Composizione fotografica: regole, tecniche e consigli pratici

Composizione fotografica: cos’è, quali sono le tecniche principali e i consigli pratici per applicarle. Tutte le informazioni per donare equilibrio alle vostre immagini.
Spesso le fotografie sembrano frutto di uno scatto spontaneo, guidato dal momento e dalla creatività, ma in molti casi alla base c’è uno studio degli elementi e del loro posizionamento all’interno dell’inquadratura: la composizione fotografica.
In questo post condivido con voi le tecniche principali e tutti i consigli utili per applicarle.
Tecniche di composizione fotografica
La composizione fotografica è l’ordinamento ragionato degli elementi che compongono un’immagine, uno schema, spesso invisibile (ma percepibile), che sta alla base di uno scatto. La composizione si può sfruttare per creare armonia tra le parti, per evidenziare il soggetto, per condurre l’occhio dell’osservatore verso un punto ben preciso della foto o tutti e tre gli aspetti messi insieme, a seconda delle necessità e della tecnica utilizzata.
Anche se le immagini possono sembrare frutto di uno scatto spontaneo, infatti, in molti casi alla loro base c’è una regola ben precisa che coinvolge non solo le caratteristiche dei soggetti e degli elementi di fronte all’obiettivo fotografico, ma anche e soprattutto il loro posizionamento nell’inquadratura. Per creare equilibrio e armonia tra le parti, le regole principali utilizzate in fotografia sono due: la regola dei terzi e la sezione aurea.
La regola dei terzi
La regola dei terzi è forse la tecnica di composizione fotografica più famosa e maggiormente applicata, perché la sua griglia viene mostrata anche nel mirino e sullo schermo delle macchine fotografiche e degli smartphone. Quando questa non compare solitamente è necessario attivare la funzione attraverso le impostazioni.
Secondo questa tecnica, l’inquadratura viene divisa in nove riquadri uguali tracciando due linee verticali e due linee orizzontali, chiamate “linee di forza“, che sono equidistanti tra loro e dai bordi dell’immagine. Il riquadro nel mezzo è noto come zona o sezione aurea.
In particolare, utilizzando la regola dei terzi, i punti di interesse dell’immagine andrebbero posizionati lungo le linee o, meglio ancora, in corrispondenza delle loro intersezioni (i “punti di forza” o “punti focali”) per dare loro ancora più risalto. La regola nasce da un meccanismo automatico dell’occhio umano, che, data una figura, tende a focalizzarsi istintivamente proprio lungo queste linee immaginarie e sui punti di forza.

Come dicevo, la regola dei terzi si può applicare fin dal momento dello scatto, grazie al mirino della macchina fotografica, oppure in post produzione, ritagliando le immagini di modo che i nostri soggetti risultino esattamente sui punti di forza. Su Photoshop, per esempio, ma anche su molti altri programmi di editing, potete visualizzare la griglia in fase di ritaglio.
Tra i fotografi diventati in qualche modo portavoce della regola dei terzi c’è Henri Cartier-Bresson, che studiava la composizione ben prima di scattare e, per questo motivo, insisteva affinché le sue immagini fossero sempre stampate nella loro integrità e senza tagli.
Nell’immagine qui sotto, potete vedere la tecnica applicata, con la linea di forza superiore che segue esattamente l’orizzonte e il punto di forza che cade sul fiore. Per visualizzare la foto con o senza la griglia, vi basterà spostare il cursore centrale.


La sezione aurea
Alla base della regola dei terzi c’è la sezione aurea, la rappresentazione figurativa del numero aureo 1,6180339887∞, spesso abbreviato in 1,618 perché irrazionale e dunque senza fine. Questa particolare cifra è considerata, in qualche modo, la perfezione, perché ritorna nelle proporzioni e nelle forme di moltissimi elementi naturali, dai gusci delle chiocciole alle foglie. Proprio per questa sua presenza innata, è stata per secoli considerata la prova dell’unione tra la natura e il pensiero razionale e, soprattutto, tra Dio e l’uomo, tanto che il numero aureo è noto anche Numero di Dio.
Grazie alla sua armonia e al suo innato equilibrio, la sezione aurea è usata (spesso inconsapevolmente) fin dall’antichità per la realizzazione di edifici e opere d’arte, dai bassorilievi babilonesi alle piramidi egizie, ma è con gli studi del matematico italiano Leonardo Fibonacci che la scelta divenne più consapevole.
Grazie alla successione numerica di Fibonacci, infatti, la consapevolezza di questo numero e della sua rappresentazione iniziarono a farsi strada fino a raggiungere la loro massima diffusione durante il Rinascimento, dove fu attivo colui che più di tutti riuscì ad applicare la tecnica alla propria arte: Leonardo da Vinci.

In fotografia, la sezione aurea viene semplificata non solo attraverso la regola dei terzi, ma anche con la griglia aurea. Questo schema fornisce degli strumenti compositivi simili a quelli precedenti, ma presenta linee di forza disposte seguendo il numero aureo e forma così riquadri di dimensioni diverse, come si può vedere nell’immagine qui sopra.
La tecnica da applicare, però, è la stessa rispetto a quella della regola dei terzi e suggerisce di posizionare i soggetti lungo le linee, nei punti di intersezione oppure perfettamente all’interno della sezione centrale, come fatto nella foto qui sotto.


La spirale aurea
Se in fotografia la sezione aurea è spesso rappresentata attraverso la griglia, in natura la figura di riferimento è la spirale aurea. Questa forma nasce dalla suddivisione in rettangoli aurei e, benché più difficile da applicare, può essere utilizzata, in realtà, anche per la propria composizione fotografica, così come avviene nella pittura o nell’architettura.

Se volete utilizzarla, ricordate che, al momento dello scatto o in post produzione, il ricciolo più piccolo della spirale dovrebbe essere posizionato sul punto di maggiore interesse, guidando così lo sguardo dell’osservatore. Le composizioni più efficaci sono quelle che riescono a seguire l’intera spirale, anche se sono le più difficili da individuare sul campo.
La spirale può essere ruotata a seconda delle necessità, l’importante è mantenere le proporzioni, come potete vedere nell’immagine qui sotto. Per la foto di sinistra non è stata usata nessuna regola di composizione fotografica.
Il triangolo aureo
Il triangolo aureo è basato sugli stessi concetti della spirale e della sezione aurea, la differenza è che lo schema si ottiene tracciando prima una diagonale dell’inquadratura e poi una linea perpendicolare che la collega a uno degli angoli.
In caso decidiate di utilizzare questa tecnica di composizione fotografica, ricordatevi che, in questo caso, il focus dell’immagine si deve trovare esattamente su uno dei punti di intersezione o lungo una delle diagonali. Nell’immagine qui sotto potete vedere le due possibili combinazioni: una con linea continua e una con linea tratteggiata.

Esattamente come per la spirale aurea, anche in questo caso la tecnica si può applicare sia su foto orizzontali che su foto verticali. Come sempre, infine, può risultare utile lavorare in post produzione, tagliando l’eccesso e dando maggiore risalto al nostro soggetto seguendo le linee e i punti di fuga che magari non abbiamo ben individuato al momento dello scatto. Per la prima foto non sono state seguite tecniche di composizione fotografica.
La composizione fotografica basata sulle linee
Tenendo sempre a mente la regola dei terzi e la sezione aurea per equilibrare al meglio l’immagine e per suggerire all’osservatore il focus del nostro scatto, le nostre immagini possono essere composte anche sulla base delle linee.
Le linee possono essere orizzontali, verticali o diagonali e, anche se spesso sono date da elementi che compaiono naturalmente nell’inquadratura (muri, ponti, alberi…), a volte devono essere individuate o create ex novo per essere utilizzate al meglio o sfruttate nella propria composizione.
Linee orizzontali
Le linee orizzontali, come la linea dell’orizzonte, un ponte, un marciapiede o un cornicione di una casa, dal punto di vista espressivo suggeriscono all’osservatore sensazioni di calma, equilibrio e stabilità. Per enfatizzarle o permettere loro di esprimersi al meglio è quindi consigliabile mantenere sempre in orizzontale la macchina fotografica, ma nulla vieta di utilizzarla in verticale nel caso si volesse creare un forte contrasto.
Oltre al messaggio che trasmettono e alla posizione della macchina fotografica, quando ci si lascia guidare dalle linee orizzontali, per un risultato ottimale, è importante che queste siano posizionate con attenzione all’interno dell’inquadratura.


Nel caso di uno scatto che immortala il mare, per esempio, l’orizzonte può essere posto esattamente al centro della foto, dividendo quindi a metà l’immagine tra acqua e cielo, ma, a volte, a seconda degli altri elementi nell’inquadratura, un’immagine di questo tipo potrebbe risultare banale.
Per un risultato più accattivante si può sfruttare ancora una volta la regola dei terzi posizionando l’orizzonte sul terzo superiore o sul terzo inferiore a seconda del risultato desiderato; posizionare l’orizzonte a una qualsiasi altra altezza creerebbe un risultato poco armonico per l’occhio umano.
In caso di orizzonti storti o ad altezze poco armoniche, ricordate che si può sempre intervenire in post produzione, raddrizzando o tagliando dove serve.
Qui sotto vi lascio tre esempi realizzati utilizzando la regola dei terzi in post produzione. In questo caso, come potete notare, la scelta della composizione influisce anche sulla luminosità: i colori non sono stati modificati, così come l’esposizione, ma le immagini dove il mare occupa gran parte dell’inquadratura sono leggermente più scure.




Linee verticali
A differenza delle orizzontali, le linee verticali, come quelle formate da grattacieli, pareti, alberi o persone in piedi, trasmettono una sensazione di crescita o forza all’osservatore. Per enfatizzarle, donare slancio o permettere alle linee di esprimersi al meglio è consigliabile, come potete immaginare, mantenere sempre in verticale la macchina fotografica, anche se nulla vi vieta di posizionarla in orizzontale.
Anche in questo caso, per enfatizzare e per rafforzare l’espressività degli elementi verticali della foto è consigliabile non solo immortalare correttamente i soggetti tenendo dritta la macchina fotografica, ma anche applicare la regola dei terzi o la sezione aurea, posizionando l’elemento verticale principale su una delle linee, per un risultato più accattivante, o al centro, per renderlo protagonista.
Nel caso di due linee verticali protagoniste, come nel caso della bandiera e della Statua della Libertà nelle foto sotto, i due elementi sono stati posizionati sulle due linee dei terzi, per creare equilibrio. Come sempre, in caso di necessità, si può intervenire in post produzione.
Infine, in una composizione basta su linee verticali, è sempre consigliabile utilizzare obiettivi fotografici con una lunghezza focale uguale o maggiore di 50 mm, perché quelle inferiori amplificano l’effetto prospettico portando le linee verticali a convergere tra loro.
Linee diagonali
Se i principi della composizione fotografica aiutano a creare armonia e a dare risalto al soggetto in modo spesso velato, le linee diagonali lo fanno in maniera dinamica e ben visibile, trasportando l’osservatore all’interno della foto e conducendo il suo occhio verso un punto ben preciso, trasmettendo così anche un senso di velocità e movimento.
Anche in questo caso è consigliabile utilizzare la regola dei terzi, la sezione o la spirale aurea per impostare l’immagine, così da far convergere le linee e creare il punto di fuga in uno dei punti cardine dell’inquadratura.


Le linee diagonali possono essere sfruttate sia in orizzontale che in verticale, a seconda del soggetto, e, a differenza delle precedenti, che spesso sono già presenti nell’ambiente circostante, queste possono essere ricreate usando un trucco sempre valido in fotografia: cambiare punto di vista.
Nel caso di un grattacielo o di un palazzo, per esempio, lo si può immortalare dal basso per creare slancio o movimento; nel caso di muretti o staccionate, invece, li si può immortalare di lato, individuando in entrambi i casi un punto di fuga o suggerendo all’occhio umano la direzione da prendere.
Composizione fotografica: conclusioni e consigli
- Quando si parla di composizione fotografica “il meno è il più” e ridurre al minimo gli elementi all’interno di una foto è quasi sempre la soluzione migliore. Se questo non è possibile, come quando i soggetti non si possono spostare, per esempio, si può giocare con la profondità di campo, mettendo a fuoco solo ciò che ci interessa. Ve ne ho parlato nel post dedicato.
- Anche se la composizione fotografica contribuisce al maggior equilibrio degli elementi all’interno delle immagini, non è certamente la chiave per realizzare una bella foto, tanto che a volte ci sono scatti totalmente spontanei che riescono a trasmettere molto di più all’osservatore e che risultano molto più piacevoli. L’ideale, come sempre, sta nel mezzo, dove espressività e tecniche si uniscono.
- Come ho scritto più volte nel post, inoltre, le regole si possono mettere in pratica anche in post produzione migliorando immagini che, a primo impatto, potrebbero sembrare anonime o non in equilibrio. Tagliare le foto creando una geometria e posizionando gli elementi principali sulle linee o sui punti di forza, infatti, può salvare immagini che, altrimenti, non avremmo mai utilizzato o addirittura cancellato.
Come sempre, questa è la teoria, ma la fotografia è fatta di tantissima pratica per allenare l’occhio e capire quando applicare le regole o quando lasciarsi guidare dall’ispirazione. Trovate altri consigli nel post dedicato a come migliorare le fotografie. Se, invece, volete approfondire l’argomento, trovate una selezione di corsi di fotografia online per principianti nel post dedicato.

Avete domande, dubbi o suggerimenti sulla composizione fotografica? Lasciate un commento 🙂
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