Lower Manhattan: cosa vedere e la guida per scoprire tutti i quartieri

Lower Manhattan quartiere per quartiere: la sua storia, come è diventata quella che conosciamo oggi e tutti i luoghi da non perdere durante il vostro viaggio a New York.
Lower Manhattan, la punta dell’isola, è il luogo dove tutto ha avuto inizio, dove nacque il primo insediamento europeo che diede vita a quella che oggi è una delle città più grandi e importanti del mondo. In questo post ve la presento, condivido con voi una guida quartiere per quartiere e vi suggerisco i luoghi da non perdere durante il vostro viaggio a New York.
La storia di Lower Manhattan in pillole
La storia di quella che oggi è Lower Manhattan inizia però ben prima dell’arrivo dei coloni europei; secondo i ritrovamenti archeologici, infatti, i primi insediamenti umani risalirebbero a oltre 9.000 anni fa, ma per la sua natura paludosa, ospitò quasi sempre comunità nomadi che si dedicavano alla pesca e alla caccia.
I primi a trasferirsi nell’area in pianta quasi del tutto stabile furono i nativi Lenape, che iniziarono a coltivare la zona e che, all’inizio del Seicento, iniziarono a convivere pacificamente con i primi olandesi arrivati da oltreoceano e che, lungo le rive del fiume Hudson, avevano trovato un terreno fertile per il loro commercio di pellicce. Della storia dei nativi dell’isola di Manhattan vi ho parlato nel post dedicato al National Museum of the American Indian.

Nel 1624, per proteggere le operazioni e per difendersi dagli altri europei, gli olandesi costruirono Fort Amsterdam, un forte eretto dove oggi sorge l’Alexander Hamilton U.S. Custom House. Intorno, negli anni successivi, iniziò a svilupparsi un piccolo insediamento che contribuì a far fiorire il commercio — ramificatosi in diverse forme che comprendevano anche la realizzazione di oggetti tipici dell’artigianato Lenape — e, allo stesso tempo, a cambiare drasticamente le sorti dell’area.
Tutto culminò nel 1626, quando l’olandese Peter (o Pierre) Minuit acquistò l’intera isola di Manna Hata (“l’isola dalle molte colline”) dai nativi Lenape per l’equivalente di 24 dollari e diede vita a Nieuw-Amsterdam. Purtroppo, nei decenni successivi, la popolazione nativa di Manhattan diminuì drasticamente a causa di una combinazione di fame, malattie e migrazione verso nord.

Fu poi il turno degli inglesi, che nel 1664 conquistarono la città e la ribattezzarono New York in onore di Giacomo II d’Inghilterra, Duca di York. Da allora la città non ha mai smesso di espandersi e se un tempo si trovava al di sotto di Chambers Street (attualmente confine del Financial District), poi iniziò a spostarsi verso nord.
Lower Manhattan divenne così la radice di un albero dai numerosi rami e iniziò a trasformarsi a seconda dei mutamenti sociali, economici e culturali delle diverse epoche vedendo nascere nuovi e variegati quartieri, ognuno con una propria anima e una propria storia.

Cosa vedere a Lower Manhattan
Lower Manhattan, oggi, è tutto ciò che si estende a sud della Quattordicesima strada. È una zona composta da realtà diversissime tra loro, dalle multietniche Little Italy e Chinatown fino al Financial District e al Greenwich Village, passando per i residenziali Hudson Square e Two Bridges, e che racchiude in sé il passato, il presente e il futuro dell’intera New York.
Ecco alcuni dei quartieri da non perdere e tutti i luoghi da vedere durante il vostro viaggio.

Il Financial District e Battery Park City
Il Financial District, anche noto come FiDi e delimitato a nord da Chambers Street, è il cuore di New York, il luogo dove tutto ebbe inizio: è qui, infatti, che avvenne la compravendita tra l’olandese Minuit e i nativi Lenape.
Con l’espansione di New York verso nord, il FiDi perse gradualmente il suo carattere residenziale, ma mai il suo ruolo centrale dal punto di vista economico. Oggi è sede della New York Stock Exchange, del World Trade Center, della Federal Hall (dove George Washington fu eletto primo presidente degli Stati Uniti) e di tantissimi altri monumenti ed edifici storici che non possono non essere inseriti nel vostro itinerario di viaggio. A lui, dal 1966, si affianca Battery Park City, un quartiere che comprende, tra gli altri, Battery Park e Castle Clinton, da dove si parte per andare alla scoperta della Statua della Libertà e di Ellis Island.
Di entrambi i quartieri e dei luoghi da non perdere tra le loro strade vi parlerò in maniera approfondita nei post dedicati a cosa vedere nel Financial District e a Battery Park City.

Civic Center
Il Civic Center, che si estende da Vesey a Chambers Street e dall’East River Broadway, è il cuore amministrativo e governativo non solo di Lower Manhattan, ma dell’intera New York e si trova proprio a nord del Financial District.
Per secoli una zona paludosa abitata dai Lenape — pensate che l’area era così bassa che durante le inondazioni si poteva pagaiare da un fiume all’altro —, il Civic Center vide la nascita dei primi mulini olandesi, delle prime fattorie e della dogana, ma anche delle prime strutture edificate con fondi pubblici, come un ospizio, un carcere e un piccolo ospedale.

Tra il Diciannovesimo e il Ventesimo secolo l’area subì numerose modifiche: mentre da una parte venivano aperti i cantieri per il Ponte di Brooklyn e per il nuovo City Hall (con il City Hall Park), dall’altra comparivano banche, tribunali, scuole e il Woolworth Building, quello che fu l’edificio più alto del mondo fino al 1930, anno di completamento del Chrysler Building.
Soprattutto, vista la vicinanza con il cuore politico della città, in quel periodo nella zona si concentrarono oltre 60 redazioni tra quotidiani e riviste, da quella della New York Tribune fino a quella del New York Sun, passando per il New York Times, poi spostato a Times Square. Pensate che la concentrazione era talmente elevata che fino alla Prima Guerra Mondiale Park Row veniva comunemente chiamata “Newspaper Row“.

Cosa vedere nel Civic Center
Il Civic Center è noto in particolare per il City Hall, costruito tra il 1803 e il 1812 e oggi il più vecchio municipio degli Stati Uniti ancora adibito alla sua funzione originaria. A questo si affianca il City Hall Park, un fazzoletto verde tra i palazzi che un tempo indicava il limite settentrionale della città e dove il 9 luglio 1776 George Washington lesse di fronte a un pubblico gremito la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America.
[n.d.r. Il Common] Era ancora un ampio triangolo di terreno aperto, ma qualche tempo prima vi era stato costruito un enorme municipio. Simile a un vistoso palazzo francese o italiano con la facciata in marmo, si stagliava altezzoso verso il lato meridionale di Broadway. Se si guardava la parte posteriore del municipio, tuttavia, si poteva notare un dettaglio curioso. La facciata nord non era in marmo come quella frontale, ma in semplice arenaria bruno rossa. All’epoca in cui era stato costruito, gran parte della città e tutti i quartieri migliori erano situati a sud. Di conseguenza, non vi era stato bisogno di spendere denaro per la facciata settentrionale, che poteva essere vista soltanto dalla povera gente. E dietro il fastoso palazzo, nella grande, centrale cloaca della città, c’era povera gente in abbondanza. A Five Points.
New York*, Edward Rutherfurd. Traduzione di Stefano Viviani

Da non perdere all’interno del piccolo quartiere anche l’African Burial Ground, il luogo di sepoltura di migliaia di schiavi africani scoperto solo nel 1991 durante la costruzione del Ted Weiss Federal Building; secondo gli scienziati si tratta del più grande cimitero al mondo per persone di origine africana e le stime parlano di oltre 15.000 salme sepolte, anche se i corpi ritrovati sono solo 420. Le sepolture risalirebbero a un periodo compreso tra il Diciassettesimo e il Diciottesimo secolo.
Oggi sul posto è presente un memoriale, inaugurato nel 2007, che è nato per commemorare il ruolo degli africani e degli afroamericani ridotti in schiavitù nella New York coloniale e federale; pensate che, durante la Guerra d’indipendenza americana, costituivano quasi un quarto della popolazione della città. Per approfondire il tema, potete partecipare a uno dei tour guidati dedicati, come quello che trovate a questo link*.

Tribeca
Tribeca (da TriBeCa, Triangle Below Canal Street, nome coniato negli anni Settanta) si estende dal fiume Hudson alla Broadway e da Chambers a Canal Street. Come altre aree di Lower Manhattan, la zona ospitò per anni le fattorie e le coltivazioni dei coloni olandesi, almeno fino al 1807, quando la costruzione della St. John’s Chapel, su Varick Street, non diede il via alla nascita di un piccolo quartiere, uno dei primi sviluppatesi a New York oltre i confini coloniali.
Per decenni area residenziale, Tribeca cambiò radicalmente a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento, quando i commerci fluviali si spostarono dall’East River e dai moli di South Street alle rive del fiume Hudson, più adatte alle grandi navi, trasformando la zona in un punto di riferimento commerciale e portando alla nascita di numerosi magazzini, mercati e depositi.

Con la seconda metà del Novecento, però, la situazione mutò nuovamente: gran parte delle industrie e delle attività commerciali decise di lasciare Manhattan e gli spazi rimasti vuoti furono demoliti per fare posto a scuole, uffici e appartamenti, molti dei quali acquistati o affittati da artisti di ogni tipo.
Per la vicinanza con il World Trade Center, dopo il 2001 il quartiere subì un progressivo abbandono, ma per far fronte alla crisi, nel 2002, fu fondato il Tribeca Film Festival, nato da un’idea di Robert De Niro, Jane Rosenthal e Craig Hatkoff per “consentire alla comunità cinematografica internazionale e al pubblico in generale di sperimentare il potere dei film”.
Oggi Tribeca è una delle zone più alla moda di Lower Manhattan — potete scoprirla anche attraverso questo tour guidato dedicato all’architettura* —, un’area principalmente residenziale ricca di gallerie d’arte, boutique e locali e comparsa decine di volte sul grande e piccolo schermo, come in Hitch e Ghostbusters. È proprio qui, infatti, che si trova il quartier generale degli acchiappa fantasmi: lo trovate al numero 14 di North Moore Street.

Chinatown
Chinatown, che si estende circa da Chambers a Delancey Street e dalla East Broadway a Broadway, è una piccola città nella città e il risultato dell’emigrazione asiatica (cinese in particolare) che coinvolse gli Stati Uniti nel Diciannovesimo secolo.
Durante il vostro viaggio a New York e a Lower Manhattan vi consiglio di non perdere questo particolare quartiere; trovate la sua storia e tutti i luoghi da vedere nel post dedicato interamente a Chinatown.

Little Italy e NoLIta
Il quartiere di Little Italy nacque alla fine del Diciannovesimo secolo grazie ai tanti italiani che provarono a cercare fortuna oltreoceano lasciandosi alle spalle un Paese che era appena riuscito a unificarsi e che all’epoca era tra i più sovraffollati d’Europa.
Proprio come accadde ai migranti cinesi della vicina Chinatown, gli italiani si raggrupparono per fronteggiare il razzismo e darsi una mano a vicenda: la scelta ricadde prima sugli alloggi popolari del Lower East Side e poi, quando la popolazione continuò a crescere, sulle vicine Mulberry e Mott Street.
Le vie italiane erano quasi tutte affollate come quelle del vicino quartiere ebraico, ma c’erano delle differenze. Lungo alcune di queste c’erano piccoli alberi che facevano ombra. Qui e là, una bella chiesa cattolica, talvolta con un giardino recintato, rompeva la monotona sequenza delle case. Ogni via, inoltre, aveva il suo carattere particolare. La gente proveniente dalla zona di Napoli viveva quasi tutta in Mulberry Street, i calabresi sulla Mott, i siciliani sulla Elizabeth; ogni città importante si prendeva un’area particolare. Cercavano di ricreare, come meglio potevano, la loro terra natale.
New York*, Edward Rutherfurd. Traduzione di Stefano Viviani

Inizialmente gli uomini erano soprattutto impiegati come operai nel settore edile, le donne, invece, in quello tessile, ma con il passare degli anni vennero aperte molte attività in proprio, soprattutto drogherie, sartorie, barbarie e ristoranti — è qui che è stata aperta la prima pizzeria degli Stati Uniti, come vi raccontavo nel post dedicato alle curiosità su New York —, che fecero conoscere le tradizioni, i profumi e i sapori italiani.
Oggi, gli americani di origine italiana in questa zona sono davvero pochissimi — molti si sono trasferiti a Brooklyn o a Staten Island, dove la popolazione italoamericana supera il 40% — e Little Italy si è trasformata in una delle principali attrazioni turistiche di New York, frequentata soprattutto in occasione del San Gennaro Festival. Se volete, sappiate che potete scoprirla anche attraverso tour guidato*.
Cosa vedere a Little Italy e NoLIta
Oggi Little Italy e NoLIta, il quartiere a “North of Little Italy”, si limitano a un paio di strade, ma, oltre ai numerosi locali — che potete scoprire anche grazie ai tour guidati dedicati all’enogastronomia, come quello che trovate qui* —, ci sono due luoghi che vi consiglio di inserire nel vostro itinerario.
Il primo è la Saint Patrick’s Old Cathedral, costruita tra il 1809 e il 1815 in stile Neo-Gotico e per anni sede dell’arcidiocesi newyorkese, poi spostata nella Cattedrale di San Patrizio, a Midtown. La chiesa, che oggi ospita liturgie in inglese, spagnolo e cinese, all’epoca era la più grande della città e si trovò spesso al centro delle lotte tra i cattolici irlandesi e i membri del movimento xenofobo “nativista” anti-cattolico, tanto che furono praticate delle feritoie per difendersi dagli attacchi. Oggi potete visitare il suo interno in autonomia oppure, insieme a una guida, andare alla scoperta dei sotterranei e delle catacombe; potete prenotare l’esperienza a questo link*.
Una curiosità. Qui, nel 1838, si tenne il funerale di Lorenzo da Ponte, primo librettista di Mozart, emigrato negli Stati Uniti nel 1805 e diventato professore della Columbia University, oltre che fondatore di quella che è oggi la Metropolitan Opera.

Il secondo luogo da non perdere è Eileen’s Special Cheesecake, un minuscolo negozio di NoLIta che da quarant’anni segue la “ricetta della mamma” e prepara quella che è stata definita la “New York’s best cheesecake”.
Le torte sono vendute intere, a fette o in monoporzioni e i gusti sono tantissimi: dal caffè al cioccolato, passando per la frutta e l’amaretto. Se siete amanti della cheesecake newyorkese vi consiglio anche il post nel quale ho condiviso la ricetta.

SoHo
SoHo è un quartiere che si estende da Houston fino a Canal Street (da qui il nome “South of Houston Street”) e da Lafayette a Varick Street. Destinato alle fattorie e agli insediamenti dei primi africani e afroamericani liberi, rimase per decenni un’area rurale.
All’inizio dell’Ottocento, però, la pavimentazione di nuove strade e l’espansione della città portarono alla nascita di nuove dimore — in gran parte in muratura e ghisa, come quelle che si possono vedere ancora oggi nel SoHo-Cast Iron Historic District —, ma anche di nuovi negozi e nuovi teatri che resero SoHo il nuovo centro del commercio al dettaglio e dell’intrattenimento newyorkese.

Ben presto, però, i teatri delle strade laterali di Broadway si trasformarono in luoghi a luci rosse costringendo le famiglie benestanti a spostarsi nuovamente verso nord; secondo le cronache, tra il 1860 e il 1865 SoHo perse il 25% della sua popolazione. Gli spazi vuoti attirarono numerosi artigiani (soprattutto ebanisti, falegnami, fabbri, vetrai ed editori) e, dal 1890, grandi aziende tessili che trasformarono SoHo in uno dei più importanti centri del settore, ruolo che mantenne fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Negli anni Cinquanta l’area era una “terra industriale”, viva di giorno e desolata di notte — tanto da essere ribattezzata Hell’s Hundred Acres —, ma nel corso del decennio successivo l’arrivo di numerosi artisti, spesso in cerca di grandi spazi a basso prezzo da trasformare in appartamenti-studi, portò a una nuova evoluzione del quartiere.

Cosa vedere a SoHo
Ancora oggi SoHo è noto per le sue numerose gallerie d’arte, per le boutique e i negozi. A proposito di questi ultimi, vi segnalo Harney & Sons (433, Broome Street), un vero paradiso per gli amanti di tè e tisane, e l’Housing Works Bookstore (126, Crosby Street), una libreria con café che vende libri e cd usati di ogni tipo, ma, soprattutto, dove il ricavato delle vendite viene devoluto a un’associazione benefica che si occupa di senzatetto sieropositivi e malati di AIDS.
Il quartiere ospita anche alcuni musei, come il New York City Fire Museum, dedicato alla storia dei vigili del fuoco newyorkesi; il Museum of Ice Cream, interamente dedicato al gelato (i biglietti si possono acquistare comodamente da casa a questo link* o a questo link*, a seconda della disponibilità); e il Leslie-Lohman Museum of Art.
Fondato nel 2016 dai collezionisti J. Frederic “Fritz” Lohman e Charles W. Leslie, quest’ultimo raccoglie, conserva ed espone principalmente opere d’arte realizzate da artisti LGBTQIA+ o legate al tema ed è nato con l’obiettivo di “ispirare, esplorare e promuovere la comprensione della ricca diversità delle esperienze LGBTQIA+”. Tutte le informazioni per la visita sono disponibili sul sito ufficiale.
NoHo
NoHo (North of Houston Street) si estende, come si può capire dal nome, da Houston Street fino ad Astor Place e dalla Bowery a Broadway. Anche se oggi è un quartiere prevalentemente residenziale, la sua storia cominciò nel 1748 con la creazione, da parte del fisico svizzero Jacob Sperry, di un orto botanico.
Tutto cambiò nel 1804 con John Jacob Astor, un ricco imprenditore che acquistò lo spazio dove sorgeva il giardino — trasferito quindi a Tribeca — per venderlo a Joseph Delacroix, che vi costruì un bucolico luogo di villeggiatura battezzato Vauxhall Gardens e attivo fino a metà Ottocento.

NoHo divenne così ben presto una sorta di enclave per le famiglie benestanti che volevano allontanarsi dalle sempre più affollate strade dei quartieri meridionali. Nel 1826, però, il contratto di locazione di Delacroix scadde e Astor decise di trasformare nuovamente l’area dedicandola all’aristocrazia locale; la strada che fu costruita per tagliare in due i giardini fu battezzata Lafayette Street in onore di Gilbert du Motier, marchese di Lafayette e uno dei protagonisti della Rivoluzione americana.
In quest’area di Lower Manhattan sorsero così dimore eleganti, teatri e boutique di lusso che attirarono figure di spicco come la famiglia Vanderbilt, gli autori Charles Dickens, Washington Irvin e William Makepeace Thackeray e l’imprenditore Isaac Singer, noto per aver brevettato la macchina da cucire domestica.

Con l’arrivo del Ventesimo secolo, però, la zona vide sorgere anche numerose aziende manifatturiere e alcune importanti organizzazioni a favore delle ragazze madri e delle prostitute newyorkesi, come la National Florence Crittenton Mission: nuove realtà che obbligarono i residenti a spostarsi verso nord, portando così all’ennesima trasformazione di NoHo.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le industrie si trasferirono verso i sobborghi e gli spazi lasciati vuoti attirarono artisti di ogni tipo, da Andy Warhol a Jean-Michel Basquiat, che contribuirono al ripopolamento e alla riqualificazione dell’area, oggi “Historic District” cittadino.
Cosa vedere a NoHo
Proprio per la sua natura residenziale, i luoghi da vedere a NoHo non sono moltissimi, ma vi consiglio di non perdere il Merchant’s House Museum (29 East Forth Street), l’unica casa del Diciannovesimo secolo conservata intatta e oggi trasformata in museo — pare ospiti anche un fantasma, ve ne parlavo nel post dedicato ai segreti e misteri di New York —, e Astor Place, al confine con il Village.
Quest’ultima è una piazza è famosa per la scultura rotante a forma di cubo realizzata nel 1967 e battezzata Alamo: se siete in due o in tre provate a farla ruotare, dicono sia una delle esperienze da fare a New York; se, invece, viaggiate da soli, non preoccupatevi e fate come me: avvicinatevi alla scultura e provate a muoverla, qualcuno di passaggio correrà in aiuto!

Lower East Side
Il Lower East Side, a volte abbreviato in LES, si estende da Canal Street (sud) a Houston Street (nord) e dall’East River fino a Bowery, anche se secondo alcuni comprenderebbe anche i quartieri limitrofi, come Chinatown, Little Italy, l’East Village e NoLIta.
Tra il Diciannovesimo e il Ventesimo secolo, la zona accolse un numero sempre maggiore di immigrati europei, in particolare di fede ebraica, tanto che nel 1920 si iniziò a parlare dell’area come della “Jewish neighborhood“. Ancora oggi tra le sue strade non mancano i riferimenti culturali a questa religione, da quelli spirituali rappresentati dalle numerose sinagoghe, fino a quelli laici, come i celebri “deli”, tra i quali spicca Katz’s Delicatessen. Ve ne ho parlato più nel dettaglio nel post dedicato a cosa vedere nel Lower East Side.

East Village
L’East Village si estende da Houston Street alla Quattordicesima Strada e dalla Bowery fino all’East River e comprende anche tre mini-quartieri: Alphabet City, Little Ukraine e Bowery.
La sua storia è molto simile a quella del vicino Lower East Side, con il quale confina a sud: inizialmente occupato dai nativi Lenape e poi dalle fattorie dei coloni olandesi — come quella di Peter Stuyvesant —, si trasformò poi in un luogo di villeggiatura. La situazione rimase invariata per oltre un secolo, ma tutto cambiò nei primi anni dell’Ottocento, quando il confine della città si spostò progressivamente verso nord seguito dalle famiglie benestanti, che trasferendosi qui resero l’East Side il quartiere più ricco e lussuoso di Manhattan.

La migrazione verso nord delle ricche famiglie locali continuò anche per tutto il Novecento e piano piano questa zona di Lower Manhattan cominciò a ospitare gli immigrati, soprattutto provenienti da Irlanda, Austria e Germania, seguiti dalle persone provenienti dall’Europa Orientale, in particolare di fede ebraica. Con loro nacquero numerosi deli, altrettante attività commerciali e l’Yiddish Theatre District, il distretto fulcro del teatro e dello spettacolo ebraico che prima della Grande Depressione vantava oltre trenta spettacoli a serata.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’East Village si popolò soprattutto di persone provenienti dall’attuale Ucraina, che diedero vita al “quartiere-nel-quartiere” di Little Ukraine, e dall’America Latina, che crearono un’altra enclave oggi nota come Loisaida. A loro si affiancarono numerosi artisti e scrittori (tra questi Allen Ginsberg e Norman Mailer) che contribuirono a trasformare la zona nel cuore della contro-cultura newyorkese e i teatri dell’Yiddish Theatre in quelli di Off- e Off-Off-Broadway.

Cosa vedere nell’East Village
Oggi l’East Village conta numerosi appartamenti e altrettante opere di street, ma molti meno punti di riferimento culturali rispetto al secolo scorso e quindi i luoghi da vedere per chi arriva da fuori non sono molti; tra questi c’è però l’Ukrainian Museum, dedicato alla comprensione e alla conservazione del patrimonio artistico e culturale dell’Ucraina. Sul confine con Greenwich Village ci sono invece la piccola chiesa di Grace Church e la celebre libreria Strand Bookstore, che, proprio per la loro posizione, ho inserito nel post dedicato al Greenwich Village.
Grazie al suo passato, il quartiere vanta però un ricco e variegato panorama gastronomico, che si può scoprire passeggiando autonomamente per le sue strade o in compagnia di guide locali, partecipando per esempio a uno dei tour dedicati alla pizza* o ai diversi ristoranti della zona*.
Se siete appassionati di musica o di serie tv, potete partecipare anche al tour dedicato al Rock* o quello dedicato alle location cinematografiche*.

Greenwich Village
Il Greenwich Village, spesso noto solo come “Village”, si estende da Houston Street alla Quattordicesima Strada e dal fiume Hudson alla Broadway. Dalla fine del Diciannovesimo secolo è un vero e proprio punto di riferimento per la cultura bohémien e alternativa e, soprattutto, per il mondo queer: è qui, che nel 1969, ebbero inizio i moti di Stonewall, oggi ricordati con la Giornata Mondiale dell’orgoglio LGBTQIA+ (28 giugno).
Culla di musicisti e performer del calibro di Liza Minnelli e Barbra Streisand, il Greenwich Village è un quartiere principalmente residenziale, dove però non mancano club, locali, luoghi e monumenti che meritano assolutamente di essere inseriti nel proprio itinerario di viaggio. Ve ne ho parlato più nel dettaglio nel post dedicato a cosa vedere nel Greenwich Village.

Informazioni utili per visitare Lower Manhattan
Come vi dicevo, Lower Manhattan è una zona dalle mille sfumature, ricca di luoghi da vedere e da vivere e non basterebbe un solo viaggio a New York per scoprirla tutta.
Mentre siete qui potete esplorarla in autonomia o, se volete, potete partecipare a uno dei numerosi tour guidati che vi permettono di visitare la zona e di scoprire i punti salienti senza preoccuparvi dell’itinerario. Vi lascio qui sotto alcune proposte, ma cliccando sui link trovate anche tante altre idee per il vostro viaggio nella Grande Mela.
- Free tour di New York – qui*
- New York: tour in autobus panoramico Big Bus Tours – qui*
- New York City: tour privato e personalizzabile con guida locale – qui*
- Tour guidato in bicicletta dei punti salienti della città – qui*
- New York: bus guidato e tour a piedi con Staten Island Ferry – qui*
- Tour guidato a piedi a SoHo, Little Italy e Chinatown – qui*, qui* o qui*, a seconda delle disponibilità
- New York City: tour della mafia e degustazioni gastronomiche con guida locale (tra East Village e Little Italy) – qui*
- New York: tour guidato di Wall Street, Little Italy e Chinatown – qui*
- Crociera nel sud di Manhattan – qui*
- Tour gastronomico di Little Italy e Chinatown – qui*
Se, infine, state pensando di stipulare l’assicurazione viaggio per gli Stati Uniti, vi consiglio di leggere il post dedicato, dove trovate anche un codice sconto per voi. Buon viaggio!

Dove dormire a New York
Durante il mio primo viaggio a New York ho soggiornato all’Hotel Mela*, a due passi da Times Square.
Le camere sono pulite e comode, leggermente più spaziose rispetto ad altre di Manhattan. In più l’albergo si trova in una posizione strategica per scoprire l’intera città perché Times Square non è solo centrale, ma è anche servita da molte linee della metropolitana.
Se avete dubbi, suggerimenti o domande su Lower Manhattan, sui suoi quartieri e sui luoghi da visitare, lasciate un commento!

Le immagini sono state scattate con una Canon 1100D*, un iPhone 11 Pro* e una Canon 80D*. Per vedere le altre potete sfogliare il mio album su Flickr
*All’interno di questo post potrebbero essere presenti dei link di affiliazione, contrassegnati da un asterisco. Questo significa che se decidete di effettuare una prenotazione o di fare un acquisto e utilizzerete questi link, i siti mi riconosceranno una percentuale. Per voi non ci sono costi aggiuntivi, ma così facendo supporterete questo blog e il lavoro che si nasconde dietro ogni articolo pubblicato. Grazie ❤
Girovagandoconstefania
Hai suggerito un ottimo itinerario per vedere le cose più importanti di Lower Manhattan 🙂 Vista la grandezza è impossibile girarla tutta se si vuole vedere anche altre zone della città.
Martina Sgorlon
GirovagandoconstefaniaLower Manhattan mi è piaciuta molto come zona, è molto storica e, allo stesso tempo, moderna 🙂
Mi fa piacere sapere che il post ti è piaciuto. Grazie ❤
Elisa
Eccoci, mi hai fatta piangere! Quando sei stata a NY? Io ci sono stata nel giugno del 2011 e non ho potuto vedere Ground Zero perché stavano costruendo, ho intravisto le piscine da lontano, ed è stato terribile. Bello, ma terribile.
Non vedo l’ora di tornare a New York per vedere per bene tutta questa parte che mi mancata. La voglia di rinascita degli americani è uno dei motivi per cui amo il loro popolo.
Martinaway
ElisaCiao Elisa, grazie per il tuo commento, sono felice che questo post riesca a suscitare qualche emozione, quel luogo me ne ha fatte provare tante e non è sempre facile riuscire a trasmetterle con qualche foto e qualche parola.
Sono stata a New York nel marzo 2014, per me era un obbligo visitare il 9/11 Memorial: ricordo quel giorno del 2001 e anche se ero appena alle elementari mi sono messa a piangere e ancora oggi mi capita guardando qualche documentario o simili.
L’America ha di sicuro tanti difetti, ma, hai ragione, la loro forza è un grande pregio. Amo New York e questa è una ferita aperta, ma piena di speranza. Un abbraccio. ❤
Elisa - Tripvillage
Che bel post Martina!!! Complimenti!
Lacrime ancora, anche oggi… non ci sono parole
martinaway
Elisa – TripvillageGrazie mille Elisa! Hai ragione, io ho provato a metterne insieme un po’, parlando del presente. Sono felice che ti sia piaciuto, un bacione <3