
Cosa vedere a Pavia: in questo post vi racconto la sua storia e vi suggerisco i luoghi da non perdere, dal centro storico alla meravigliosa Certosa.
La città di Pavia è uno scrigno ricco di arte e di cultura che spesso passa inosservato per colpa della vicinanza con Milano. Tra le sue strade e le sue piazze, però, ci sono mille angoli da scoprire e che sono pronti a raccontare importantissime pagine di storia lombarda e italiana. Vi porto a scoprirla.
La storia di Pavia: dalle origini a oggi
Anche se i primi insediamenti nell’aria di Pavia si devono ai popoli della Gallia transpadana, la città vera e propria fu fondata con il nome di Ticinum dai Romani e diventò presto un importante punto di riferimento grazie alla zecca, che realizzava le monete per l’intero territorio. A contribuire alla sua fortuna anche le importanti vie di comunicazione: il Ticino, che collegava il Lago Maggiore al Mar Adriatico, e la via Mediolanum-Ticinum, che la collegava a Milano.
La fortuna di Pavia terminò però nel Quinto secolo, con il saccheggio di Attila prima (nel 452) e, soprattutto, con quello di Odoacre poi (nel 476), che portò all’uccisione del generale romano Flavio Oreste, alla deposizione di suoi figlio Romolo Augusto e alla fine dell’Impero Romano d’Occidente.

Così come molte altre zone della Lombardia e dell’Italia settentrionale, nel 572 Pavia fu conquistata dai Longobardi che la trasformarono poi in capitale del loro regno ribattezzandola Papia e mantennero il dominio fino al 774, quando il territorio passò nelle mani di Carlo Magno. Con la dinastia carolingia la città riconfermò il suo ruolo centrale, perché qui furono incoronati i successivi Re d’Italia, da Berengario del Friuli (nell’888) ad Adalberto II (nel 950).
Qualche secolo dopo, Pavia si ritrovò insieme a Como al centro delle lotte tra Federico Barbarossa e la Lega Lombarda, supportando l’imperatore tedesco, ma nel 1359 fu conquistata dai Visconti e diventò sede della corte di Galeazzo II entrando ufficialmente nell’orbita di Milano. Per Pavia iniziò così un nuovo periodo florido grazie alla nascita dell’Università e della Certosa e al suo ruolo di centro culturale e politico, oltre che di secondo polo territoriale dopo la città meneghina.

Con la morte senza eredi di Filippo Maria Visconti nel 1447, il ducato di Milano si disgregò e Pavia entrò a far parte dei territori di Francesco Sforza. Il territorio, però, nel 1515 fu conquistato da Francesco I, re di Francia, e le lotte si protrassero per anni fino al culmine raggiunto il il 24 febbraio 1525, quando la città fu teatro di una sanguinosa lotta che vide scontrarsi francesi e le truppe di Carlo V d’Asburgo e passata alla storia con il nome di battaglia di Pavia. A vincere fu l’Impero asburgico, che ottenne la vittoria grazie al capitano Cesare Hercolani, originario di Forlì, che ferendo il cavallo di Francesco I contribuì alla sua cattura e fu così soprannominato “vincitore di Pavia”.
Dalla metà del Cinquecento fino a quella dell’Ottocento, Pavia rimase sotto dominazione straniera e vide più volte alternarsi austriaci, spagnoli e francesi, ma nel 1859 la città entrò ufficialmente a far parte del Regno di Sardegna, come tutta la Lombardia, e divenne presto un importante centro culturale grazie alla sua antica università.

Da allora le sue sorti seguono quelle del resto del Nord Italia, dalla Prima Guerra Mondiale fino agli albori della Seconda, quando la città fu teatro di quello che fu definito il “biennio nero” e delle lotte tra socialisti e fascisti, che presero il capoluogo il 29 ottobre 1922 dopo aver fatto irruzione nella sede comunale.
Scoppiato il conflitto, Pavia non ebbe pace nemmeno dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, perché i tedeschi varcarono le sue porte il giorno seguente portando alla prima riunione del rinato fascio repubblicano il 29 dello stesso mese. Circa due anni dopo, la notte tra il 25 e il 26 aprile 1945, i partigiani riuscirono a far arrendere i fascisti e presero il controllo della città liberandola prima dell’arrivo degli Alleati del 30 aprile.

Cosa vedere a Pavia: i luoghi da non perdere
Pavia è una città ricca di storia e di angoli da scoprire, ma è anche una città a misura d’uomo, dove quasi tutto è raggiungibile comodamente a piedi tra strade dall’atmosfera medievale, piazze e chiese.
Dalla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro alla Certosa, a pochi chilometri dal centro del capoluogo, ecco cosa vedere a Pavia in un giorno e i luoghi da non perdere.

Basilica di San Pietro in Ciel D’Oro
Eretta nell’Ottavo secolo durante il dominio Longobardo sul luogo di sepoltura di San Severino Boezio, la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro nacque per ospitare le spoglie di Sant’Agostino e divenne fin da subito un importante monastero, punto di riferimento culturale e religioso. Le lotte politiche e la fuga di molti religiosi, però, causarono notevoli danni alla chiesa, che fu ristrutturata e poi consacrata da papa Innocenzo II nel 1132.
Citata anche da Dante nella Divina Commedia, con il dominio visconteo la chiesa divenne luogo sepolcrale della dinastia meneghina e di alcune importanti figure politiche dell’epoca, primo fra tutti Galeazzo II, e lo rimase fino alla nascita della Certosa. La chiesa fu così per secoli uno dei principali luoghi di culto del territorio, ma con l’arrivo di Napoleone e l’ingresso delle sue truppe a Pavia nel 1796 l’edificio fu abbandonato fino al 1875, quando fu in parte ricostruito e restaurato.
Riaperta nel 1896, la basilica è oggi un mix di stili che vanno dal romano al longobardo passando per il neogotico e ospita ancora oggi la cripta con i resti di Severino Boezio e l’arca gotica con le spoglie di Sant’Agostino, che per anni è stata accolta all’interno del Duomo in attesa del termine dei lavori.
La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 7.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.

Il Castello Visconteo
Non distante dalla basilica di San Pietro in Ciel d’Oro si erge il Castello Visconteo, fatto costruire da Galeazzo II nel 1360 per la sua corte insieme a un enorme parco di caccia che si estendeva fino alla Certosa e che oggi non esiste più nella sua interezza, ma solo nell’area del Parco della Vernavola, ora area naturale protetta.
Con il vero e proprio centro politico e militare a Milano, il castello di Pavia riuscì a svilupparsi soprattutto dal punto di vista artistico e culturale, con importanti affreschi, aree residenziali, zone dedicate alla vita mondana della corte e cappelle, come quella che ospitò il matrimonio tra Ludovico il Moro e Beatrice d’Este. Qui, inoltre, nacque un’importante biblioteca con oltre 900 codici miniati che, con l’arrivo dei francesi, fu in parte trasferita in Francia e in parte dispersa tra Italia, Europa e Stati Uniti.

Il dominio francese trasformò il castello visconteo in una caserma, ruolo che mantenne fino agli anni Venti del Novecento, alla quale si aggiunsero la fonderia e l’arsenale rispettivamente in epoca napoleonica e durante il Regno d’Italia. Furono questi cambiamenti a portare alla scomparsa di numerosi affreschi.
Nella seconda metà del Novecento, dopo essere stato ristrutturato, il Castello Visconteo divenne la sede dei Musei Civici e oggi accoglie non solo le collezioni pavesi — come il Museo Romanico e Rinascimentale o il Museo del Risorgimento —, ma anche la Pinacoteca Malaspina.

Informazioni utili per visitare il Castello Visconteo di Pavia
Durante la mia visita, purtroppo, a causa di un evento che ha chiuso la struttura al pubblico, io non sono riuscita a visitare i Musei Civici, ma il complesso normalmente è aperto tutti giorni tranne il martedì dalle 10.00 alle 18.00, con chiusura della biglietteria mezz’ora prima; chiuso anche il 1 gennaio, il 15 agosto, il 25 e 26 dicembre.
Il biglietto a tariffa intera costa 10€, quello a tariffa ridotta (per le singole sezioni) costa invece 5€; a questi si aggiungono il biglietto famiglia a 15€ (per due genitori e figli fino ai 18 anni) e il biglietto per la sola corte del castello, che costa 1€. L’ingresso è gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Lombardia, under 18 e over 70, portatori di handicap e accompagnatori e i visitatori che compiono gli anni il giorno della visita. Trovate le altre categorie e tutte le informazioni utili per la visita sul sito Museicivici.pavia.it.

Chiesa di Santa Maria del Carmine
Eretta sul luogo dove un tempo sorgeva la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, la chiesa di Santa Maria del Carmine fu costruita a partire dal 1373 per opera dei Carmelitani che vi stabilirono anche un convento soppresso poi con l’arrivo di Napoleone.
Diviso in tre navate, l’edificio è ricco di cappelle che nei secoli sono appartenute a diverse famiglie nobili e corporazioni della zona, da quella della famiglia Ricci (la “Cappella dell’Angelo Custode”) a quella dei Mercanti della Lana (la “Cappella di Sant’Anna), e il suo interno presenta un’affascinante contrasto cromatico tra le colonne il cotto e l’intonaco chiaro delle volte.
Oggi la chiesa, che è aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00, rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura gotica di Pavia.

L’Università di Pavia
Fondata ufficialmente nel 1361, in epoca viscontea, l’Università di Pavia è una delle più antiche al mondo ancora in attività e affonda le sue radici nella Schola Papiense di Diritto, Retorica e Arti liberali voluta nell’825 dall’imperatore carolingio Lotario I.
Con struttura e privilegi analoghi a quelli delle già fiorenti scuole di Parigi e Bologna, l’Università si divise fin da subito seguendo due correnti distinte: quella giuridica, con lo studio di Diritto Civile e Canonico, e quella artistica, nella quale rientravano le lezioni di Medicina, Filosofia e delle Arti.

Dopo un periodo buio dovuto alle lotte tra Francesco I e Carlo V prima e alle epidemie di peste poi, l’Università di Pavia risorse nella seconda metà del Diciottesimo secolo sotto la dominazione di sovrani illuminati come Maria Teresa d’Austria e diventò ben presto uno degli atenei migliori d’Europa accogliendo personalità illustri da tutto il continente. Tra le sue aule, infatti, studiarono e insegnarono Alessandro Volta, che diventò anche rettore, l’anatomista Lazzaro Spallanzani e il medico Camillo Golgi, vincitore del Premio Nobel, ancora oggi ricordato attraverso targhe e statue all’interno dell’ateneo.
Oggi l’Università di Pavia è composta da diversi poli, ma quello storico di Corso Strada Nuova è una vera chicca che vi consiglio di non perdere. Al suo interno potete ammirare il cortile delle statue, le numerose targhe e lapidi dedicate ai suoi studenti e insegnanti illustri, le sale storiche come Aula Volta o Aula Scarpa (quando aperte al pubblico), il Museo di Storia Naturale e quello archeologico. Insomma, è un vero e proprio scrigno ricco di storia e tutto da esplorare. Trovate le informazioni per la visita sul sito Musei.unipv.eu.
Le torri medievali e la cripta di Sant’Eusebio
Proprio alle spalle dell’Ateneo, in piazza Leonardo Da Vinci, sorgono tre imponenti torri medievali: quella dell’Università, quella dell’Orologio e quella del Maino. Queste tre strutture, così come le poche altre ancora in piedi nel centro storico, sono ciò che rimane dell’antica Pavia dell’Undicesimo secolo, quando il capoluogo era noto anche come “Città delle cento torri”.
Ai loro piedi c’è anche la Cripta di Sant’Eusebio, unica testimonianza dell’antica chiesa omonima risalente al Settimo secolo nonché uno dei fulcri della conversione longobarda.

Piazza della Vittoria
Cuore della città fin dall’antichità, quando era nota come Platea Magna, Piazza della Vittoria (o Piazza Vittoria) è una delle aree più vivaci di Pavia, nonché punto di intersezione tra il cardo e il decumano romano, oggi rispettivamente Corso Strada Nuova e Corso Cavour.
Sede dello storico mercato cittadino e del più moderno mercato sotterraneo, è circondata da portici di origine trecentesca e su di lei si affacciano numerosi edifici storici come il palazzo del Broletto, il palazzetto “dei Diversi” e la chiesa ormai sconsacrata di Santa Maria Gualtieri, che oggi ospita mostre temporanee.

Piazza del Duomo
Piazza del Duomo era nota un tempo come Platea Parva in contrapposizione alla vicina e più grande Platea Magna. Caratterizzata dal cinquecentesco Palazzo Vescovile e da ciò che resta della Torre Civica dell’Undicesimo secolo crollata nel 1989, la piazza prende il nome dalla cattedrale, vera protagonista di quest’angolo della città.

Intitolato a Santo Stefano protomartire e a Santa Maria Assunta, il Duomo, al quale pare collaborò anche Bramante, prese il posto di due preesistenti cattedrali gemelle di epoca romanica e fu consacrato nel 1615 dopo oltre un secolo di lavori. Nonostante la consacrazione, però, il cantiere proseguì anche negli anni a venire — portando al completamento della cupola, una delle più grandi d’Italia, solo nel 1885 — e terminò ufficialmente solamente negli anni Trenta del Novecento.
Oggi il duomo è una struttura imponente, con un interno e un esterno piuttosto semplici nei colori e nelle decorazioni, ma casa di alcuni capolavori come l’Adorazione dei Magi di Daniele Crespi e la Madonna e i ss. Siro e Antonio di Giovanni Battista Crespi, entrambi esponenti dell’Accademia Ambrosiana di Milano.
Il Duomo è aperto tutti i giorni dalle 7.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.30 tranne la domenica, quando apre dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 20.00.

Basilica di San Teodoro
Risalente al Dodicesimo secolo ed eretta sull’antica chiesa di Sant’Agnese, la Basilica di San Teodoro si nasconde tra le strade del centro storico e ospita le spoglie del santo alla quale è dedicata, che fu vescovo di Pavia nell’Ottavo secolo e oggi riposa nella cripta.
Se l’esterno risulta piuttosto semplice, come è tipico dello stile romanico, l’interno ospita degli affreschi che sono dei veri e propri tesori, come le Storie di Sant’Agnese o la cinquecentesca e coloratissima Storia di San Teodoro. Ad arricchire ulteriormente la chiesa ci pensano gli affreschi di Bernardino Lanzani e che raffigurano due vedute di Pavia del Sedicesimo secolo. È qui che potete rendervi conto dell’elevato numero di torri che costellavano la città.
La chiesa è aperta tutti i giorni dalle 7.00 alle 19.00.

Basilica di San Michele Maggiore
Fondata nel Settimo secolo e poi ricostruita tra l’Undicesimo e il Dodicesimo dopo un terribile incendio, la basilica di San Michele Maggiore fu un vero e proprio punto di riferimento per i Longobardi, tanto da essere raffigurata sulla prima moneta longobarda coniata e da diventare il luogo di incoronazione a Re d’Italia di Berengario I, Ludovico II e Federico Barbarossa, solo per citarne alcuni. Inoltre, proprio per l’importante ruolo che l’edificio ricopriva nell’antichità, Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, ordinò che il suo cuore venisse conservato qui (il corpo si trova nella Certosa di Pavia).
Oggi la chiesa conserva numerosissime reliquie divise tra l’altare maggiore, la cripta e le cappelle: dalla testa di San Barnaba apostolo fino a parte dei resti di Sant’Alessandro Sauli e di San Carlo Borromeo e di un pezzo della Croce di Gesù
La basilica è aperta tutti i giorni: il lunedì dalle 8.30 alle 12.00 e dalle 14.30 e alle 19.00, dal martedì al sabato dalle 8.30 alle 19.00, domenica e festivi dalle 9.00 alle 20.00.

Ponte coperto e il monumento alla lavandaia
La storia del Ponte Coperto, oggi uno dei simboli della città, inizia con una prima costruzione in epoca Romana, una struttura della quale sono visibili ancora oggi i resti, e prosegue con la realizzazione di un secondo attraversamento nel 1351, visibile anche negli affreschi della basilica di San Teodoro. Purtroppo, però, la struttura trecentesca celebrata anche da Einstein non sopravvisse ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e fu abbattuta per far spazio alla nuova costruzione che ancora oggi attraversa il Ticino.
Inaugurato nel 1951, il nuovo ponte conduce a Borgo Ticino e al monumento della Lavandaia, realizzato per ricordare le donne che per anni hanno lavato i panni dei pavesi benestanti nelle acque del fiume.
Al ponte, comparso anche nei film Il cappotto (1952) e in Fantasma d’Amore (1981), è anche legata una leggenda della quale vi ho parlato nel post dedicato alle curiosità su Pavia.

La Certosa di Pavia
La Certosa di Pavia, il cui nome ufficiale è “Gratiarum Carthusia – Monastero di Santa Maria delle Grazie”, si trova a pochi chilometri dal comune di Pavia ed è un complesso monumentale fatto erigere da Gian Galeazzo Visconti, che pose la prima pietra il 27 agosto 1396, come luogo sepolcrale della dinastia e come voto alla Vergine, perché proteggesse i suoi figli e la seconda moglie Caterina Visconti, che aveva partorito una bambina nata morta.
«Et giunto l’anno mille trecento novanta a punto, a gli otto di genaro, Caterina mogliera di Giovan Galeazzo, Conte di Virtù, votandosi sotto forma di testamento, ordinò che in una Villa del Pavese, dove spesse volte andava, si dovesse fabricare un monasterio di Certosini con dodici frati, et in caso di parto morendo, pregò il marito che volesse adempire tali ordinationi raccomandandogli la sua famiglia specialmente i fratelli et le sue sorelle».
Bernardino Corio, L’Historia di Milano, 1503
Inizialmente affidato alla comunità certosina e oggi custodito da un piccolo gruppo cistercense, il complesso fu completato dopo oltre un secolo — tanto che Gian Galeazzo Visconti, morto nel 1402, non lo vide mai terminato e le sue ceneri furono spostate all’interno solo nel 1474 — e i lavori si conclusero nel 1507 sotto Ludovico il Moro, oggi sepolto all’interno.

Come molti altri luoghi religiosi italiani, anche il monastero della Certosa fu soppresso nel 1798 per volere di Napoleone e molti dei suoi tesori furono rubati o distrutti finché, nel 1810, non venne chiuso. Con il Regno d’Italia, però, il complesso fu dichiarato monumento nazionale e i certosini tornarono al suo interno dal 1843 al 1879.
Ristrutturata qualche anno prima della Grande Guerra, la Certosa di Pavia fu teatro di un’importante vicenda legata alla Seconda: il ritrovamento dei resti del cadavere di Benito Mussolini, trafugati dal Cimitero di Musocco e abbandonati in sacchi di tela a circa un anno dalla sua fucilazione il 12 agosto 1946. Lo scandalo spinse i certosini ad abbandonare il monastero, che fu affidato prima ai carmelitani e poi ai cistercensi nel 1968, che oggi se ne prendono cura e gestiscono una piccola bottega e le visite guidate.

Dal punto di vista architettonico e artistico, questo luogo è una meraviglia unica che unisce lo stile tardo-gotico a quello rinascimentale ed è un edificio talmente ricco di dettagli, dai bassorilievi del portale agli affreschi, che forse non basterebbe un giorno per ammirarlo nella sua interezza.
Qui potete ammirare il polittico di Pietro Perugino voluto da Ludovico il Moro, la Pala di Sant’Ambrogio del Bergognone o la Madonna col bambino e i santi Pietro e Paolo di Guercino, ma anche il monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti e quello di Ludovico il Moro e sua moglie Beatrice d’Este, anche se i due sono sepolti rispettivamente nella chiesa dei Padri Domenicani di Tarascona (in Francia) e in quella di Santa Maria delle Grazie a Milano. Affacciate sul chiostro, inoltre, ci sono le celle dei monaci, che vengono aperte durante le visite guidate.
La Certosa, infine, ospita anche un Museo che comprende una gipsoteca e aree dedicate all’arte pittorica.

Informazioni utili per visitare la Certosa di Pavia
La Certosa di Pavia si trova a circa 10 chilometri dal centro città ed è aperta da maggio a settembre dalle 9.00 alle 11.30 e dalle 14.30 alle 18.00; chiusa il lunedì. L’ingresso è gratuito.
Se vi spostate in auto, sul luogo ci sono dei parcheggi a pagamento, se, invece, vi muovete in treno, potete raggiungerla con la linea S13 (Milano Bovisa-Pavia) scendendo a Certosa e poi proseguendo a piedi. In autobus, invece, c’è una linea servita dalla società Autoguidovie che collega Pavia al comune di Certosa: i mezzi partono da via Trieste, di fronte alla stagione ferroviaria; anche in questo caso è poi necessario proseguire a piedi. Maggiori informazioni sul sito Certosadipavia.it.
All’interno del complesso non si possono scattare fotografie, anche se, in occasione di alcune visite guidate, c’è la possibilità di immortalare le aree all’aperto.

Informazioni utili per visitare Pavia
Se raggiungete Pavia in auto, potete lasciare la macchina al Parcheggio via Rismondo, a due passi dalla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro e dal Castello Visconteo, e poi proseguire a piedi seguendo l’ordine di visita suggerito in questo post; il percorso è lungo circa 4 chilometri.
Per maggiori informazioni potete raggiungere il Tourist Infopoint in Piazza della Vittoria, che è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00, mentre sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 (solo la mattina da novembre a febbraio).
Infine, se volete visitare Pavia da Milano, potete anche valutare di partecipare a uno dei tour guidati come il giro di un’intera giornata a Pavia e nell’Oltrepo Pavese; trovate tutte le informazioni a questo link*.

Dove dormire a Pavia
Abitando non troppo distante non ho avuto necessità di dormire a Pavia, ma qui sotto vi lascio una mappa* con le proposte aggiornate, così da trovare la soluzione che fa al caso vostro.
Booking.comSiete mai stati a Pavia? Consigliate altre luoghi da vedere e da inserire nell’itinerario? Se avete domande, dubbi o suggerimenti, lasciate un commento!

Le foto presenti all’interno del post sono state scattate con una Canon 80D*, con obiettivo Canon 24mm* e Canon 10-18mm*, e con un iPhone 11 Pro*. Trovate tutte le altre sul mio album su Flickr.
*All’interno di questo post potrebbero essere presenti dei link di affiliazione, contrassegnati da un asterisco. Questo significa che se decidete di effettuare una prenotazione o di fare un acquisto e utilizzerete questi link, i siti mi riconosceranno una percentuale. Per voi non ci sono costi aggiuntivi, ma così facendo supporterete questo blog e il lavoro che si nasconde dietro ogni articolo pubblicato. Grazie ❤