Il Monte Grappa: visita al Sacrario Militare tra storia e leggenda
Il Monte Grappa: a cavallo tra le province di Treviso, Vicenza e Belluno per scoprire la cima, la sua storia e le sue leggende. Una visita al Sacrario Militare affacciato sulla pianura.
Il Monte Grappa è un luogo ricco di verde, con rocce che spuntano qua e là e camosci e volpi che saltellano da una parte all’altra e si nascondono tra la vegetazione. Soprattutto, però, è un luogo di storia, uno di quelli che la mostrano e la raccontano in ogni angolo.
Dopo avervene parlato nel post dedicato all’Alta Marca Trevigiana, in questo post vi porto sulla cima del monte per scoprire il Sacrario Militare e raccontarvi in pillole cosa accadde qui durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Pagine di storia a strapiombo sulla Pianura Padana.

La geografia del Monte Grappa
Il Monte Grappa si trova nelle Prealpi Venete e, con i suoi 1775 metri d’altezza, si affaccia sulla Pianura Padana che, nelle giornate più terse, si mostra fino alla laguna di Venezia (pare che da lì sopra si vedano anche le grandi navi che risalgono il Canale della Giudecca).
Il massiccio omonimo del quale il monte fa parte e che pare prenda il nome dal termine prelatino krapp, “roccia”, è costeggiato da una parte dal fiume Brenta, che lo separa dall’Altopiano di Asiago, e dall’altra dal Piave e si divide tra le provincie di Treviso, Vicenza e Belluno.

La storia del Monte Grappa
Il Monte Grappa fu teatro di scontri sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale, ma è noto soprattutto per gli avvenimenti legati alla Grande Guerra.
Dopo la sconfitta di Caporetto, infatti, questa zona divenne il punto focale dello scontro e cuore pulsante della difesa italiana sulle montagne per evitare che gli austroungarici riuscissero a raggiungere la pianura. Gli alpini scavarono grotte e gallerie, come la Vittorio Emanuele (oggi visitabile), costruirono postazioni di artiglieria e ripari, alcuni visibili ancora oggi, resistendo fino alla fine.

Nei mesi di conflitto, come si può immaginare, il monte e i colli circostanti vennero bombardati innumerevoli volte. Ancora oggi, se si fa attenzione, si possono notare degli avvallamenti del terreno, dei buchi ormai ricoperti d’erba. Sono tutti i segni lasciati dalle granate.

Tra i colli più colpiti c’è il Monte Pertica, che si trovò in mezzo tra due eserciti e non solo venne conquistato e riconquistato anche 7-8 volte in un giorno, ma pare perse ben 7 metri d’altezza durante il conflitto a forza di granate.
In ogni caso, gli austroungarici non riuscirono mai a conquistare definitivamente il Grappa e scendere a valle e oggi la montagna è “Sacra alla Patria”.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, invece, passò da luogo di scontro a rifugio dei partigiani. È qui che i fascisti catturarono i giovani impiccati poi a Bassano e oggi ricordati lungo Viale dei Martiri. Ve ne ho parlato nel post dedicato a cosa vedere a Bassano del Grappa.

Il Sacrario Militare
Sulla cima del Monte Grappa, a un altezza di 1775 metri, c’è uno dei luoghi più rappresentativi della storia di questo luogo: il Sacrario Militare.
Fu costruito tra il 1932 e il 1935 per raccogliere in un unico luogo tutte le tombe e le salme che fino ad allora riposavano in aree sparse o in piccoli cimiteri militari realizzati sui pendii della montagna.

Dopo tre anni di lavori, il 22 settembre 1935, il sacrario fu inaugurato e da allora ospita 22.910 salme di soldati austroungarici e italiani caduti in questa zona durante la Grande Guerra. Quaranta di loro furono scoperti e spostati qui dopo l’inaugurazione.
Realizzato secondo lo stile fascista, il Sacrario Militare del Monte Grappa è diviso in 3 aree diverse. Sul limite nord, affacciato sui monti, c’è l’ossario austroungarico, su quello sud, affacciato sulla pianura, quello italiano. A dividerli ci pensa la “Via Eroica”: un percorso di 300 metri costeggiato da 14 cippi sormontati dai nomi dei monti che furono triste teatro della Prima Guerra Mondiale.

All’inizio della Via Eroica, sul lato austroungarico, c’è Portale Roma: un’imponente struttura che riporta la scritta “Monte Grappa tu sei la mia patria”, il primo verso della Canzone del Grappa composta nel 1918 dal generale Emilio De Bono e in poco tempo diventata una sorta di inno delle trincee italiane della zona.
«Monte Grappa, tu sei la mia patria,
sovra te il nostro sole risplende,
a te mira chi spera ed attende,
i fratelli che a guardia vi stan.Contro a te già s’infranse il nemico,
che all’Italia tendeva lo sguardo:
non si passa un cotal baluardo,
affidato agli italici cuor.

Non limitatevi a superare il portale, ma entrate e salite le scale. Sulla terrazza, che offre una vista splendida, c’è una mappa che mostra ogni scontro e che vi permetterà di approfondire la visita puntando direttamente gli occhi verso gli antichi campi di battaglia.

Sul lato opposto della Via Eroica, invece, c’è la piccola chiesetta (un sacello) dedicata alla Madonna del Grappa, raffigurata in una statua portata sulla cima del monte il 4 agosto 1901 dal futuro papa Pio X.
Durante la Prima Guerra Mondiale diventò ancora di più un simbolo di fede e di speranza, soprattutto perché non subì mai direttamente i bombardamenti. Gli unici danni, infatti, furono legati a una granata che esplose lì vicino (senza però colpirla) che causarono la perdita di uno dei piedi di Gesù bambino. Questa parte non fu più ritrovata e venne sostituita, ma molti anni dopo ci fu una splendida sorpresa.

Un militare italiano originario di Lucca che si trovava al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, il Sergente Maggiore Angelo Pierini, poco dopo l’esplosione trovò il piede del Bambino e decise di portarlo a casa con sé. Nel 1969, però, sul letto di morte, chiese ai suoi figli di riportare il piedino sul Monte Grappa e loro esaudirono il suo desiderio. Oggi si trova sotto la statua, all’interno di una piccola teca.

Proprio sotto la piccola chiesa, sul piano più alto della grande gradinata affacciata sulla pianura, c’è una delle tombe più note dell’intero sacrario: quella del generale Gaetano Giardino, che portò l’armata italiana alla vittoria.

La storia e la leggenda del soldato Péter Pan
Se quella di Gaetano Giardino è una delle “tombe illustri” del sacrario, sul lato austroungarico c’è una delle più romantiche ed è legata a un racconto che sta a metà tra la realtà e la leggenda. È quella del soldato Péter Pan, un giovane di 18 anni dai capelli biondi e gli occhi azzurri che proveniva da un paesino dell’attuale Romania, Ruszkabanya, famoso per le sue cave.

Una volta reclutato, prima di partire per il fronte, ricevette due regali da due persone a lui molto care. La sua fidanzata gli regalò un mazzolino di fiori, mentre il suo padrino, che era un vecchio marinaio, gli donò una conchiglia in modo che potesse sentire il suono del mare e potesse tenere sempre a mente il suo obiettivo militare: raggiungere Venezia. Lui, invece, per ricordarsi di casa sua, decise di portare con sé anche un sasso preso nelle cave.

Dopo mesi di conflitto, il 18 settembre 1918, circa un mese prima della fine dei combattimenti sul Grappa, una granata italiana colpì un deposito di munizioni austriache e Péter morì insieme a gran parte del suo reparto.
Il giorno dopo, alcuni alpini addetti al recupero dei feriti e dei corpi, lo notarono e, una volta raggiunto, videro che stringeva tra le mani i tre oggetti che aveva portato da casa. Impietositi dalla scena, iniziarono a fare ricerche per scoprire il suo nome e la sua storia, ma bisogna aspettare il 1954 per avere alcune notizie.
La signora Pan, sua madre, per un intero anno dopo la fine del conflitto si recò ogni giorno alla stazione più vicina al suo paese per accogliere suo figlio, ma il giovane non tornò mai a casa. Messasi il cuore in pace, nel 1954 andò sul Monte Grappa per rendere omaggio ai caduti e fu in quell’occasione che scoprì cos’era successo: furono proprio i tre oggetti ad aiutarla a identificarlo con certezza.
Ancora oggi in molti recano omaggio al giovane Péter Pan portando sulla sua tomba fiori, sassi e conchiglie.

Se da una parte c’è la storia, dall’altra c’è la leggenda. Secondo molti, infatti, Péter Pan non era il vero nome del ragazzo, ma furono gli alpini che lo trovarono a darglielo.
Scelsero quel nome non solo per l’aspetto del giovane, ma anche perché il protagonista dell’opera di James Matthew Barrie aveva con sé una capretta e il soldato austroungarico morì sul Col Caprile in Val Capra.

Visitare il Sacrario del Monte Grappa
Il Sacrario Militare del Monte Grappa è raggiungibile in auto, che può poi essere lasciata al parcheggio vicino al rifugio sulla cima. Una volta lì potete visitarlo in autonomia, ma se volete fare una visita più approfondita potete affidarvi alle guide specializzate o a uno degli alpini volontari.
Per prenotare l’esperienza potete chiamare un qualsiasi Gruppo Alpini della zona o quello di Bassano del Grappa. Nel mio caso, ad accompagnarci c’era il signor Fidenzio Grego, di Cismon del Grappa, una guida eccellente e appassionata che vi consiglio.

Il sacrario è sempre aperto, ma la Galleria Vittorio Emanuele III (che io non ho potuto visitare) è aperta solo da giugno a settembre e dal martedì alla domenica. Potete entrare dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 13.30 alle 16.45.

Dove dormire nell’area del Monte Grappa

Durante il mio breve viaggio nell’area dell’Alta Marca e del Monte Grappa ho trascorso una notte all’Hotel Canova* di Cavaso del Tomba. La struttura è comodissima per chi arriva in auto ed è autonomo, perché si trova in ottima posizione per visitare tutta la zona (Asolo, Monte Grappa, Possagno) e ha un ampio parcheggio all’interno dei cancelli. L’hotel, poi, è specializzato in sport e relax. ideale per chi vuole vivere la zona in maniera attiva e dedicarsi anche al proprio benessere.
La camera era pulita, con un letto comodo e un bagno molto ampio (forse uno dei più grandi mai trovati durante i miei viaggi). A colazione c’è un ampia scelta, sia dolce che salata e lo staff è molto gentile e accogliente.
Siete mai saliti sul Monte Grappa?
Se avete domande, consigli o suggerimenti, lasciate un commento!
Ringrazio il Consorzio Città d’Arte e Ville Venete “Giardino di Venezia”, il GAL Alta Marca, UNPLI Veneto e Beatrice Bonsembiante, dell’agenzia BellAsolo – Tourism and Culture in Veneto per le esperienze vissute nell’area del Grappa.
Le immagini sono state scattate con un iPhone 6s* e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.
Serena
Si può salire con camper? E ripida o stretta? C’è parcheggio una volta arrivato? Ovviamente x visita, no camping libero
Martina Sgorlon
SerenaCiao Serena, in cima in cima non si può arrivare, ma le auto (e i camper) possono parcheggiare al Parking Monte Grappa, di fronte al Rifugio Bassano; sul sito Cimagrappa.it puoi vedere le immagini dalla webcam e farti un’idea della strada che porta al rifugio. Poi da lì si continua a piedi per pochi minuti, è un percorso molto semplice 🙂
Fabiana
Da appassionata di Grande Guerra e leggende, questo post non può che avermi emozionata. Grazie!
Martina Sgorlon
FabianaGrazie a te, Fabiana! Mi fa davvero tanto piacere ❤
Federica
Ciao, È raggiungibile anche con i mezzi pubblici?
Da qualche mese ho scoperto l’esistenza di un fratello della mia bisnonna morto da quelle parti e mi piacerebbe andarci!
Martina Sgorlon
FedericaCiao Federica 🙂
No, purtroppo non c’è la possibilità di raggiungerlo con i mezzi, mi dispiace. Bisogna salire autonomamente.