Sestiere Cannaregio di Venezia: storie e leggende

Le leggende del sestiere Cannaregio. Storie e racconti per scoprire un po’ più a fondo questa zona di Venezia.
Ve l’ho già raccontato, Cannaregio è uno dei miei sestieri preferiti di Venezia. Più tranquillo, meno invaso dai turisti e anche per questo incredibilmente affascinante, almeno ai miei occhi.
Leggende del sestiere Cannaregio di Venezia
Anche lui, come le altre zone della città, ha moltissime storie nascoste tra le sue calli. Leggende e racconti passati di bocca in bocca, che si trovano a metà tra realtà e finzione, e che ancora oggi vivono tra campi e canali.
Dopo aver condiviso alcune curiosità sul sestiere Cannaregio, vi porto a scoprire le mie storie preferite, tra esploratori, mercanti, fantasmi, pittori e un po’ di magia.

Il fantasma della moglie di Marco Polo
Marco Polo, famoso mercante veneziano nato nel Tredicesimo secolo, durante il suo viaggio in Cina si innamorò di una delle figlie dell’Imperatore. I due riuscirono a sposarsi e poco dopo tornarono insieme a Venezia. In città, però, la giovane dovette fare i conti con le sorelle dell’uomo, donne invidiose e gelose di quella bella ragazza asiatica che aveva rubato il cuore del loro amato fratello.
Quando Marco Polo, nel 1298, fu catturato dai Genovesi durante una battaglia, le donne dissero alla principessa che il marito era morto nonostante non fosse vero. Per l’immenso dolore, la giovane dette fuoco ai suoi abiti e si lanciò da una delle finestre della loro casa morendo sul colpo.
Secondo quanto si racconta, se di notte si passa in corte del Milion, proprio dove un tempo c’era la casa dei Polo, si può intravedere la sagoma di una giovane donna vestita di bianco che canta canzoni orientali e vaga per il cortile.

Il mercante innamorato della Casa del Cammello
C’era una volta un mercante originario del Medio Oriente che commerciava tessuti e spezie con la lontana Venezia. Da anni sognava di sposare la sua amata, ma stava aspettando il momento propizio.
Un giorno, però, fu costretto a partire e a trasferirsi nella città lagunare e quando chiese alla giovane di sposarlo e di seguirlo, lei rifiutò perché non voleva lasciare la sua terra.

Lui abbandonò per sempre il Medio Oriente e poco prima di partire prese una decisione: avrebbe posto sulla facciata della sua dimora un bassorilievo raffigurante un cammello e un cammelliere. In questo modo, se la giovane un giorno avesse voluto raggiungerlo, l’avrebbe trovato facilmente chiedendo indicazioni per la “Casa del Cammello”.
Oggi il palazzo è ancora conosciuto con quel nome, ma, secondo la leggenda, la giovane non raggiunse mai il mercante.

Il Casino degli Spiriti
Nel Cinquecento una nobile famiglia veneziana decise di costruire un palazzetto, di poco staccato dalla propria dimora, per ospitare incontri letterari e dedicati all’arte e alla cultura.
Secondo le leggende e i racconti passati di bocca in bocca, al suo interno si tenevano anche cerimonie e riti magici, invocazioni di spiriti e di demoni. In poco tempo il palazzo fu avvolto dal mistero.

Con il passare dei secoli aumentarono anche le storie legate al palazzo che, secondo molti, è uno dei luoghi più infestati di Venezia. Alcuni dicono di aver sentito strani rumori o di aver visto luci fioche simili a quelle delle candele aggirarsi per le sale.
Pare sia per questo che è noto anche come Casino degli Spiriti, anche se una versione più realistica e accreditata afferma sia per i numerosi intellettuali che si incontravano qui e che erano noti anche come “spiriti eletti”.
L’edificio si affaccia sulla Laguna, guardando anche l’isola di Murano, ed è visibile solo dall’acqua o dalle Fondamenta Nove. Non è distante dalla Chiesa della Madonna dell’Orto.

Il delitto al Casinò di Venezia
Il Casinò di Venezia, Palazzo Loredan Vendramin Calergi, che su un lato si affaccia sul Canal Grande, è uno degli edifici più famosi della città e della Laguna.
Anche se oggi è animato da uomini e donne in abiti eleganti, un tempo, nel 1658, fu teatro di un efferato delitto.

Quando l’ultimo erede maschio della famiglia Calergi morì, lasciò il palazzo in eredità ai suoi tre nipoti, figli della sorella. I tre, appartenenti alla famiglia Grimani da parte di padre, erano in lotta con un’altra famosa dinastia veneziana: quella dei Querini Stampalia.
Una notte decisero di rapire l’erede nemico, Francesco, e lo portarono nel loro palazzo. Lo torturarono fino alla morte e, secondo una leggenda, fu poi dato in pasto a una tigre.
Quando il Governo scoprì il delitto, i tre fratelli furono esiliati dalla città e dall’intera Repubblica e l’ala del palazzo nel quale fu commesso il fatto venne demolita per lasciare posto a una “colonna d’infamia” che ancora oggi ricorda l’avvenimento.

I mercanti pietrificati di Campo dei Mori
Non distante dalla Casa del Cammello si trova l’affascinante Campo dei Mori, chiamato così per i mercanti provenienti dal Pelopponeso (Morea) che vissero qui nel Dodicesimo secolo: Rioba, Santi e Alfani.
La loro casa è ben riconoscibile, perché, incastrate lungo la parete, ci sono tre statue che li raffigurano.

Secondo la leggenda i tre erano avidi commercianti senza scrupoli che ingannavano anche la povera gente pur di arricchirsi. Un giorno cadde nella loro rete anche una nobildonna veneziana che, molto credente, pregò Dio e i Santi affinché maledicessero i tre mercanti che l’avevano truffata. La punizione non tardò ad arrivare: furono pietrificati all’istante e i loro corpi posti sul muro del palazzo come monito per truffatori e criminali.
La realtà è un po’ meno affascinante e le statue furono poste lì nel Quattordicesimo secolo unendo pezzi di sculture e strutture più antiche.
Quella all’angolo dell’edificio raffigura il sior Rioba ed è la più famosa. In passato vi si attaccavano poesie e frasi satiriche o di protesta, oggi si dice che toccare il suo naso porti fortuna. Il naso in metallo risale all’Ottocento, quando quello originale si ruppe.

Tintoretto e la strega
A Cannaregio c’è anche la casa del pittore Jacopo Robusti, il Tintoretto, che visse nel Sedicesimo secolo. Si trova a due passi dalle statue dei tre mercanti e anche lei è avvolta dalla leggenda.
Si racconta, infatti, che un giorno la figlia dell’artista, Marietta, incontrò un’anziana signora mentre si recava a pregare alla chiesa della Madonna dell’Orto. La donna le diede delle particole e le consigliò di mangiarne una al giorno per diventare come la Madonna. Affinché facessero effetto, però, non avrebbe dovuto parlarne con nessuno.
La giovane prese con sé le particole, ma un po’ spaventata decise di non mangiarle ma di sotterrarle in giardino all’interno di un piccolo scrigno. Il giorno dopo, proprio di fronte a quel punto, gli animali domestici iniziarono a inginocchiarsi.

Marietta raccontò tutto al padre e lui capì che l’anziana non era altro che una strega che, attraverso quelle particole, voleva rubare l’anima della ragazza.
I due elaborarono un piano. La giovane, su ordine del padre, aspettò che la vecchia passasse sotto casa e la invitò a entrare. Appena superato l’uscio, il Tintoretto la colpì con un forte bastone.
La strega scappò poi attraverso il muro avvolta in una nuvola di fumo e non si fece più vedere. Il pittore, per coprire il buco fece realizzare una piccola statua raffigurante Ercole con la clava in mano, simbolo di forza. Oggi è ancora visibile sulla parte alta dell’edificio.

Il fantasma di Fosco Loredan
Secondo la leggenda, nella seconda metà del Cinquecento, a Venezia viveva un uomo di nome Fosco Loredan, sposato con con Elena, la nipote del Doge Marino Grimani.
Una notte del 1598 l’uomo, che era incredibilmente geloso, accusò di tradimento la giovane di fronte allo zio di lei. La litigata avvenne tra le calli di Venezia e quando i tre giunsero in Campiello Remèr, a due passi dal Fondaco dei Tedeschi e dal Ponte di Rialto, Fosco, governato dall’ira, decapitò la moglie.

Il Doge, furioso e disperato, gli ordinò di raccogliere il cadavere sulle spalle e, con la testa della ragazza tra le mani, di andare a Roma a piedi. Lì avrebbe dovuto chiedere la giusta punizione al Papa.
Ci vollero cinque mesi per raggiungere la città e, quando Fosco arrivò, il corpo di Elena era ormai in avanzato stato di decomposizione. Per questo motivo il Papa decise di non accoglierlo e lo rispedì immediatamente a Venezia.
Durante il viaggio l’uomo ebbe modo di riflettere su ciò che aveva fatto e, una volta giunto a casa, tornò in Campiello Remèr e si gettò nel Canal Grande, morendo annegato. Secondo la leggenda, da allora il suo fantasma si aggira per la zona e, a volte, riemerge dall’acqua con la testa della moglie tra le mani.

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Booking.comLe immagini sono state scattate con un iPhone 6s* e una Canon 1100D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.