Sulle Ande peruviane con il libro “Ande dimenticate” di Manuel Santoro: intervista all’autore


Ande dimenticate: il libro di Manuel Santoro che racconta attraverso testimonianze e incontri la tragica storia recente del Perù. Intervista all’autore.
Immergersi tra le leggende e la storia recente del Perù e delle Ande, in perfetto stile Exploreading. Vi porto a scoprire il libro Ande dimenticate di Manuel Santoro: facciamo due chiacchiere con l’autore.
Il libro Ande dimenticate
Quello raccontato da Manuel in Ande dimenticate non è solo un viaggio in Perù, in quel paese che nella mente di tanti viaggiatori è rappresentato quasi esclusivamente dalle straordinarie rovine di Machu Picchu, ma anche e soprattutto un viaggio nella memoria; in quella dei territori e dei paesini che attraversa e in quella delle persone che incontra lungo il cammino.
Partito da Ayacucho, nel centro del paese, l’autore ha percorso le strade della sierra e delle Ande più aspre per visitare alcune comunità locali isolate, ma che non sono state risparmiate dalle violenze che hanno segnato la nazione dagli anni Settanta. Ed è proprio sulle cicatrici lasciate dal Sendero Luminoso, l’organizzazione terroristica di ispirazione maoista, che si focalizza il libro.
Sono già trascorsi quarant’anni e i ricordi sono ancora vividi per una popolazione che ha saputo sopportare e andare avanti. […] In tutto questo l’imperativo è uno solo: vietato dimenticare. Combattere l’oblio è infatti un modo potente di fare giustizia.
Manuel Santoro

Da Chungui, passando per il villaggio di Cancha Cancha, per Chuschi, per Tupe, ultimo avamposto dell’antica lingua Jaqaru, fino ad arrivare al quartiere Miraflores di Lima, un luogo in netto contrasto con tutti gli altri, Manuel ha raccolto testimonianze e con loro ha collezionato leggende, sorrisi e istantanee di un Perù lontano dagli itinerari tradizionali.
Non solo di memoria, il libro è intriso anche dell’amore di Manuel per questa terra lontana e per il Sud America, di quella sua “americalatinità“, come la chiama lui, che paragona al mal d’Africa. Un affetto puro e alimentato da una sana curiosità che mi ha fatto apprezzare ancora di più l’intero volume.
Nonostante le difficoltà della vita la gente pareva contenta, una caratteristica che contraddistingue il popolo peruviano e che aveva contribuito a farmi innamorare di questo Paese.
Manuel Santoro
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L’intervista a Manuel Santoro
Manuel Santoro, oltre che autore, è anche travel blogger (potete leggere le sue esperienze su Iviaggidimanuel.com) e ho avuto il piacere di conoscerlo di persona durante un evento del settore qualche anno fa. Dopo aver letto il libro, edito da Alpine Studio, gli ho posto qualche domanda. Di seguito l’intervista.
◆ Ciao Manuel, ti ringrazio per la disponibilità. Nel corso della lettura sono sorte spontanee alcune domande ed è un piacere poter soddisfare queste curiosità facendo direttamente due chiacchiere con te. Vorrei partire dall’inizio. Tu hai fatto il tuo primo viaggio in Sud America poche settimane dopo esserti laureato. Cosa ti ha spinto a visitare proprio quei luoghi? Era un richiamo che sentivi da molto tempo o è stata una scelta un po’ casuale dettata da una curiosità improvvisa?
Ciao Martina. Intanto colgo l’occasione per ringraziarti. Quanto al mio viaggio post laurea sentivo il richiamo del Sud America già da diversi anni. Non so esattamente cosa mi spinse a scegliere il Perù ma l’attrazione profonda verso la cultura andina partiva da lontano.
Non nascondo che il programma Overland abbia svolto un ruolo importante già dalla mia infanzia. Ricordo come se fosse ieri quei camion arancioni solcare le strade dell’America Latina ed io seduto sul divano accanto ai miei genitori. Fu proprio il Perù, insieme alla Bolivia, a colpirmi particolarmente.
◆ Ande dimenticate, scritto dopo il tuo quarto viaggio in Perù, si concentra soprattutto sulle ferite e sulle cicatrici provocate dal Sendero Luminoso, l’organizzazione terroristica che ha messo in ginocchio alcune aree del paese a partire dagli anni Settanta. In Perù è un tema che per ovvi motivi è ancora presente nella quotidianità dei cittadini, ma nelle cronache europee è passato un po’ in secondo piano rispetto ad altri che hanno riempito giornali e telegiornali tra gli anni Settanta e Novanta. Tu hai scoperto questi fatti dopo essere arrivato lì la prima volta o era un argomento che avevi già approfondito prima di partire per il Sud America dopo la laurea?
Fu la mia terza volta in Perù a segnare il “punto di non ritorno” con Sendero Luminoso. Prima di allora avevo sentito parlare solamente sui libri di storia di questa organizzazione terroristica e delle tristi vicende ad essa correlate.
In particolare è stata la città di Ayacucho ad avvicinarmi. Tutto è nato da questa brulicante città nel cuore della Sierra. È qui che Sendero Luminoso ha mosso i primi passi ed è proprio qui che ho conosciuto persone che attraverso testimonianze mi hanno fatto comprendere quanto queste tematiche siano ancora attuali. Volente o nolente i discorsi con la gente di Ayacucho finiscono lì, nei meandri dei ricordi, ancora vividi nella popolazione. È stato tutto questo a spingermi a da approfondire, partendo dal Museo della Memoria della città.

◆ Leggendo il libro si incontrano più volte leggende e credenze popolari usate come ingrediente fondamentale delle conversazioni. Sulla base di ciò che hai percepito durante il tuo viaggio e, quindi, esclusivamente secondo la tua opinione, credi che le numerose superstizioni siano così vive e così presenti nella vita quotidiana per cercare di contrastare un passato crudo e doloroso o pensi che le due cose non siano collegate e che il Perù abbia, a prescindere da tutto, un legame fortissimo con queste leggende?
Il Perù, come un po’ tutte le realtà andine, cela miti e leggende tramandate di generazione in generazione. Sono storie ancestrali insite nella cultura del posto e che a mio parere non solo collegate a un passato crudo come quello di Sendero Luminoso.
Ciò nonostante ritengo che tali vicende, tristi e dolorose, abbiano aiutato a consolidare il legame con la tradizione, ad esempio correlando personaggi leggendari dalle caratteristiche negative alla presenza di forestieri nelle proprie comunità rurali.

◆ Il libro racconta sicuramente gli aspetti, gli eventi e gli incontri più importanti del tuo viaggio, ma c’è qualcosa che, a volume pubblicato, avresti voluto inserire? O dei luoghi che magari avresti voluto visitare, ma per i quali non hai avuto tempo? Eventualmente, ti va di condividerli qui?
Con più giorni a disposizione avrei voluto raggiungere due comunità rurali della regione di Ayacucho testimoni di due eventi simbolo accaduti durante l’epoca della violenza.
La prima è Lucanamarca, testimone di un massacro il 3 aprile del 1983 quando 69 contadini furono uccisi dal gruppo terroristico Sendero Luminoso. La seconda è Uchuraccay, dove ad essere assassinati furono otto giornalisti, la loro guida e un membro della comunità, il 26 gennaio 1983. In questo caso furono gli abitanti del posto ad assassinarli, dopo averli scambiati per terroristi.

◆ Leggendo il libro si percepisce spesso la necessità di improvvisare, soprattutto per quanto riguarda i mezzi di trasporto, limitati e non sempre disponibili, o per scoprire luoghi che non conoscevi, mi viene in mente la tua visita a Tupe. Per quanto riguarda la pianificazione del viaggio, invece, come ti sei organizzato?
Un po’ come in tutti i viaggi da me organizzati sono solito prenotare solo i voli e la prima sistemazione nella città di arrivo, Lima in questo caso. Mi piace studiare un itinerario di massima che puntualmente modifico in corso d’opera in funzione di incontri e imprevisti.
Un sito fondamentale per la mia preparazione è stato quello del LUM (Lugar de la Memoria), dove sono ricostruiti un po’ tutti gli accadimenti del periodo della violenza. Grazie a questo sito ho creato un itinerario generale, passo che ha contribuito alla ricerca di contatti e associazioni locali che potessero darmi una mano durante il viaggio.

◆ Che consigli pratici daresti a chi vuole scoprire il Perù, che sia per compiere un viaggio simile al tuo, basato sull’approfondimento di alcune pagine di storia, o anche solo per scoprire un po’ il paese?
Il mio consiglio principale è quello di documentarsi approfonditamente prima della partenza. Seppur in maniera limitata, ci sono luoghi in Perù che si possono visitare solamente con contatti di fiducia, ecco perché è sempre bene riuscire a creare una piccola rete ancor prima di raggiungere una destinazione. Può capitare che la gente continui ad essere restia nel parlare di determinate tematiche. La paura è ancora forte in alcune comunità rurali.
Accanto a questo ritengo che per affrontare un’esperienza del genere sia bene prendere sempre le dovute precauzioni, evitando di uscire nelle ore notturne. In aggiunta ritengo che fondamentale sia dormire in guest house e strutture a gestione famigliare. Spesso sono quei luoghi a celare i migliori contatti.
◆ Parlando di destinazioni, invece, quali sono i luoghi e le esperienze che non si dovrebbero perdere durante un viaggio in Perù? Qual è, secondo te, il periodo migliore per visitare il paese?
Oltre alle classiche mete imperdibili, prime fra tutte la città di Cusco e la straordinaria Machu Picchu, avrei il piacere di segnalarti un paio di chicche spesso fuori dai circuiti turistici internazionali.
La prima è la Reserva Paisajística Nor Yauyos Cochas, un’area protetta custode di fauna selvatica e una miriade di cascate all’interno di fiumi cristallini. La seconda è Cajamarca, nel nord, una cittadina coloniale ricca di attrazioni nei dintorni.
Personalmente amo viaggiare in Perù tra i mesi di settembre e ottobre quando le temperature sono piacevoli, il tempo è più o meno stabile e nelle città più turistiche non ci sono gli affollamenti dei mesi di alta stagione.

◆ Ci sono delle letture che consiglieresti? Sia per chi vuole partire realmente per il Perù, sia per chi vuole scoprirlo da casa, attraverso le pagine di guide, romanzi o saggi.
C’è un romanzo che a me piace moltissimo, ambientato in Perù proprio durante il periodo di Sendero Luminoso: Il Caporale Lituma sulle Ande* di Mario Vargas Llosa. È la storia di un caporale della Guardia Civil, Lituma, che insieme al suo valido aiutante, il giovane Tomás, è costretto ad indagare sulla scomparsa di tre manovali in un desolato villaggio tra le montagne della Sierra.


Conoscevate il libro Ande dimenticate di Manuel Santoro? Vi piacerebbe leggerlo? Lasciate un commento🙂


Manuel Santoro nasce a Pescara nel 1988. Dopo una laurea specialistica in Management delle imprese dello sport e del turismo, ha fatto del turismo il suo settore professionale. Attualmente lavora come freelance: blogger, tour leader e digital creator. I suoi viaggi sono caratterizzati da destinazioni insolite e dallo stretto contatto con le popolazioni locali.
Ande dimenticate, edito da Alpine Studio e pubblicato a febbraio 2020, è il suo primo libro di viaggio.
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Ringrazio Alpine Studio Editore per avermi inviato gratuitamente il libro Ande dimenticate (che rientra nella collana “Orizzonti”).
Le foto del Perù sono state gentilmente fornite dall’autore, le altre sono state scattate con una Canon 80D*.
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Jules
Adoro i libri che parlano di viaggio! Sembra molto interessante!
Martina Sgorlon
JulesCiao Jules, questo libro mi ha fatto scoprire moltissimo su un paese che non conoscevo, te lo consiglio 🙂