Parole inventate a Venezia: termini e modi di dire curiosi nati in Laguna

Parole inventate a Venezia: ecco alcuni termini e modi di dire curiosi che sono insospettabilmente legati alla città e alla sua Laguna. Li conoscete tutti?
Gondola, calle, sestiere, campiello. Ci sono alcune parole che, non appena vengono pronunciate, trasportano immediatamente a Venezia e lungo i suoi canali, ma sapevate che queste non sono le sole a essere legate alla città lagunare e alla sua storia?
Parole e modi di dire inventati a Venezia
Nella lingua italiana (ma non solo) esistono moltissimi termini nati o legati in qualche modo a Venezia e alla sua laguna e che si sono diffusi in tutta la penisola grazie all’importante ruolo economico, politico e commerciale svolto dalla Serenissima.
In questo post ho raccolto alcune delle tantissime parole inventate a Venezia, le più curiose, le più insospettabili, ma anche una coppia in dialetto che sarà impossibile non sentire almeno una volta durante il vostro viaggio in città.

Ciao
Diffusa in tutta Italia e oggi usata anche in molte altre zone del mondo come saluto, la parola “ciao” pare sia nata proprio a Venezia e deriverebbe dall’espressione veneta “s–ciavo vostro“, ossia “sono vostro schiavo”, “sono ai vostri ordini”.
Nato come espressione reverenziale, il “ciao” è entrato a far parte della lingua italiana solo nel Novecento e oggi è una delle forme di saluto più informali.
Reggere il mòccolo
A tutti prima o poi capita di “reggere il mòccolo“, ossia assistere alle effusioni di una coppia e alle loro paroline dolci come terzo incomodo; in disparte, certo, ma abbastanza vicino da sentirsi a disagio o da non sapere che fare o come occupare il tempo.
L’espressione nacque nella Venezia del passato, quando, in mancanza dell’illuminazione pubblica, comparì la figura del “codega“: un accompagnatore con tanto di lumino (il mòccolo, appunto) che scortava a casa e tra le pericolose calli della città le persone e, in particolare, coppie e giovani donne. Insomma, reggeva il moccolo per lavoro, letteralmente.

Chiocciola: @
Per quanto possa sembrare contemporanea, la chiocciola (@) veniva usata già secoli fa, anche se la sua origine è incerta ed è legata a numerosissime ipotesi.
Secondo alcuni sarebbe l’evoluzione grafica della parola latina “ad“, trasformata elegantemente dagli amanuensi del Terzo o Quarto secolo, secondo altri, invece, fu inventa nel tardo medioevo dai mercanti veneziani (o da quelli fiorentini, a seconda delle varie teorie) per indicare una particolare misura di peso e capacità: l’anfora.
Ghetto
Oggi la parola “ghetto” viene utilizzata in tutto il mondo per indicare il quartiere ebraico delle città; basti pensare a quello di Budapest, del quale vi ho parlato nel post dedicato al quartiere ebraico della capitale ungherese, di Josefov, quartiere ebraico di Praga, o di quello di Trieste e Padova, per rimanere in Italia.
Quello che molti non sanno, però, è che il termine nacque in Laguna nel 1516, quando la zona che all’epoca ospitava la fornace, il “getto”, fu destinata esclusivamente alla comunità ebraica veneziana. Ve ne ho parlato anche nel post sulle curiosità del sestiere Cannaregio.
La zona è tutt’ora abitata dalla comunità ebraica e ospita un ricco museo dedicato.

Ballottaggio
Anche per l’origine del termine “ballottaggio” esistono diverse ipotesi, alcune legate alla città di Firenze, altre a quella di Venezia, proprio come accade per la chiocciola.
Secondo le ipotesi veneziane, il nome deriva dal complesso sistema usato dalla Serenissima per eleggere il Doge e che prevedeva, tra le altre cose, anche l’uso delle balòte, ossia piccole sfere argentate e dorate. Da allora il termine è entrato nel linguaggio della politica non solo italiana, ma anche internazionale, basti pensare all’inglese ballot.
Gazzetta
Oggi il termine “gazzetta” è diffuso in tutta Italia ed è pian piano diventato parte del titolo di numerosi quotidiani, da Nord a Sud, ma la parola affonda le sue radici nella Venezia del 1500, quando, per aggiornare la cittadinanza sull’andamento della crisi dei rapporti commerciali con l’Impero Ottomano, la Serenissima iniziò a pubblicare e diffondere dei giornali di appena otto pagine.
I fogli con le notizie costavano due soldi e la moneta che corrispondeva a questo importo, realizzata in argento, in veneziano era chiamata gaxeta, poi italianizzata in gazeta e, infine, gazzetta.

Ombra
Se visitate Venezia (ma anche altre città venete), non potete non bere almeno una volta “un’ombra“, ossia un bicchiere di vino rosso locale, magari al banco di uno dei tanti bacari che costellano la città e accompagnato dai famosissimi cicchetti, gli “stuzzichini” veneziani.
Ci sono diverse teorie sull’origine del termine. Secondo alcuni farebbe riferimento alla quantità di vino presente nel bicchiere (circa 0,125l), secondo altri, invece, sarebbe legato all’usanza cittadina di andare a bere qualcosa nelle tante osterie che si trovavano intorno al Campanile in Piazza San Marco e, quindi, all’ombra del campanile. L’espressione “bever un goto de vin al’ombra del campanil” sarebbe poi stata accorciata in “bever n’ombra“.
Schei
Le ombre si comprano con gli “schei“, ossia i soldi, un termine oggi diffuso in tutti i dialetti veneti. Quello che molti non sanno, però, è che la parola, nata a Venezia, in realtà ha origine tedesca e deriverebbe da una moneta coniata durante il periodo asburgico e sulla quale era incisa la scritta Scheidemünze, ossia “moneta spicciola”.
Il termine, che si leggerebbe “sciaidemünze”, è stato accorciato e fin da subito letto all’italiana entrando immediatamente nel linguaggio comune cittadino. Pensate che il valore del metallo di queste monete era inferiore al loro valore legale!

Pantaloni
Fino a qualche secolo fa, i pantaloni erano noti semplicemente come “calzoni”, ma le cose cambiarono con la diffusione di una delle maschere più tipiche del Carnevale di Venezia e della Commedia dell’Arte: Pantalone.
Comparso nel Quindicesimo secolo, Pantalone era un vecchio mercante, un uomo avaro e lussurioso che indossava, appunto, i pantaloni. Con il passare del tempo, l’indumento venne associato sempre di più al personaggio e così, soprattutto in Francia, si iniziò a utilizzare il termine pantalon per indicare proprio i calzoni; l’abitudine è poi entrata anche nel vocabolario italiano.
…e tutte le altre
Una lingua è un essere vivente che si evolve in continuazione, proprio per questo è spesso difficile risalire alla reale origine di un termine: impossibile districarsi tra teorie, ipotesi, influenze.
Secondo molti studiosi, però, le parole inventate a Venezia e oggi presenti nella lingua italiana sono moltissime. Oltre a quelle che ho già condiviso, infatti, ci sarebbero anche quarantena, lazzaretto, regata, marionetta e imbroglio (forse dal “broglio”, il luogo dove i politici veneziani si ritrovavano per discutere di politica e accordarsi), ma anche darsena e arsenale, derivate dall’arabo, ma italianizzate e diffuse grazie all’importante ruolo di Venezia, protagonista del Mediterraneo per secoli.

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Inserireste altri termini tra le parole inventate a Venezia? Conoscevate l’origine di quelli inseriti in questo post? Lasciate un commento!
Per realizzare questo post sono stati usati come fonti il sito di Treccani e dell’Accademia della Crusca.
Le immagini sono state scattate con un iPhone 6s e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.
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