National Museum of the American Indian: la Manhattan dei Lenape (e non solo)

National Museum of the American Indian: alla scoperta della Manhattan prima dei colonizzatori europei. La storia dell’isola, dei nativi Lenape, del museo e tutte le informazioni per la visita.
Prima di New York c’era Manna Hata, “l’isola dalle molte colline”, e tra quelle colline, prima degli olandesi e degli inglesi, c’erano i Lenape. In questo post vi accompagno a scoprire la loro storia, quella dell’attuale Manhattan e del museo che racconta gli usi, i costumi e le tradizioni dei nativi americani: il National Museum of the American Indian.
La storia dei nativi americani dell’isola di Manhattan
Prima dell’arrivo dei colonizzatori europei, l’area di Manhattan faceva parte del territorio noto come Lënapehòkink, un termine in lingua Unami — una delle lingue algonchine dei nativi americani — traducibile con “patria dei Lenape”, la più numerosa tra le tribù che vivevano sull’isola.
Qui i Lenape si dedicavano alla pesca, alla caccia, all’agricoltura e al commercio di prodotti artigianali come monili e accessori, il tutto spostandosi da un accampamento all’altro — come quello di Sapohanikan, nell’attuale Greenwich Village, o di Nechtanc, nell’odierno Lower East Side — seguendo i numerosi sentieri e tracciati che attraversavano l’isola. Molti di questi percorsi sono poi stati trasformati in alcune delle vie più importanti di New York, una fra tutte la Broadway.
Il primo europeo ad avere un reale contatto con i nativi fu Giovanni da Verrazzano, che, a bordo de La Dauphine, battente bandiera francese, navigò lungo le sponde dell’isola incontrando le tribù locali. È però con l’inglese Henry Hudson, nel Seicento, che la storia di Manhattan cambiò radicalmente: fu lui, infatti, a segnalare alla Compagnia olandese delle Indie orientali che la zona era abitata da numerose colonie di castori, le cui pellicce all’epoca andavano incredibilmente di moda in tutta Europa.
Quando la notizia raggiunse il Vecchio Continente, gli olandesi decisero quindi di dare vita ai primi insediamenti commerciali nel Nuovo Mondo, a partire da quello del 1614 nella zona dell’attuale Albany, capitale dello Stato di New York. Per veder comparire un vero e proprio centro abitato europeo bisogna però attendere il 1624, quando sull’attuale Governors Island (all’epoca Noten Eylant) si stabilirono le prime famiglie provenienti dai Paesi Bassi.

Due anni dopo accadde l’evento che cambiò per sempre la storia di Manna Hata: era il 1626 e l’olandese Peter (o Pierre) Minuit decise di acquistare l’intera isola dai nativi Lenape per quelli che oggi sarebbero appena 24 dollari, ponendo così le basi per la futura Nieuw-Amsterdam.
Per ricordare l’avvenimento, dal 1926 sul presunto luogo dello scambio è presente un pennone monumentale noto come Netherland Monument.
Quando gli indiani locali avevano preso un pacco di merci da Pierre Minuit, la loro idea dell’accordo sembrava chiara: gli Uomini Bianchi consegnavano il consueto dono in cambio del diritto di condividere i loro territori di caccia per una o due stagioni. In termini europei si sarebbe potuto configurare come un affitto. Dal momento che gli indiani non possedevano personalmente la terra, l’idea che Minuit la stesse acquistando per sempre non avrebbe mai potuto nemmeno sfiorarli.
NEW YORK*, EDWARD RUTHERFURD. TRADUZIONE DI STEFANO VIVIANI
All’epoca, secondo gli storici, nella zona vivano circa 5.000 nativi americani, ma l’arrivo degli europei portò con sé malattie e guerre; una fra tutte quella del 1643 che vide gli olandesi e i Lenape scontrarsi in quella che è passata alla storia come Kieft’s War, culminata nell’odierna Jersey City, al di là del fiume Hudson, con il massacro di Pavonia nel quale persero la vita oltre 80 nativi. Successivamente, i Lenape unirono nuovamente le forze, ma non riuscirono mai a sconfiggere i coloni; tutto si concluse il 29 agosto 1645 con un trattato di pace.
Secondo le stime, all’inizio del secolo successivo la popolazione Lenape di Manhattan sfiorava appena i 200 individui; molti dei sopravvissuti avevano infatti deciso di spostarsi verso nord e di allontanarsi dal centro abitato, lasciando così l’isola definitivamente nelle mani degli olandesi prima e degli inglesi poi.

Il National Museum of the American Indian
Oggi, a raccontare la storia, gli usi e i costumi dei Lenape e delle tante altre tribù native americane dell’intero continente è il National Museum of the American Indian, a Lower Manhattan, sorto a due passi da dove, secondo gli storici, Peter Minuit avrebbe “comprato” l’isola.
Il museo, dal 1987 parte dell’omonimo polo culturale dello Smithsonian di Washington D.C., è allestito all’interno dell’Alexander Hamilton U.S. Custom House, un palazzo concluso nel 1907 e per anni dogana del porto di New York.

Tutto iniziò con George Gustav Heye, collezionista di artefatti nativi americani, che nel 1916 diede vita a un piccolo museo interamente dedicato, poi aperto anche al pubblico nel 1922 tra la Broadway e la 155th Street, la strada che separa il quartiere di Washington Heights da quello di Harlem.
Il National Museum of the American Indian, ampliatosi e arricchitosi di nuovi oggetti nel corso degli anni, si trasferì nella sua sede attuale, oggi nota anche come George Gustav Heye Center, nel 1987.
Visitare il National Museum of the American Indian
Completamente rinnovato nel 2006, il museo vanta oggi quasi 2.000 metri quadri di spazi espositivi e tre piani, anche se solo uno di questi ospita la collezione permanente. Gli altri sono infatti dedicati all’Auditorium, al Diker Pavilion for Native Arts and Cultures, dove si tengono le esposizioni temporanee, e all’imaginNATIONS Activity Center, uno spazio interattivo pensato in particolare per i più piccoli, ma accessibile solo in caso di attività programmate.
Cuore dell’esposizione è il secondo piano, che accoglie i visitatori con la sua meravigliosa Rotunda, dalla quale si accede alla mostra permanente “Infinity of Nations“. Organizzata per aree geografiche (Nord, Centro e Sud America), l’esposizione permette di scoprire e ammirare da vicino oltre 700 oggetti — dagli utensili all’abbigliamento, dai monili ai vasi — realizzati o utilizzati dai nativi americani.
A questi si affiancano le numerose aree interattive, con audio, fotografie e video, che raccontano la storia, le migrazioni e le evoluzioni delle diverse tribù e dei diversi gruppi etnici dall’antichità a oggi, approfondendo argomenti come lo sport o il ruolo dei nativi nelle diverse guerre combattute dagli Stati Uniti.

Informazioni utili per la visita: orari, biglietti e come raggiungere il museo
Il National Museum of American Indian è gratuito ed è aperto tutti i giorni, tranne il 25 dicembre, dalle 10.00 alle 17.00. Una mappa del percorso espositivo, con le diverse sale, è disponibile sul sito Americanindian.si.edu.
L’ingresso si trova proprio di fronte al Bowling Green, a due passi dal celebre toro di Wall Street, uno dei simboli del Financial District, e può essere comodamente raggiunto con la metropolitana:
- linea 1 con fermata Rector Street o South Ferry;
- linee 2 e 3 con fermata a Wall Street;
- linee 4 e 5 con fermata Bowling Green;
- linee J e Z con fermata a Broad Street;
- linea R (W nel weekend) con fermata a Whitehall Street.
In alternativa ci sono gli autobus delle linee M5, M15 e M20. Trovate tutte le informazioni su come muoversi a New York nel post dedicato.
Infine, se volete approfondire il passato del quartiere prima o dopo aver visitato il museo, vi segnalo che a New York vengono organizzati anche alcuni tour per scoprire la storia di Lower Manhattan, come quello che trovate a questo link*. Con il tour gratuito di New York*, invece, potete scoprire i punti salienti della zona, comprese le ultime case in stile olandese della città. Buon viaggio!

Dove dormire a New York
Durante il mio secondo viaggio a New York ho soggiornato al The Herald*, a due passi da Herald Square e dall’Empire State Building. L’albergo offre solo servizio pernottamento, senza colazione o altri pasti.
La camera non era molto grande, ma rispettava per dimensioni e qualità gli standard newyorkesi. Punto di forza dell’albergo è sicuramente la sua posizione, estremamente strategica per scoprire l’intera città, perché l’area di Herald Square non è solo centrale, ma è anche servita da molte linee della metropolitana.
Per scoprire come raggiungere Manhattan dall’aeroporto e per la mini guida per il vostro viaggio a New York, vi suggerisco i post dedicati.
Se avete domande, dubbi o suggerimenti sul National Museum of the American Indian, lasciate un commento!

Per vedere tutte le foto scattate a New York (con un iPhone 11 Pro* e una Canon 80D*), sfogliate il mio album su Flickr.
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