Curiosità su Trieste: le cose che forse non sapevate sulla città

Curiosità su Trieste: chicche e informazioni per scoprire la città. I dettagli da notare e qualche aneddoto storico per arricchire la visita.
Trieste è una città nella quale sognavo di andare da tempo. Un luogo di confine e di mare che nei secoli ha accolto tantissime influenze diverse facendole profondamente sue.
Curiosità su Trieste
In attesa di scoprirla più a fondo, ho deciso di iniziare a raccontarvela partendo dalle sue chicche e da alcune delle sue storie. Molte di queste le ho incontrate durante il mio viaggio, altre leggendo Trieste selvatica*, un libro di Luigi Nacci che vi consiglio caldamente e che racconta non solo la città, ma anche il Carso. L’autore, parlando della storia di questa zona, accompagna per mano il lettore e a voi sembrerà davvero di essere lì, sia nei momenti belli che in quelli meno belli. Ma non voglio svelarvi troppo.
Intanto, mentre vi preparate per correre in libreria, ecco qualche anticipazione e altre cose che non troverete nel volume: alcune curiosità su Trieste per conoscerla al di là dei suoi luoghi simbolo.

Non c’è un solo tipo di Bora
C’è la bora scura, c’è la bora chiara, c’è la bora antica. Prima di arrivare a Trieste pensavo che questo fortissimo vento che soffia da est-nord-est fosse caratterizzato “solo” dalle forti raffiche, in realtà, però, ha anche tre diverse personalità.
La bora scura è quella che soffia nei giorni di brutto tempo, quando il cielo è nero e il mare è in burrasca. Quella chiara, invece, le nuvole le porta via lasciando splendere il sole. La bora antica, infine, come ricordano Luigi Nacci e altri autori prima di lui, è quella che non esiste più, che durava per più giorni, ma non era mai molesta o insalubre.
Trieste e i suoi caffè
Trieste ha da secoli un rapporto strettissimo con il caffè, complici anche la dominazione asburgica e le influenze mitteleuropee. In città ci sono alcune caffetterie storiche da non perdere, come il Caffè degli Specchi, che oggi serve ai propri clienti anche un bicchierino di cioccolato insieme a una tazzina fumante.
A parte questo, i caffè triestini hanno nomi tutti particolari che chi visita la città per la prima volta forse non conosce. Il caffè espresso si chiama “nero”, il macchiato “capo”, il cappuccino è un “caffellatte”, per esempio, e poi c’è il “gocciato”, che ha solo una goccia di schiuma di latte al centro della tazzina. E questo solo per citarne alcuni. Inoltre, ognuno può essere ordinato “in B”, ossia in bicchiere: capo in B, nero in B…
In ogni caso non preoccupatevi, se dall’altro lato del balcone sentono un accento foresto (da fuori città), come dicono da queste parti, non vi metteranno in difficoltà.

L’invenzione dei coriandoli
Incredibile, ma vero: Trieste è la città natale dei coriandoli. Furono inventati nel 1876 da un giovanissimo Ettore Fenderl, che passerà alla storia come ingegnere legato a doppio filo alla fisica nucleare.
Quando aveva quattordici anni, durante il Carnevale, la parata passò sotto casa sua e lui, che era troppo povero per acquistare i confetti in uso allora o i petali di rosa, decise di ritagliare dei pezzettini di carta da lanciare per celebrare le maschere. In molti seguirono il suo esempio e oggi i coriandoli sono diventati uno dei simboli della festa.
L’Ursus e la Bora
L’Ursus è una grande gru di oltre 70 metri d’altezza (e ben duemila tonnellate di peso) che è stata realizzata per il porto di Trieste all’inizio del Novecento. Solitamente è ormeggiata al Molo IV, ma in alcune occasioni viene spostata di fronte a Piazza Unità d’Italia.
Veniva al mondo nel 1913 ed era la gru galleggiante, o meglio, il pontone galleggiante più grande del Mediterraneo. Nel 1945 i partigiani del IX Korpus, Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, volevano portarselo via come bottino di guerra, ma gli inglesi glielo impedirono.
Luigi Nacci, Trieste selvatica
Questa struttura metallica, ormai diventata una sorta di monumento storico, nel 2011 ha fatto notizia, perché a causa della bora, che soffiava a oltre 150 km/h, gli ormeggi si sono rotti e la gru è finita nel mezzo del Golfo di Trieste. Un’idea di quanto possa essere forte il vento che caratterizza la città.

Il prezzo da pagare per entrare a Trieste
Forse non tutti lo sanno, ma fu Carlo VI, padre di Maria Teresa d’Austria, a “inventare dal nulla la città”. Fino ai primi anni del Diciottesimo secolo, infatti, il capoluogo non era altro che un piccolo villaggio, ma in seguito il sovrano emanò alcuni decreti per attirare nuovi cittadini,
Non solo esenzioni da dazi, la gente fu attirata a Trieste con la concessione di privilegi, tra i quali la facoltà di parlare la propria lingua ed erigere i propri edifici di culto. […] L’importante era che la religione non intralciasse l’oleata macchina statale e gli affari.
Luigi Nacci, Trieste selvatica
Ciò che mi ha colpito di più, però, è che l’area sulla quale sorgeva era composta principalmente da saline e paludi tanto che, come ricorda Nacci, a ogni nave o vettura che varcava le porte veniva richiesta una certa quantità di terra o l’equivalente in denaro per pagare l’entrata in città!
Il primo Teatro Verdi e le somiglianze con gli altri teatri italiani
Il Teatro Verdi, uno dei cuori culturali della città ed edificio a due passi da Piazza Unità, vanta un interessante primato: fu il primo al mondo a essere dedicato al famosissimo compositore italiano.
Le curiosità, però, non si fermano a questo record. Guardandolo bene, infatti, si può notare che la sua struttura si ispira moltissimo a quella della Scala di Milano. Questo perché la facciata del palazzo fu progettata da Matteo Pertsch, allievo di Piermarini, l’architetto che realizzò quello della città lombarda.
Non solo, se all’esterno assomiglia al teatro milanese, all’interno, invece, è molto simile alla Fenice di Venezia. L’architetto incaricato, infatti, è lo stesso: Giannantonio Selva.

Trieste è una città letteraria
Quando si nomina Trieste, è inevitabile pensare anche agli autori famosi che sono legati a lei. Umberto Saba, per esempio, ma anche Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Schmitz) e James Joyce. Insomma, è un piccolo paradiso per gli amanti del turismo letterario.
Quello che molti non sanno, però, è che il numero di autori che ne hanno scritto (anche solo poche righe) è altissimo e non tutti sono legati strettamente alla città. Ci sono Eugenio Montale, Jules Verne, Scipio Slataper, Claudio Magris, Angelo Ara, Mauro Covacich, Ivo Andrič… E l’elenco potrebbe continuare riempiendo probabilmente un intero post.
Trieste, forse, più di altre città, è letteratura, è la sua cultura
Claudio Magris
Il Canal Grande e l’idrometro
Anche Trieste ha il suo Canal Grande, proprio come Venezia, anche se è incredibilmente diverso. Si trova a due passi da Piazza Unità d’Italia e i suoi ponti regalano scorci da cartolina sulla Chiesa di Sant’Antonio.
A questo luogo della città, però, è legata anche una piccola curiosità che passa spesso inosservata. Sulla banchina di sinistra di Ponterosso, il più vicino alla chiesa, sono visibili delle mattonelle bianche. Oggi prendono il posto di un idrometro Settecentesco, uno strumento che serviva a monitorare le maree. Veniva usato come punto di riferimento in tutto l’Impero Austro-Ungarico.

Trieste è il paradiso per chi ama i libri usati e gli antiquari
Questo è uno dei tanti motivi che mi fanno venire una gran voglia di tornare a Trieste. Se, come me, amate i libri usati, non potete raggiungere la città e non fare un giro per le vie dell’antico ghetto ebraico, alle spalle di Piazza Unità d’Italia.
Qui, tra le strade, ci sono negozi di antiquari e rigattieri e molti di loro vendono una gran quantità di libri usati. Si potrebbe perdere delle ore all’interno per spulciare su ogni scaffale e in ogni mobile. Non per niente Trieste è una delle città italiane nelle quali si legge di più.
La fontana di Piazza Unità d’Italia
Piazza Unità D’Italia è il cuore della città e si affaccia direttamente sul Golfo di Trieste. A pochi metri dal Municipio c’è la Fontana dei Continenti, rappresentati da quattro importanti fiumi: il Gange, il Mississippi, il Danubio e il Nilo.
Come si può notare, però, manca un continente, questo perché, quando fu costruita nel 1751, l’Oceania, e in particolare l’Australia, non era ancora stata scoperta. Furono James Cook e la sua spedizione a inserirla nelle mappe nel 1770.

Dove dormire in provincia di Trieste

Durante il mio viaggio nel Carso sono stata ospite dell’Agriturismo Juna*, nel cuore di Aurisina, non distante da Duino e da Trieste.
La camera era molto spaziosa e pulita, silenziosa e il letto comodissimo. A colazione vengono offerti prodotti del territorio, alcuni freschissimi, come le torte preparate dalla proprietaria Maddalena che, insieme al marito Walter, gestisce la struttura, entrambi gentilissimi e accoglienti.
Conoscete altre curiosità su Trieste? Se avete dubbi, domande o suggerimenti, lasciate un commento!
Le immagini sono state scattate con una Canon 1100D* e un iPhone 6s*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr.
Ringrazio GAL Carso che mi ha dato la possibilità di scoprire qualcosa in più su Trieste e su tutto il Carso.