viceversa.
Per questo suo essere un punto di riferimento commerciale, dopo anni di governo della famiglia Da Camino, Portobuffolè finisce infine nelle mani della Serenissima e nobili e commercianti stabiliscono qui le loro dimore.

Cosa vedere a Portobuffolè
Il paese si può visitare facilmente in mezza giornata e l’ideale è scoprirlo durante uno degli eventi che animano le piazze e le vie del centro come il mercatino dell’antiquariato, che si tiene ogni mese.
Le tappe da inserire nell’itinerario non sono molte e vi permetteranno di scoprire la storia e gli angoli più belli di questo piccolo centro della Marca. Ecco cosa vedere a Portobuffolè.

Il mercatino dell’antiquariato
Il mercatino di Portobuffolè è uno dei più famosi della provincia di Treviso tra quelli dedicati all’antiquariato e al collezionismo. Si tiene ogni seconda domenica del mese ad eccezione di agosto e ospita più di 200 espositori provenienti anche da altre regioni italiane.
Ci troverete piccoli oggetti, orologi, francobolli, antichi giocattoli, ceramiche, libri, mobili. Io adoro questi appuntamenti, perché starei ore a curiosare tra le bancarelle.
Se decidete di visitarlo, vi consiglio di andarci la mattina o nel primo pomeriggio, perché verso le quattro e mezza molti espositori (soprattutto quelli che arrivano da più lontano) cominciano a imballare le proprie cose.

Piazza Ghetto
Come dicevo, proprio per la sua posizione strategica lungo il fiume Livenza, una delle principali arterie fluviali che permettevano di raggiungere Venezia, Portobuffolè era un importante centro commerciale ed economico.

Per questo motivo, durante il governo della Serenissima, numerosi banchieri si trasferirono qui dai centri vicini e dalla stessa Venezia. Molti di loro erano ebrei e alcuni arrivarono anche da Francia e Germania, da dove erano stati cacciati con l’accusa di aver diffuso la peste.

In paese comparvero quindi una sinagoga (che oggi è il Duomo) e, di fianco, la residenza del suo Capo: l’edificio principale che si affaccia sull’attuale Piazza Ghetto.
Nel 1480, però, alcuni ebrei residenti a Portobuffolè furono ingiustamente accusati di infanticidio e condannati al rogo in Piazza San Marco a Venezia. Il paese bandì per questo tutta la comunità e oggi, in loro memoria, c’è una targa in ebraico affissa sul palazzo che ospitava l’Arcisinagogo.

Il Duomo
Il Duomo di Portobuffolè, dedicato a San Marco, nasce come sinagoga ebraica e per ottant’anni, dopo il 1480, rimase chiuso e inutilizzato.
La chiesa fu consacrata nel 1559 e ciò che si può vedere ora è il risultato di continue modifiche fatte in epoche differenti: l’area dell’altare è barocca, quella del coro risale al Settecento e si trova dove c’era l’antico cimitero, il rosone fu chiuso nell’Ottocento.

L’interno è luminoso e abbastanza semplice, con decorazioni minime e che, come la struttura, sono un mix di stili diversi che però si amalgamano perfettamente.
Sul lato sinistro, dove c’è anche un altare settecentesco, è stata posta un’urna con le reliquie di San Gervasio, mentre sopra il battistero si può vedere una pala dedicata alla Madonna dipinta nel 1536 da Francesco da Milano.
Il Duomo si può visitare solo prima e dopo le funzioni religiose.

La Torre Civica
La Torre Civica, che sovrasta il Palazzo Municipale e la sua loggia, è uno dei simboli del comune ed è l’unica delle sette costruite lungo la fortificazione a essere giunta fino a noi.
Eretta nel Decimo secolo e modificata nel Rinascimento, è alta 28 metri ed è decorata con un orologio. Fino al Novecento è stata utilizzata come prigione, ma oggi ospita il Museo del contadino e dell’artigianato dell’Alto Livenza.
La Torre Civica è visitabile il sabato e i festivi dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.

Il Monte di Pietà
Sotto la Torre Civica c’è il Monte di Pietà, il banco dei pegni istituito dal Senato veneziano nel 1480 dopo che gli Ebrei furono cacciati e i loro beni confiscati.
L’edificio è riconoscibile per i suoi elementi decorativi. I primi sono gli affreschi cinquecenteschi che si affacciano su Piazza Vittorio Emanuele II e che raffigurano la Fama (con le trombe tra le braccia), la Giustizia (con la bilancia), la Carità (con i bambini) e forse ciò che rimane della Pace. Il secondo è il Leone di San Marco sulla facciata d’ingresso.

Quest’ultimo è noto anche con il nome di Leone “in moeca”, perché realizzato all’interno di un cerchio che ricorda il carapace di un piccolo granchio tipico della Laguna, la moeca, appunto.
Oggi il Monte di Pietà ospita il centro di informazioni turistiche.

L’antico Fontego del Sale
Non distante dal Monte di Pietà c’è un edificio che rischia di passare inosservato, ma che, in realtà, era uno dei più importanti del paese: il Fontego.
L’antica dogana, tra le principali del territorio, era utilizzata come magazzino e laboratorio per il sale che arrivava da Venezia. Questo bene prezioso veniva poi lavorato e infine spedito via fiume o via terra verso il Cadore, la Germania e l’Austria.
Oggi ospita la locanda Vecchia Dogana.

La Casa di Gaia da Camino
Quella di Gaia da Camino è una delle figure più note che ruotano attorno al comune di Portobuffolè e fu citata anche da Dante Alighieri nel canto XVI del Purgatorio.
«O tuo parlar m’inganna, o el mi tenta»,
rispuose a me; «ché, parlandomi tosco,
par che del buon Gherardo nulla senta.Per altro sopranome io nol conosco,
Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, XVI, vv. 136-141
s’io nol togliessi da sua figlia Gaia.
Dio sia con voi, ché più non vegno vosco.

La poetessa discendeva da una delle famiglie più importanti di tutta la zona e quando, alla fine del Tredicesimo secolo, sposò il Podestà di Treviso Tolberto Da Camino, i due diventarono signori di Portobuffolè. Anche se vissero qui, al limite della Marca, lei è sepolta all’interno della chiesa trevigiana di San Nicolò, che vi consiglio di visitare.
La sua casa si trova in una via laterale non distante dalla piazza e al suo interno è decorata con affreschi risalenti al Quattordicesimo secolo e che raffigurano scene di vita cortigiana, guerrieri e paesaggi.
La casa è aperta la domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.00, il sabato solo il pomeriggio. Ospita attualmente mostre temporanee d’arte contemporanea.
Porta Friuli e il ponte
Porta Friuli è uno degli angoli più suggestivi di Portobuffolè e l’ultima ancora in piedi dopo che Porta Trevisana, alla fine di Viale Margherita, fu distrutta nel 1918.
Come dice il nome, accoglieva i visitatori e viaggiatori in arrivo dal vicino Friuli Venezia-Giulia e li salutava con il suo Leone di San Marco.
La cosa interessante, però, è che il libro aperto non riporta la tipica scritta latina “Pax tibi Marce Evengelista meus“, ma “Diritti e doveri dell’uomo e del cittadino”. Furono i francesi a modificarla quando entrarono in possesso dei domini veneziani nell’Ottocento.

Il suo ponte, realizzato nel 1780 per sostituire quello levatoio in legno, è il più antico tra quelli costruiti in muratura sul fiume Livenza, il quale corso è stato però deviato nel 1900.
Mentre lo si attraversa è possibile vedere un’antichissima Bocca della Verità e se ci si affaccia verso sinistra, vegetazione permettendo, si può vedere la botola attraverso la quale accedere alla galleria sotterranea trecentesca.

Quest’ultima è chiamata la Slondrona e collegava il porticciolo di Porta Friuli con quello di via Rivapiana, dall’altra parte di Portobuffolè.
Camminando all’interno della porta, invece, si può ancora intravedere lo stemma della famiglia Da Camino e, sulla parete opposta, la nicchia, oggi murata, dove si pagava il pedaggio per entrare in paese.

La Chiesa di San Rocco
Quando l’ormai ex ospedale di Portobuffolè, costruito nel 1362 fuori dalle mura, cominciò a ospitare numerosi malati di peste, il Consiglio Comunale decise di affiancare all’edificio un piccolo luogo di preghiera e di dedicarlo al protettore contro le malattie infettive.

La Chiesa di San Rocco prese così il posto di un edificio più antico del Quattordicesimo secolo e fu consacrata nel 1538. Da allora molti la conoscono anche come la “Chiesa dei Baracaioli” per la vicinanza con il fiume Livenza e per le persone in cura all’interno del sanatorio.
L’ospedale non è più visitabile e la chiesa è attualmente in fase di restauro.

L’Oratorio di Santa Teresa
Di fianco all’ingresso di Villa Cellini-Giustinian, costruita nel 1695 e oggi purtroppo chiusa al pubblico, si trova l’Oratorio di Santa Teresa.
Si tratta di un piccolo edificio costruito nel Settecento in stile neoclassico e decorato con le statue della Fede, della Speranza e della Carità.

Una volta entrati si viene accolti in uno spazio luminoso e stuccato di bianco, ma molto semplice, con un affresco sul soffitto raffigurante il Trionfo di Santa Teresa e un pavimento decorato. Sull’altare ci sono tre statue in marmo di Carrara (San Giovanni Battista, la Vergine e Sant’Antonio Abate) e un crocifisso realizzato dall’artista Andrea Brustolon, vissuto tra il 1600 e il 1700.
L’Oratorio di Santa Teresa è aperto il mercoledì, il giovedì, il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00.

Informazioni utili per visitare Portobuffolè
Durante il mercatino dell’antiquariato, quando le strade del centro sono chiuse, è possibile lasciare l’auto in un parcheggio sulla sinistra della strada provinciale, a due passi dall’ingresso del paese. Il costo è di 1,50€.
Abitando vicino, non ho mai dovuto cercare alloggio a Portobuffolè, quindi non saprei darvi indicazioni precise, ma qui sotto vi lascio una mappa* dove potete trovare tutte soluzioni e le varie offerte, anche nei dintorni.
Booking.comLe immagini sono state scattate con un iPhone 6s* e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.
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