Greenwich Village: cosa vedere nel quartiere bohémien e arcobaleno di New York

Greenwich Village: alla scoperta del quartiere bohémien e arcobaleno di Manhattan. La sua storia, i luoghi da non perdere e tutte le informazioni utili per la visita.
Il Greenwich Village (pronunciato Grenitch) è uno dei quartieri più artistici e vivaci di New York, oltre che un punto di riferimento per tutta la comunità LGBTQIA+. In questo post vi racconto la sua storia e condivido tutti i luoghi da non perdere durante il vostro viaggio.
La storia del Greenwich Village
Nota tra i nativi Lenape come Sapokanikan (“campo di tabacco”) — ve ne parlavo anche nel post dedicato al National Museum of the American Indian —, l’area oggi occupata dal Greenwich Village cambiò nome con l’arrivo degli olandesi, che la ribattezzarono Groenwijck, ossia “area verde”.
Qui, a partire dagli anni Trenta del 1600, i coloni diedero vita a un’ampia piantagione di tabacco destvo alla Dutch West India Company. Al lavoro, tra i campi, c’erano alcuni dei primi schiavi africani giunti nel Nuovo Mondo, ma nel 1644 undici di questi si ribellarono dando vita a quella che è passata alla storia come la prima “Black Legal Protest“.
Gli uomini furono liberati e ricevettero in cambio un appezzamento di terra ognuno dando vita alla Land of the Blacks: un villaggio abitato esclusivamente da persone di origine africana e situato nei pressi del muro che delimitava Nuova Amsterdam (più o meno dove oggi sorge Washington Square Park).

Dopo la conquista inglese, con l’espansione di New York verso nord, Groenwijck, anglicizzata Greenwich, accolse il primo penitenziario (la Newgate Prison), la chiesa di St. Luke in the Fields e, nell’Ottocento, i numerosi cittadini scappati verso le aree rurali dopo l’epidemia di febbre gialla del 1822; molti di loro decisero poi di rimanere dando vita a un nuovo quartiere.

Tra la fine del Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo secolo, la zona diventò un vero e proprio punto di riferimento per la cultura bohémien e alternativa, tanto da diventare la fucina di nuove idee e movimenti politici, artistici e culturali. Nacquero piccole case editrici indipendenti, gallerie d’arte e teatri sperimentali e d’avanguardia e il Greenwich Village — spesso noto solo come “Village” — diventò la culla del movimento LGBT.
È qui, infatti, che ebbero inizio i moti di Stonewall, che videro scontrarsi i membri della comunità queer e le forze dell’ordine. Il primo scontro scoppiò, in seguito a una delle ennesime e ingiustificate incursioni della polizia newyorkese, la notte del 28 giugno 1969 nello Stonewall Inn, un bar gay in Christopher Street. Oggi questi moti sono considerati l’atto di nascita del movimento di liberazione queer e proprio per ricordarli il 28 giugno è stato scelto come “giornata mondiale dell’orgoglio LGBTQIA+”.

Dalla metà del Novecento in avanti il quartiere non ha mai smesso di accogliere scrittori e artisti di ogni tipo, da Truman Capote a Jack Kerouac, passando per Maya Angelou e Dylan Thomas, ma anche musicisti e performer del calibro di Liza Minnelli, Bette Midler, Joni Mitchell, Barbra Streisand e Simon & Garfunkel, che spiccarono il volo proprio nel piccoli club del Village.

Cosa vedere nel Greenwich Village
Il Greenwich Village, che oggi si estende dalla Broadway al fiume Hudson e dalla 14esima Strada a Houston Street, è il limite settentrionale di Lower Manhattan, ma anche un quartiere che non ha nulla a che fare con i grattacieli di Midtown o del Financial District.
Caratterizzato da case in mattoni, parchi, strade alberate e piccoli locali e negozi che trasformano la zona in una sorta di “città nella città”, è comparso decine di volte sul grande e piccolo schermo e ospita alcuni luoghi che non possono non essere inseriti nel proprio itinerario di viaggio, soprattutto se visitate New York per la prima volta. Ecco cosa non perdere.

Il Meatpacking District
Il Meatpacking District, che si estende dalla 14esima a Gansevoort Street e dal fiume Hudson a Hudson Street, iniziò a svilupparsi nella seconda metà dell’Ottocento e, in particolare, dopo la Guerra Civile. È in seguito al conflitto, infatti, che l’area iniziò a riempirsi di industrie e magazzini, supportarti anche dalla nuova linea ferroviaria sopraelevata completata nel 1869 che rendeva più semplice il trasporto delle merci.
Una nuova fase iniziò nel 1880, quando nacquero due nuovi mercati: il Gansevoort Market, nato “Farmer’s Market” e dedicato alla compravendita di prodotti locali, e il West Washington Market, specializzato in carni e prodotti lattiero-caseari. Proprio quest’ultimo incentivò la nascita di nuovi macelli e impianti di confezionamento — nel 1900 il quartiere ne contava oltre 250 — che portarono i cittadini a battezzare il quartiere “Meatpacking District”, ossia il “Distretto del confezionamento della carne”.

Con il Novecento, però, cambiarono i costumi e le abitudini alimentari, nacquero i primi supermercati e molte fabbriche si spostarono al di fuori dei confini cittadini o nelle aree più periferiche, lasciando il posto a nightclub e trasformando il quartiere in un luogo di intrattenimento, spesso a luci rosse.
A partire dagli anni Novanta, però, grazie alla riqualificazione della zona e all’arrivo di nuovi negozi e locali, il Meatpacking District ha vissuto una nuova trasformazione e oggi vanta non solo numerosi ristoranti e boutique, ma anche importanti punti di riferimento culturali, come il Whitney Museum of American Art, del quale vi ho parlato nel post dedicato, o meraviglie architettoniche come la nuovissima Little Island, proprio sul confine con il quartiere di Chelsea.

I luoghi delle serie tv nel Greenwich Village
Il Greenwich Village è un piccolo paradiso per gli amanti delle serie televisive. L’anima residenziale, le atmosfere tranquille, gli edifici con i mattoni a vista e le strade alberate del quartiere, infatti, hanno fatto da sfondo ad alcune delle storie più famose della televisione.
È il caso del palazzo al numero 90 di Bedford Street, che sul piccolo schermo è stato usato per le riprese esterne dell’appartamento di Friends, o del numero 66 di Perry Street, che invece si è trasformato nell’ingresso di quello di Carrie Bradshaw in Sex and the City; vicino a quest’ultimo c’è anche il celebre Magnolia Bakery comparso nella stessa serie, ve ne parlavo nel post dedicato ai luoghi di Sex and the City a New York.
Solo menzionati sul piccolo schermo sono invece il Gaslight, il locale dove Midge Maisel inizia la sua carriera da stand-up comedian in The Marvelous Mrs. Maisel — il bar è esistito davvero, al 116 di MacDougal Street, ma ha chiuso nel 1971 —, e il Corner Bistro (331 West 4th Street), un pub menzionato in How I met your mother perché ritenuto la “casa” del miglior hamburger di New York.
È davvero così? Non saprei: la carne è ottima, ma il pane è da rivedere; in ogni caso il locale è perfetto per chi vuole trascorrere una serata in un pub per niente turistico nel West Village, il “quartiere nel quartiere” che dalla Sixth Avenue si estende fino al fiume Hudson.
Il Gay Liberation Monument
Il Gay Liberation Monument, oggi all’interno di Christopher Park, è stato realizzato dall’artista George Segal nel 1980 per commemorare i moti del 1969 e si trova proprio a pochi passi da Stonewall Inn. Si tratta della prima opera d’arte pubblica dedicata ai diritti omosessuali e alla solidarietà nei confronti della comunità LGBTQIA+.
La scultura, che rappresenta due uomini in piedi e due donne sedute, era stata pensata in due copie per essere esposta in due differenti città: a New York e a Los Angeles. Inizialmente, molti residenti del Greenwich Village (in particolare i cattolici) si opposero e la statua destinata alla Grande Mela fu temporaneamente posizionata a Madison (Wisconsin), per poi arrivare a Christopher Park nel 1992. Quella destinata alla California, invece, non fu approvata dal governo locale, ma fu accettata dall’Università di Stanford, a San Francisco, che la espose nel suo campus nel 1984.
Per scoprire la rivolta di Stonewall e i luoghi più significativi per la comunità LGBTQIA+, potete partecipare anche ai tour dedicati, come quello disponibile qui*.

Washington Square Park
Washington Square Park è una delle più celebri oasi verdi di Manhattan, ma non è sempre stato così: un tempo, infatti, l’area era ricoperta di paludi ed era attraversata dal torrente Minetta, uno dei principali corsi d’acqua naturali dell’isola. Resa zona agricola dagli olandesi, l’area — ribattezzata Land of the Blacks — passò poi nelle mani dei primi schiavi liberati, obbligati però a versare una parte dei loro profitti alla Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, oltre che a pagare le tasse annuali sui terreni.
Nel 1797 la terra fu acquistata dal Common Council of New York, che trasformò l’intera area in un luogo di sepoltura destinato inizialmente agli indigenti e alle salme senza nome e poi anche alle vittime della febbre gialla. Il cimitero fu chiuso nel 1825, ma molti dei corpi non furono mai spostati, tanto che, secondo le stime, sotto la pavimentazione di Washington Square Park ci sarebbero oltre 20.000 corpi; ve ne parlavo anche nei post dedicati alle curiosità su New York e ai misteri di New York.

Nel 1826 la città trasformò l’attuale piazza nel Washington Military Parade Ground, uno spazio dedicato alle parate militari e alla celebrazione dell’esercito, dove, nel 1889, fu inoltre eretto un arco per celebrare i cent’anni dall’insediamento di George Washington come primo Presidente degli Stati Uniti. Ispirato all’Arco di Trionfo di Parigi e realizzato inizialmente in legno, lo Stanford White Arch (questo il suo vero nome) fu poi ricreato in marmo nel 1892 e da allora è il protagonista della piazza insieme alla sua fontana.
Completamente rinnovato nel Novecento, Washington Square Park è oggi un luogo di ritrovo, uno spazio sempre pieno di musica e di artisti di ogni tipo e da molti è considerato il vero cuore del Village.

La New York University
Intorno a Washington Square Park c’è la costellazione di edifici che ospita le aule e i laboratori della New York University, fondata nel 1831 e oggi una delle più importanti università statunitensi, oltre che la prima per numero di iscritti, che nel 2019 hanno superato i 51.000.
Inizialmente ospitata all’interno delle sale del City Hall, nel Civic Center, la NYU spostò gran parte delle sue lezioni nel Village nel 1833 e da allora non ha mai smesso di crescere e ampliarsi registrando numeri da record, in particolare tra i suoi alumni. Vanta infatti 39 premi Nobel, 26 premi Pulitzer, 12 senatori degli Stati Uniti, 3 Presidenti, 38 premi Oscar, 30 vincitori di Emmy, 25 di Tony Awards e 12 di Grammy.

Grace Church
Spostandosi verso il confine con l’East Village si incontra Grace Church, un edificio in stile Neogotico caratterizzato da splendide vetrate istoriate e considerato uno dei capolavori dell’architetto James Renwick Junior, la mente dietro la progettazione della Cattedrale di San Patrizio, a Midtown.
Nata nel 1808 sulla Fifth Avenue, proprio dove oggi sorge l’Empire State Building, negli anni Quaranta dell’Ottocento la parrocchia fu poi spostata sulla Broadway, dove divenne un punto di riferimento religioso e sociale. La struttura è oggi un National Historic Landmark.
“Per molti anni Grace è stata il centro della New York alla moda. Essere sposati o sepolti tra le sue mura era addirittura considerato l’apice della felicità».
Matthew Hale Smith, Sunshine and Shadow in New York* (1869)

Strand Bookstore
La libreria indipendente Strand, sul confine con l’East Village e battezzata in onore della celebre strada londinese, è un vero e proprio paradiso per gli amanti della lettura, oltre che una delle attività storiche di New York, essendo stata fondata nel 1927.
Tutto iniziò con Benjamin Bass, originario della Lituania ed emigrato negli Stati Uniti ad appena 17 anni, che dopo aver lavorato come fattorino, venditore e operaio si ritrovò nella cosiddetta “Book Row” newyorkese, la zona della Quarta Avenue, tra Union Square e Astor Place, che tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento contava circa una cinquantina di librerie.
Dopo il fallimento del suo primo negozio, il Pelican Book Shop, Benjamin Bass decise di dare vita a una nuova libreria, specializzata in libri usati, che, a differenza di tante altre, riuscì a sopravvivere alla Grande Depressione. Il merito è anche del supporto dei proprietari dell’immobile, tra gli ultimi membri della famiglia Stuyvesant, che non alzarono mai l’affitto nemmeno nei momenti di difficoltà.

Quando Fred, figlio di Benjamin, entrò nel business di famiglia nel 1956, la libreria si spostò nella sua sede attuale espandendosi tanto da riempire ben tre piani e da dare vita allo slogan del negozio: “18 miles of books“, ossia “29 chilometri di libri” (anche se i chilometri stimati attualmente superano i 37).
La libreria, oggi proprietà della figlia di Fred, Nancy Bass Wyden, e con scaffali dedicati anche ai nuovi libri e alle ultime uscite, è apparsa in tantissimi film e serie televisive — da Julie & Julia a Remember me passando per Sex and the City — e vanta tra i suoi ex impiegati numerose celebrità, come Patti Smith, Tom Verlaine, Richard Hell e Sam Shepard, solo per citarne alcuni.
Libri. Libri. Anche da questo punto di vista New York è magnifica. Qualunque cosa uno voglia leggere c’è e spesso si scopre qualcosa di cui non si conosceva neppure l’esistenza. Il mio terreno di caccia erano i chilometri di scaffalature cariche di libri dello Strand Bookstore, all’angolo fra la Dodicesima e Broadway. Lì si trovano, a metà prezzo, le copie fresche di stampa dei libri appena pubblicati, destinati ai recensori e da loro rivenduti, nonché le copie di vecchi libri altrimenti esauriti.
TIZIANO TERZANI, UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA*

Union Square
Union Square non si trova ufficialmente nel Greenwich Village, ma, essendo a soli due isolati da Strand e affacciandosi sulla Quattordicesima Strada, limite settentrionale del quartiere, mi sembrava giusto dedicarle spazio in questo itinerario.
Nata nel punto di incontro — ecco il perché del nome — tra la Broadway e l’ex Bowery Road (oggi Fourth Avenue), la piazza fu costruita nel 1815 su un antico cimitero e fu inizialmente battezzata Union Place.

Da allora è stata più volte modificata — dalla creazione del parco nel 1839 all’aggiunta della statua equestre di George Washington nel 1856 — e ha visto sorgere intorno a sé numerosi edifici e punti di riferimento culturali come il Rialto: il primo vero theatre district di New York, sviluppatosi soprattutto a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento e poi avanzato gradualmente verso nord fino a occupare l’attuale area vicina a Times Square.
Trasformata poi in una zona commerciale, Union Square è dal 1997 un National Historic Landmark e dal 1976 ospita il Greenmarket: il mercato alimentare dedicato agli agricoltori e agli allevatori dello Stato di New York che anima la piazza ogni lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 8.00 alle 18.00.

Informazioni utili per visitare il Greenwich Village
Questi sono solo alcuni dei luoghi da non perdere durante un viaggio nel Greenwich Village, ma se volete approfondire o scoprire altri volti del quartiere sappiate che in zona vengono organizzati numerosi tour guidati dedicati ai suoi segreti o al suo ricco panorama gastronomico. Vi lascio alcune opzioni qui sotto, ma seguendo i link trovate tante altre idee.
- Greenwich Village: tour spettrale di 2 ore in inglese – qui*
- New York: tour di 2 ore (in inglese) al Greenwich Village – qui* o qui*
- Fantasmi di New York: fantasmi e demoni del Greenwich Village (1 ora o un’ora e mezza, in inglese) – qui*
- New York: tour della pizza, della birra e della storia del Greenwich Village (2 ore e mezza, in inglese) – qui*
- Tour gastronomico del West Village (3 ore, inglese) – qui* o qui*
- New York: tour gastronomico e tour a piedi di Washington Square Park (2 ore, inglese) – qui*
- Tour dei quartieri di Manhattan (compreso il Village) – qui*
Per altri consigli per il vostro viaggio a New York o sulla stipulazione dell’assicurazione viaggio per gli Stati Uniti, vi consiglio di leggere i post dedicati; nel secondo trovate anche uno sconto per voi.

Dove dormire a New York
Durante il mio secondo viaggio a New York ho soggiornato al The Herald*, a due passi da Herald Square e dall’Empire State Building. L’albergo offre solo servizio pernottamento, senza colazione o altri pasti.
La camera non era molto grande, ma rispettava per dimensioni e qualità gli standard newyorkesi. Punto di forza dell’albergo è sicuramente la sua posizione, estremamente strategica per scoprire l’intera città, perché l’area di Herald Square non è solo centrale, ma è anche servita da molte linee della metropolitana.
Per scoprire come muoversi a New York e come raggiungere Manhattan dall’aeroporto, vi suggerisco i post dedicati.
Se avete domande, dubbi o suggerimenti su cosa vedere nel Greenwich Village, lasciate un commento!

Per vedere tutte le foto scattate a New York (con un iPhone 11 Pro* e una Canon 80D*), sfogliate il mio album su Flickr.
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